Percorso:

Gazzetta di Mantova – Cultura, destra o sinistra. La cordata in trasloco

C’è una favola mantovana che va raccontata e letta con molta cautela. Narra la divaricazione “politica” fra Palazzo Ducale e Palazzo Te: l’interesse per il primo sarebbe stato di destra mentre la concezione del secondo è di sinistra.Giorgio Gaber, nel 1994, aveva visto giusto nello scrivere la canzone “Destra-Sinistra” e quindi nel cantare un’Italia condannata alle parcellizzazioni, ai protettorati, al “colore” che se non ce l’hai sei nessuno… Io non ci credo. Piuttosto Ducale e Te hanno rappresentato due poli, due mondi. I due punti del segmento culturale “Mantova”.Ecco che Palazzo Ducale – essendo statale – s’è mosso con un’organizzazione e una burocrazia aliene rispetto alle dinamiche della città o alle aspirazioni del Comune. Ricordo che Antonio Paolucci, prima sovrintendente qui, poi ministro dei Beni Culturali, infine direttore dei Musei Vaticani, definiva la reggia dei Gonzaga la “Città Proibita”. Chi ha gestito il Ducale, perciò, è stato il principe della città in forma di palazzo, e i rapporti con l’amministrazione locale sono stati un tiramolla. Buoni, freddi o cartavetrati.Fra il 2015 e il 2019 con la direzione dell’austriaco Peter Assmann – che vinse il concorso internazionale al debutto – il Museo Nazionale si è aperto più che altro alle espressioni dell’arte contemporanea e ha trovato sostenitori inediti. Come la senatrice Isabella Rauti di Fratelli d’Italia, eletta nel nostro territorio, che per diverso tempo e una frequenza regolare è intervenuta sulla vita del monumento durante il Governo Conte 1, quando Alberto Bonisoli era ministro dei Beni Culturali. Di seguito la figlia di Pino Rauti segretario del Msi-Dn ed ex moglie del già sindaco di Roma Gianni Alemanno, è sparita dalle cronache gonzaghesche.Assai attenta a Palazzo Ducale è la deputata di Forza Italia Annalisa Baroni. Nell’agosto scorso, nel pieno della campagna elettorale per le comunali a Mantova, aveva dichiarato: “Palazzo Ducale è costretto a fare insensati risparmi persino per la gestione ordinaria e il funzionamento degli uffici, personale, mostre, eccetera, mentre si regalano milioni di euro ai faraonici e davvero brutti progetti di Palazzi”. Va rammentato che il sindaco Palazzi intanto ha attivato la Fondazione di Palazzo Te e ha proposto alla Provincia un progetto di utilizzo della Casa del Mantegna. Avrebbe ricevuto nessuna risposta. E vengo agli sponsor delle attività in Ducale che sono stati molto vicini alla direzione di Assmann. Ad esempio Lubiam assolutamente presente, e quindi Agape che fa capo all’architetto Giampaolo Benedini che proprio nell’Appartamento della Rustica del Ducale allestì “Abitare Gonzaga 2016. Arte, design e spazi domestici a confronto con il passato”, poi nel 2019 l’esposizione “Velocità: dai cavalli dei Gonzaga alle navicelle spaziali”. Nel settembre dell’anno scorso la direzione del Museo è stata affidata a Stefano L’Occaso. È iniziata un’altra storia. Altra strada lungo la quale talune esperienze – è una mia profezia – non avranno repliche. Il turbo-Benedini è fondatore di Mantova Creativa, già assessore alle Opere Pubbliche nella giunta di centrodestra di Nicola Sodano. Fra i soci originari di Mantova Creativa compaiono Marzia Monelli Bianchi (Lubiam), Italo Scaietta (Amici dei Musei Mantovani), Carlo Zanetti (Cleca San Martino, già presidente della Camera di commercio e ora commissario straordinario). Si tratta della stessa cordata che venerdì scorso ha annunciato di voler scalare la Casa del Mantegna creando una Fondazione. Con un paio di varianti. La prima è la partecipazione dell’Università di Mantova il cui prorettore Federico Bucci fin dalla mia “Camera dei Venti” dedicata al tema aveva annunciato il desiderio suo e dell’ateneo di gestire la dimora dell’artista.La seconda è l’evidente dislocazione d’interesse della cordata da Palazzo Ducale dove ora tira aria diversa, alla Casa del Mantegna protagonista di un bislacco concorso di idee proposto dall’ente proprietario: la Provincia che non sapendo quale ruolo dare al monumento si affida alla domandina online “La casa che vorresti!” come si trattasse di un nuovo parco giochi o della mini-dimora di Barbie.Tra l’altro l’atteggiamento silenziogeno del presidente Beniamino Morselli è vulnerabile. Anzi, al bivio. La Provincia ha in programma per il 19 giugno la presentazione delle proposte rilevanti. Come potrà la Provincia dire “no” alla cordata in trasloco dal Ducale, così strutturata, robusta e ben motivata? Come potrà ancora arrabattarsi con le alternative provincialiste fra museo d’arte moderna/contemporanea o museo virtuale mantegnesco? Come può richiedere il nickname (soprannome oppure pseudonimo) per una partita tanto seria?Sta avvenendo un cambio decisivo per la vita culturale della città. Destra o sinistra sono una bazzecola rispetto alla qualità della politica del sapere. —

Leggi la replica della senatrice Isabella Rauti

Questa voce è stata pubblicata in Rassegna stampa Mantova.