Percorso:

AirPress – Nadia e le schiave fuggite dall’Isis

Pagine-da-Airpress_89_Pag38Nell’estate del 2014 i miliziani dell’Isis entrarono nel Villaggio di Kocho (Iraq settentrionale), facendo strage della piccola comunità degli Yazidi – una minoranza religiosa non musulmana considerata dal Califfato, infedeli ed adoratori del diavolo – rapirono ragazze e bambine e portarono a Mosul migliaia di persone. Nadia Murad Basea Taha aveva 19 anni e faceva parte di quel “bottino di guerra” e, come tantissime altre, è stata ripetutamente stuprata dagli jihadisti, torturata e venduta da un uomo all’altro ed acquistata come schiava sessuale; è riuscita a scappare dalla casa di Mosul dove era prigioniera, per una porta distrattamente lasciata aperta e così si è salvata.

Oggi Nadia ha 22 anni e, dopo la fuga, è diventata una militante dei diritti umani ed ha raccontato al mondo la sua storia e quella delle schiave dell’Isis e del genocidio degli Yazidi. Nadia ha viaggiato in oltre 15 Paesi europei ed anche arabi, ha parlato all’ONU, all’Università la Bicocca ed al Festival dei Diritti Umani di Milano, e nelle Aule del nostro Parlamento ed in quello Europeo. Ovunque ha denunciato le violenze dell’Isis ed ha chiesto che la strage della sua piccola Comunità venga riconosciuta come genocidio dalle Leggi internazionali e gli aguzzini processati: «Parlo in nome di una minoranza – ha dichiarato – ma non è giusto che il resto del mondo non prenda posizione»; il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha istituito una “commissione” investigativa per raccogliere le prove dei crimini dell’Isis e l’Unione europea ha riconosciuto, con una risoluzione del 2016 lo sterminio sistematico da parte dell’Isis delle minoranze religiose degli yazidi e dei cristiani. Ma gli Yazidi hanno lanciato un ulteriore appello alla Corte Criminale Internazionale.

Nadia, che nel 2016 è diventata Ambasciatrice di “Buona Volontà” delle Nazioni Unite (candidata al premio Nobel per la pace, ha vinto il premio Sakharov 2016), ha anche raccontato che le donne ultraquarantenni e le più anziani venivano uccise perché inutili sul mercato ed i bambini indottrinati, per entrare nelle milizie del sedicente Stato islamico. Nadia Murad ha affidato ad un libro di successo la sua storia: “L’ultima ragazza. Storia della mia prigionia e della mia battaglia contro l’Isis” – edita da Mondadori, con la prefazione di Amal Clooney, il suo avvocato – nel quale non racconta soltanto il rapimento, i due precedenti e falliti tentativi di fuga e l’inferno vissuto ma anche i suoi sogni spezzati (voleva studiare ed aprire un salone di bellezza) e la vita quotidiana della sua Comunità nel Villaggio del Nord Iraq, prima di essere sconvolto dalla guerra, dal fondamentalismo religioso e dal terrorismo.

Insieme a Nadia Murad anche altre ex-schiave dell’Isis hanno voluto raccontare le loro storie di sevizie subite e di forza di sopravvivenza e lo hanno fatto a nome di tutte coloro, che sono ancora prigioniere o che sono scomparse o che restano in silenzio; Samia Suleiman, condanna gli orrori dell’Isis e difende la causa del suo popolo, determinata a non lasciare che venga dimenticata; Jinan dalla Francia scrive la “Schiava dell’Isis” (Garzanti) e Farida Khalaf si affida alla sia biografia “La schiava bambina dell’Isis” (Piemme), scritta insieme alla giornalista tedesca Andrea C. Hoffman (Piemme). Dopo mesi di stupri, un tentativo di suicidio e dopo aver rischiato più volte di essere uccisa per la sua ribellione agli abusi sessuali, Farida è scappata da un campo dell’Isis a Deir Ezzor insieme a cinque amiche e adesso è in Germania, dove coltiva lo stesso sogno che aveva prima di essere rapita: fare l’insegnante di matematica. La storia delle donne Yazide e della vita della Comunità nei campi profughi di Khanke nella provincia di Dohuk rivivono in una mostra fotografica (già esposta al MAXXI di Roma ed alla Bicocca di Milano, nel 2017) realizzata da ragazze Yazide sfuggite all’Isis e promossa dall’UNICEF. Una storia di rinascita, dal dolore alla ricostruzione della propria identità.

[Scarica la pagina 38 di Airpress n. 89 – File pdf – 117 Kb ]

Questa voce è stata pubblicata in AirPress, Articoli pubblicati.