Percorso:

Interrogazione a risposta scritta – Atto n. 4-07085 – Ai Ministri della difesa e delle infrastrutture e della mobilità sostenibili

Atto n. 4-07085

Pubblicato il 25 maggio 2022, nella seduta n. 437

FAZZOLARI, RAUTI Isabella, RUSPANDINI, BALBONI, BARBARO, CALANDRINI, GARNERO SANTANCHÈ Daniela, IANNONE, LA PIETRA, NASTRI, PETRENGA Giovanna, TOTARO, ZAFFINI, MALAN – Ai Ministri della difesa e delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. -Premesso che:

l’istituto della “libera circolazione” sui mezzi del trasporto pubblico locale, disciplinato dalle diverse leggi regionali emanate in vari momenti dagli enti territoriali, trae origine e si inquadra in un contesto normativo nazionale che già disciplina tale istituto per determinate categorie di soggetti, individuate dal decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010, dal decreto del Presidente della Repubblica n. 495 del 1992 e dal decreto legislativo n. 504 del 1995;

in particolare, il decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010 disciplina la libera circolazione per le forze di polizia che, a norma dell’art. 16 della legge n. 121 del 1981 (nuovo ordinamento dell’amministrazione della pubblica sicurezza), oltre alla Polizia di Stato sono costituite dall’Arma dei Carabinieri, dal Corpo della Guardia di finanza, dalla Polizia penitenziaria e dal Corpo forestale dello Stato, ora assorbito dall’Arma dei Carabinieri; il comma 1 individua le forze di polizia “ai fini della tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica”;

da tali norme traggono origine le leggi regionali che disciplinano l’istituto della libera circolazione in ambito locale, leggi che ne ampliano spesso la platea dei destinatari proprio per le finalità di garantire la sicurezza e la repressione di reati e illeciti sui mezzi di trasporto pubblico;

l’istituto introdotto, d’altra parte, non è quello della gratuità, che prevede la concessione di benefici a titolo di premialità o di sostegno sociale, spesso connessi anche a una particolare soglia reddituale, ma quello della libera circolazione, che attiene all’ambito dell’utilità collettiva e non del beneficio individuale;

la libera circolazione delle forze di polizia, ovvero di soggetti con uno status specifico e con funzioni specifiche, fa sì che la loro presenza aumenti il grado di sicurezza effettiva e percepita sui mezzi del trasporto pubblico, fungendo da deterrente per atti illeciti;

nella sostanza, il concetto di libera circolazione sottende al fatto che il soggetto destinatario della norma non è esentato dal costo del biglietto per un vantaggio personale, ma in quanto la sua presenza determina un’utilità collettiva di cui beneficia l’intera comunità;

le leggi regionali, come detto, ampliano spesso la platea dei destinatari dell’istituto della libera circolazione, includendo tra i soggetti destinatari della norma i militari in divisa che utilizzino il trasporto pubblico locale per motivi di servizio;

proprio la previsione normativa che obbliga tali soggetti, ai fini del beneficio della libera circolazione, a indossare la divisa e a rendersi riconoscibili, individua la volontà di aumentare la sicurezza percepita e l’azione deterrente che ne consegue rispetto a possibili reati e illeciti molto spesso frequenti sui mezzi di trasporto pubblici; logica che, in alcune normative regionali, sottende all’inserimento anche delle guardie particolari giurate, se in divisa, tra i destinatari della norma sulla libera circolazione;

non si può inoltre non tener conto del fatto che il trasporto pubblico locale, per la sua natura di pubblica utilità, è destinatario di risorse pubbliche, individuate nei contratti di servizio che ne subordinano l’erogazione al conseguimento del generale interesse pubblico; in tal senso, l’obbligo legislativo della libera circolazione, per alcune categorie di utenti e a determinate condizioni, rientra nei costi già remunerati attraverso il corrispettivo previsto dal contratto di servizio;

considerato che:

sono sempre più numerosi i casi, denunciati dai diretti interessati e dalle organizzazioni sindacali, di multe erogate da controllori sui mezzi di Trenitalia a danno di militari in divisa che viaggiano per motivi di servizio;

non ultima a sollevare la questione è stata l’associazione sindacale dei professionisti militari (ASPMI), che ha denunciato come “da diverso tempo, sebbene le diverse sollecitazioni fatte a Trenitalia dall’Esercito, i controllori si ostinano a multare i militari che viaggiano sui treni, rispettando tutte le misure indicate nell’accordo quadro tra il Ministero della difesa e la società, poiché (…) determinano, in modo proprio, quando un militare è in servizio o meno”;

come da normativa e come ribadito anche da ASPMI, la facoltà di stabilire se un militare stia viaggiando per motivi di servizio “non è a carico dell’Ente Regione, né tantomeno delle aziende che esercitano il servizio di Trasporto Pubblico locale”; tale facoltà compete agli enti da cui dipendono i fruitori della libera circolazione, tramite apposita dichiarazione che non può essere oggetto di contestazione da parte dei dipendenti dell’ente ferroviario;

visto che:

sono sempre più frequenti i casi di crimini commessi all’interno delle stazioni e a bordo dei treni, con numerosi casi di cronaca che riportano anche episodi di estrema gravità, quali aggressioni al personale viaggiante o financo violenze sessuali, come quella dello scorso dicembre che ha visto vittime due ragazze di 22 anni sulla linea Saronno-Varese;

del pari, sono sempre più frequenti gli interventi di militari a bordo dei treni, spesso richiamati dal personale in servizio o dagli stessi viaggiatori, al fine di ripristinare condizioni di sicurezza e incolumità per i cittadini,

si chiede di sapere

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto esposto, viste anche le segnalazioni fatte da più parti per denunciare la vicenda;

quali iniziative, ognuno per quanto di propria competenza, intendano adottare per garantire la corretta fruizione dell’istituto della libera circolazione ai militari in servizio, anche al fine di aumentare la sicurezza percepita ed effettiva a bordo dei treni e, in generale, sui mezzi del trasporto pubblico locale;

se il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili non intenda attivarsi presso Trenitalia al fine di avviare un’indagine interna, per capire se i fatti denunciati siano frutto di comportamenti individuali riconducibili a scarsa conoscenza delle norme o se invece si iscrivano in un contesto sistematico di azioni che non tengono conto della normativa vigente;

quali misure urgenti intendano in ogni caso adottare per garantire la sicurezza del personale di servizio e dei passeggeri a bordo dei mezzi del trasporto pubblico locale, così come delle stazioni, sempre più spesso teatro di violenze e crimini di ogni genere.

[Fonte: www.senato.it]

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