Percorso:

Interrogazione a risposta scritta – Atto n. 4-05482 – Al Ministro dell’interno

Atto n. 4-05482

Pubblicato il 18 maggio 2021, nella seduta n. 327

FAZZOLARI , BALBONI , CALANDRINI , DE CARLO , GARNERO SANTANCHE’ , IANNONE , LA PIETRA , PETRENGA , RAUTI , TOTARO , URSO , NASTRI , MAFFONI – Al Ministro dell’interno. -Premesso che:

da fonti di stampa si apprende che Bouchta El Allam, detenuto marocchino e imam nel carcere di “San Michele” ad Alessandria, attraverso i suoi sermoni durante la preghiera all’interno dell’istituto penitenziario di ogni venerdì, avrebbe posto in essere una fitta attività di proselitismo islamista e di reclutamento;

proprio nell’ambito di un’indagine della procura di Torino sulla radicalizzazione islamica nel carcere di Alessandria, Bouchta sarebbe stato intercettato dai ROS mentre esortava i fedeli alla lotta contro cristiani ed ebrei, al martirio ed alla violenza contro le autorità italiane, oltre che al compimento di un atto terroristico nei confronti del giudice che avrebbe pronunciato la sentenza di condanna per la quale egli stava scontando la sua pena;

lo stesso dopo aver auspicato la distruzione del Vaticano, invocato la jihad, augurato per Israele “la venuta di un nuovo Hitler”, proferiva anche parole di odio contro la dottoressa Souad Sbai, giornalista e presidente del centro alti studi Averroè (per la diffusione delle culture del Mediterraneo), esortando i seguaci alla sua decapitazione, proprio come avvenuto in Francia con il professor Samuel Paty ad opera di un estremista islamista;

a seguito dell’intercettazione il Tribunale di Torino avrebbe emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per istigazione a delinquere finalizzata al terrorismo, propaganda e istigazione discriminazione razziale, etnica e religiosa; un quadro da cui emerge non solo la gravità dell’impianto accusatorio, ma altresì la concretezza e l’attualità del pericolo derivante dalla condotta di El Allam, tali da esigere l’applicazione della misura cautelare;

simili processi di radicalizzazione islamista e filo jihadista nel contesto carcerario costituiscono un’emergenza, peraltro all’attenzione delle procure;

considerato che:

nel corso degli anni in cui si è svolta l’attività di proselitismo da parte di Bouchta si può presumere che sia, nel frattempo, verosimilmente intervenuto un parziale ricambio della popolazione carceraria, con il conseguente rientro in libertà di soggetti che hanno avuto contatti con lui, esposti alle sue suggestioni;

da ciò deriva la concreta possibilità che i proseliti fatti in carcere possano porre in essere le azioni terroristiche indicate da El Allam e, tra queste, la minaccia al giudice che ha emesso la sua condanna e quella di uccidere e decapitare Souad Sbai, che da sempre e coraggiosamente combatte il proselitismo islamista in Europa e in Italia, denunciando con fermezza le derive islamiste nel mondo arabo e soprattutto in occidente, anche ponendo in essere una poderosa attività di sensibilizzazione a favore della difesa dei diritti delle donne islamiche;

spesso, purtroppo, la Sbai, nel compiere questa meritoria attività è stata lasciata sola dalla politica, dalle istituzioni e dall’associazionismo, salvo rare eccezioni;

appare grave che ella non abbia ricevuto nessuna comunicazione delle suddette minacce avendole apprese anche lei dalla stampa, in un contesto in cui ottengono protezione e scorta, da parte dello Stato, persone come noti giornalisti, a seguito di minacce generiche e poco circostanziate emesse da non meglio specificati gruppi e organizzazioni politiche estremiste di cui non si ha evidenza in Italia, e che dunque mancano dei requisiti della gravità, concretezza e attualità;

le minacce di morte a Souad Sbai, da sempre in prima fila nella lotta al proselitismo jihadista, da parte dell’imam Boutcha El Allam, non possono rimanere inascoltate, in un contesto in cui la diffusione del fanatismo islamista all’interno delle carceri italiane è quanto mai allarmante e può facilmente tramutarsi in azioni terroristiche,

si chiede di sapere quali siano le ragioni per cui, in un contesto nel quale alcune persone ottengono protezione e scorta, da parte dello Stato, anche a seguito di minacce generiche e poco circostanziate emesse da non meglio specificati gruppi e organizzazioni politiche estremiste di cui non si ha evidenza in Italia, non sia stata immediatamente prevista un’adeguata misura a tutela della dottoressa Souad Sbaj e del giudice estensore delle sentenza di condanna di Boutcha El Allam, destinatari di gravissime minacce aventi i requisiti della gravità, concretezza e attualità da parte di pericolosi esponenti del fondamentalismo islamista.

[Fonte: www.senato.it]

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