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IntelligoNews.it – Rauti (Pdl): «Quote rosa, punto di partenza per la parità»

Attiva, impegnata e sempre dalla parte delle donne. Isabella Rauti, intervistata da IntelligoNews proprio nel giorno della festa delle donne è perentoria: banditi i festeggiamenti perché «non servono riti vuoti, ma misure concrete per le donne».

La Coldiretti festeggia un incremento del 47% di donne in Parlamento. Come commenta questo risultato?
«In maniera assolutamente positiva: ogni aumento delle donne in Parlamento è una vittoria della democrazia e della rappresentanza, oltre che della parità di genere. Nella prossima legislatura, infatti, registreremo questo dato, un risultato mai raggiunto in precedenza. Ricordiamoci, però, che se il 33% è la soglia minima indicata dall’Europa per garantire la parità effettiva, il 50% di donne è garanzia di una democrazia compiuta: è questo l’obiettivo numerico».

Le donne in parlamento, però, sono aumentate soprattutto tra le fila del Pd e dal M5S. Perché il Pdl si è “fermato” solo al 22%?
«Il nostro lavoro è iniziato prima. Nella precedente legislatura il Pdl portò molte donne in Parlamento e bisogna dire che ce ne sono molte anche oggi. Sono convinta, comunque, che sia necessario introdurre a livello istituzionale, nazionale e locale, delle norme – è riduttivo chiamarle quote rosa – che siano transitive e temporanee e che puntino al riequilibrio della rappresentanza di genere».

Ha parlato di quote rosa. È d’accordo con questa definizione? Donna Assunta Almirante in proposito  era contraria: “Non siamo mucche alle quali concedere le quote latte” diceva.
«La definizione effettivamente non mi piace, perché è riduttiva e anche un po’ triste. Preferisco chiamarle norme di democrazia per il riequilibrio della rappresentanza di genere nelle Istituzioni politiche».

Ultimamente ha dichiarato che “la sinistra non ha il copyright sulle donne”. Come scrostare questa etichetta? Perché le donne di destra, anche nella storia, son sempre state poche?
«Mi sembra un pregiudizio e uno stereotipo: in termini percentuali non è così. Sono una donna di destra cresciuta nell’ambito della destra e ho sempre seguito un percorso di politiche femminili: dagli anni ’60 quando curavo la redazione di Eowyn (un giornale ispirato all’eroina del Signore degli Anelli) fino a tempi più recenti, quando sono stata Capo Dipartimento del ministero per le Pari opportunità. In tutto il mio impegno nell’ambito della destra posso dire che non ho mai subìto alcuna forma di discriminazione, ma credo sia necessario trovare dei fronti comuni e trasversali per un impegno femminile: continuando ad innalzare delle barriere ideologiche i problemi non si risolvono, ma rimangono».

Rumors vedono Anna Maria Bernini capogruppo del Pdl al Senato. È un buon risultato?
«Sarebbe un bel segnale e decisamente un ottimo risultato, visto anche l’aumento delle donne in Parlamento».

Cosa deve rappresentare per una donna l’8 marzo?
«Non deve essere vista come una “festa”. Deve, invece, essere l’occasione per attirare l’attenzione su tutte quelle questioni prettamente femminili rimaste irrisolte. Ognuna di noi dovrebbe approfittare dell’attenzione che i media ci riservano (purtroppo solo un giorno all’anno) per richiedere al mondo il rispetto dei valori, della cultura e dell’identità di genere. In Italia ogni tre giorni una donna è vittima di violenza, così come in tutti paesi del mondo (ricchi o poveri che siano): è diventata una modalità di relazione tra i sessi e ad oggi rappresenta una malattia sociale».

Cosa ha “dedicato” alle donne con la sua Associazione per l’8 marzo?
«Con la mia Associazione –  Hands off Woman (Giù le mani dalle donne) – il cui focus principale è l’impegno contro la violenza sulle donne e con NoixRoma, abbiamo deciso di “festeggiare” con un concerto jazz. Ma abbiamo voluto dare un’impronta solidale a questo evento, poiché parte del ricavato andrà a Casa Luciana, una casa di accoglienza per donne in gravidanza e mamme sole. Abbiamo poi aderito a un progetto lanciato dall’ambasciata britannica in Italia, che sarà oggetto del prossimo incontro del G8 a Londra: una campagna europea contro lo stupro come arma di guerra. In molti scenari di conflitto, infatti, la violenza sessuale viene utilizzata contro le donne e contro i bambini. Bisogna attirare l’attenzione su questo aspetto, che rientra  a pieno titolo nelle violenze di genere, e che indubbiamente avrà risvolti anche dal punto di vista politico».

[Fonte: www.intelligonews.it]

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