Percorso:

448ª Seduta Pubblica – Intervento in discussione del disegno di legge: (2632) Ratifica ed esecuzione del Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, fatto a Roma il 26 novembre 2021

Resoconto stenografico in corso di seduta

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritta a parlare la senatrice Rauti. Ne ha facoltà.

RAUTI (FdI). Signora Presidente, il 26 novembre 2021 è stato sottoscritto a Roma il cosiddetto Trattato del Quirinale tra la Repubblica Italiana e la Repubblica francese per la cooperazione bilaterale rafforzata tra Italia e Francia. Oggi quest’Aula è chiamata – come ricordava il collega – alla ratifica di tale trattato, dopo i passaggi nelle Commissioni parlamentari e l’approvazione alla Camera del maggio scorso con il voto contrario di Fratelli d’Italia.

Qui non è in discussione l’importanza di tale accordo; anzi, sicuramente l’accordo è molto importante e anche per questo – direi – suscettibile di gravità. Quello che vogliamo sottolineare è un difetto di metodo ed alcuni difetti potenziali, anche rischi direi, di merito. Intanto, vale la pena di ricordare che l’idea del trattato nasce in un summit bilaterale del 2017, durante l’allora governo PD di Gentiloni, e la sinistra italiana non ha mai smesso, da allora ad oggi, di farsi portavoce degli interessi francesi in Italia, mentre per Fratelli d’Italia è prioritario l’interesse nazionale. (Applausi).

Infatti, mentre si costruiva il Trattato del Quirinale, la Francia provava a dare esecuzione unilaterale, priva di fondamento giuridico (come poi la cronaca ha dimostrato), a quello che definiamo il piratesco Trattato di Caen, che ci avrebbe sottratto pregiate acque territoriali, naturalmente a favore della Francia; Trattato che per fortuna non è mai stato ratificato dal Parlamento – com’è noto – anche grazie a Fratelli d’Italia, che lo ha sempre denunciato e fortemente contestato.

Dicevamo che è innanzitutto una questione di metodo, in quanto la sottoscrizione del Trattato è stata preceduta da trattative non trasparenti, se non addirittura segrete, e comunque senza una discussione preliminare in sede parlamentare. Insomma, colleghi, il Trattato è stato ratificato nella più assoluta riservatezza, vogliamo dirla così? Poi è stato portato all’interno delle Commissioni senza particolare enfasi, come se si trattasse di un atto marginale o di una mera formalità. Eppure non è così, perché il Trattato prevede impegni importanti in materie altrettanto importanti. Ne cito solo alcuni – anche per quelli che non stanno ascoltando – come ad esempio la parte relativa allo spazio, che la NATO ha individuato come il quarto dominio (quindi un ambito importante), ma anche materie come l’industria, la difesa e le disposizioni sulla politica climatica, passando attraverso la questione dei confini – lo sottolineo – e delle questioni migratorie – lo sottolineo – per giungere alle materie, non marginali, di carattere economico degli scambi commerciali, anch’essi disciplinati molto da questa Intesa, in particolare nell’articolo 5.

Il presidente francese Macron, alla cerimonia di sottoscrizione del Trattato al Quirinale, pare abbia sottolineato che tale Trattato colmava l’assenza di un accordo italo-francese simile al Trattato dell’Eliseo del 1963, concordato tra Parigi e Berlino. Il presidente Macron dimenticava però… (Brusio).

PRESIDENTE.Colleghi, vi chiedo di abbassare di molto il tono della voce, perché io stessa faccio fatica a sentire la senatrice Rauti.

Prego, senatrice Rauti, continui.

RAUTI (FdI). Grazie, signor Presidente.

Il presidente Macron dimenticava di sottolineare quella che invece appare, oggi ancora di più, come un’anomalia di cui tutti sembrano essersi dimenticati, ma noi no: ci riferiamo al Trattato di Aquisgrana, una sorta di trattato di ferro che la Francia ha sottoscritto con la Germania nel 2019, in particolare sui temi della difesa; e lo ha fatto – ricordiamocene – infischiandosene dell’Italia, delle ricadute sull’Italia e anche sul resto degli altri Paesi europei. Anche questo va detto.

Insomma, colleghi, la sensazione è che a Parigi piaccia ricevere delle deleghe in bianco e stabilire le regole del gioco. È anche per questo che almeno è legittimo il dubbio che l’Italia non otterrà grandi vantaggi dalla sottoscrizione di questa cooperazione rafforzata. I sostenitori del partenariato italo-francese, i fanatici, quelli che qualcuno con un neologismo ha definito i “Dracron” (si capisce evidentemente il neologismo come nasce), sostengono invece che si tratti di uno strumento politico per superare i disaccordi a livello bilaterale europeo. È un Trattato caratterizzato dalla volontà di rafforzare il nucleo centrale dell’Unione europea, quindi costruire un’alleanza strategica Parigi-Roma. Insomma, tanta roba si direbbe con un’espressione un po’ dialettale.

Fratelli d’Italia invece ritiene – e vengo alle questioni di merito – che il Trattato franco-italiano determini – e non uso mezzi termini – una subordinazione della nostra Nazione nei confronti della Francia (Applausi) in settori estremamente importanti, come quelli che ho già menzionato – mentre alcuni chiacchieravano – ma aggiungo anche in campo finanziario, agroalimentare e naturalmente politico.

La cooperazione rafforzata con la Francia, che abbiamo sottoscritto, coincide però con una serie di rivendicazioni strumentali sui confini prive di base storicamente e giuridicamente legittima. Un esempio plateale è l’annosa e irrisolta questione del Monte Bianco, sulla quale la Francia dichiara, come se niente fosse, che avrebbe perduto la copia delle carte geografiche allegate al Trattato di Torino del 1860 che definiva, guarda caso in modo inequivocabile, quale fosse la linea di confine. È bene ricordarle queste cose.

Dunque, cari colleghi, continua a stupire, non solo che un trattato così importante sia stato studiato e concertato in una situazione poco trasparente, senza un vero dibattito politico e parlamentare, ma anche che tutto ciò accada nel pressoché totale silenzio dei media.

Non possiamo, anzi, non vogliamo nascondere alcune nostre preoccupazioni, come ad esempio gli impegni in materia di immigrazione, perché l’accordo bilaterale Italia-Francia rischia ancora una volta di rivelarsi penalizzante per il nostro Paese che deve diventare un campo profughi e gli accordi di Malta insegnano qualcosa. (Applausi).

Ci preoccupa molto, inoltre, il reiterarsi delle condotte di alcune aziende francesi che hanno acquisito – attenzione, a condizioni di favore – importanti realtà produttive del nostro Paese come Parmalat, Galbani, Invernizzi, Vallelata, Locatelli, per citarne solo alcune, ma potrei continuare, procedendo poi in alcuni casi alla delocalizzazione delle attività, con una grande ricaduta negativa sull’indotto occupazionale italiano e non possiamo disinteressarci di questo.

Aggiungo, e mi avvio alla conclusione, quanto si è verificato e potrebbe ripetersi nel settore bancario, nel quale alcuni istituti francesi hanno fatto addirittura shopping in Italia, come dimostrano i casi di BNP Paribas, che ha acquisito Banca nazionale del lavoro, e del Crédit Agricole, che ha acquisito Cariparma e Banca popolare FriulAdria e anche in questo caso purtroppo, cari colleghi, potrei continuare.

Come la votiamo, infine, questa cooperazione rafforzata rispetto alle profonde divergenze sulla crisi libica, con la Francia che non si è fatta scrupoli nello scavalcare l’Italia e andare contro gli interessi del nostro Paese? Ecco, io non so come la metterete. Una cosa però la so e la sappiamo, una cosa è certa oggi e, sappiatelo, sarà certa sempre: Fratelli d’Italia vigilerà su questo e su altri trattati, tutelerà sempre e non si arrenderà mai di fronte a nessuna forma di cessione di sovranità nazionale. (Applausi).

[Fonte: www.senato.it]

Questa voce è stata pubblicata in Interventi in Aula Senato, Primo piano.