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Omniroma – Regione, Rauti: sì a Statuto che promuova diritto alla vita da concepimento

(OMNIROMA) Roma, 21 mag – Si è detta “assolutamente favorevole” a che nello Statuto regionale si scriva che la Regione intende tutelare e promuovere il diritto alla vita di ogni essere umano fin dal concepimento, il consigliere regionale Isabella Rauti.
La proposta è tra quelle avanzate dal Movimento per la Vita italiano che questa mattina, proprio nella sede della Regione, ha organizzato un convegno, “Regioni: quali politiche per la vita”, al quale hanno partecipato anche i governatori di Lazio e Lombardia, Renata Polverini e Roberto Formigoni, oltre al presidente del Movimento per la Vita italiano Carlo Casini. “Personalmente – ha aggiunto Rauti – sostengo che la vita inizi dall’atto del concepimento”. Al centro del dibattito anche la legge 194 che, secondo Rauti “è costruita in due parti ma una di queste è quasi completamente disattesa” ha detto riferendosi a quella “tesa a rimuovere gli aspetti che condizionano le scelte di maternità e quelle abortive”. “E’ una legge fortemente ideologizzata – ha continuato – che andrebbe riconsiderata anche alla luce dei cambiamenti sociali ed economici. Inoltre sottolineo che c’è la totale assenza del ruolo del padre, figura totalmente inesistente in termini di scelta ed autorevolezza”. “Bisogna riconsiderare la legge – ha aggiunto – e far in modo che si applichi in tutte le sue parti, anche in quella preventiva e di sostegno alle scelte di maternità, non soltanto incoraggiando le decisioni legittime di interruzione di gravidanza”. Quanto all’aspetto relativo alla prevenzione citato nell’articolato della legge “viene totalmente disatteso – ha concluso – così come non viene rispettato il ruolo dei consultori, che dovrebbero occuparsi non soltanto di sostenere le scelte di interruzione di gravidanza ma, attraverso colloqui informativi e orientativi, dovrebbero anche aiutare a sostenere le scelte di maternità e di paternità”. Infine, sulla pillola abortiva Rauti ha detto: “Sono necessarie linee guida nazionali perché non possiamo consentire disomogeneita’ territoriale.
Bisogna anche far si che l’intero percorso avvenga sotto il monitoraggio della struttura ospedaliera e dentro la stessa, perché non possiamo lasciare sole le donne che decidono di prendere la Ru486”.

cds

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