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tg24.sky.it – Elezioni, diminuiscono le donne in Parlamento: è il primo calo in 20 anni

La percentuale di donne alla Camera e al Senato, spiega la docente Flaminia Saccà, sarà intorno al 31%, mentre nella scorsa legislatura era al 35%. Numeri più alti per il Terzo Polo, segue il M5S, poi il centrosinistra e il centrodestra. Alle urne sono andati più elettori e meno elettrici: “In quasi 9 comuni su 10 (87,18%) l’affluenza maschile è maggiore di quella femminile”, dice Davide Del Monte di onData.

Mentre l’Italia sembra destinata ad avere per la prima volta una donna alla presidenza del Consiglio, “il Parlamento che verrà avrà ancora meno donne di quello uscito dalle urne nel 2018: dal 35% di allora al 31% di oggi”. A dirlo all’Ansa è Flaminia Saccà, professoressa di Sociologia dei fenomeni politici all’Università La Sapienza di Roma. È il primo calo in oltre 20 anni, dalla XIV legislatura del 2001 con il 10,17% in leggera crescita sulla precedente, il progresso era stato evidente: 15,94% nella XV, 19,63% nella XVI, 30,11% nella XVII e 35% nella XVIII.

Non solo: le donne hanno anche votato meno. “Sono il 51,74% degli aventi diritto al voto. Ma il 25 settembre scorso si è recato al voto il 65,74% degli uomini e il 62,19% di donne”, spiega Davide Del Monte di onData. “In quasi 9 comuni su 10 (87,18%) l’affluenza maschile è maggiore di quella femminile. Male Napoli dove la percentuale di votanti è del 52% tra gli uomini e del 46% tra le donne. Tra le grandi città la peggiore è Catanzaro, con una differenza del 7,26% tra uomini e donne. C’è una minore propensione al voto da parte delle donne.

La vittoria del centrodestra guidato da una donna, quindi, è frutto di un voto “fatto principalmente da uomini”. Ma in cui, “quando le donne hanno fatto lo sforzo di uscire di casa per andare a votare, hanno scelto in maggioranza Fratelli d’Italia”, aggiunge Saccà. Il 27% dell’elettorato femminile, infatti, ha optato per Fratelli d’Italia. Il 21% per il Pd, il 15% per il M5S. “I partiti che pure hanno fatto della parità di genere un punto di forza dei propri programmi, come il Pd, non sono riusciti a eleggere le donne in condizione paritaria”, spiega Saccà.

A pubblicare i dati – anche se ancora provvisori – delle elette nei vari partiti ci pensa un tweet del leader di Azione Carlo Calenda (nella foto): è donna il 46% dei futuri parlamentari di Italia viva e Azione, il 45% per il Movimento 5 Stelle, il 31% di Pd e di Alleanza Verdi-Sinistra, il 30% di Forza Italia e Fratelli d’Italia e il 29% della Lega.

Per quanto riguarda invece i vertici delle forze politiche, il centrodestra ha la percentuale più bassa, spiega Ansa che ha analizzato gli organigrammi dei 7 principali partiti italiani. Nei 14 ruoli apicali dei tre partiti – Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia – ci sono solo due donne (Giorgia Meloni, presidente FdI (nella foto), e Anna Maria Bernini, vice coordinatrice nazionale FI) per una percentuale complessiva del 14%.

Negli organigrammi nazionali (inclusi i vertici) Forza Italia conta 7 uomini e 3 donne, la Lega 25 uomini e una donna, Fratelli d’Italia 17 uomini e 5 donne. In totale sono 49 uomini e 9 donne, che si fermano al 15,5% del totale.

Nel centrosinistra si contano 10 ruoli apicali (presidenti, segretari e vice) di cui 3 sono occupati da donne, il 30%. Negli organigrammi invece c’è più attenzione alla parità di genere: il M5S ha 16 uomini e 13 donne, il Pd con la gestione Letta ha raggiunto la parità con 12 uomini e 12 donne. In tutto ci sono 53 dirigenti di cui 25 donne, che sono quindi il 47% del totale. (Nella foto Anna Ascani, vicepresidente dell’Assemblea Nazionale del Pd).

Infine il Terzo Polo. Ai ruoli di vertice del partito Iv ha 2 uomini e una donna, Azione ha 2 uomini e 2 donne (anche se le donne sono “vice”), con la componente femminile al 42%. Per le segreterie, Iv ha gli stessi 2 uomini e una donna, mentre Azione ha 9 uomini e 4 donne. Il Terzo Polo in totale ha 16 dirigenti di cui 5 donne: il 31%. Volendo sommare tutti i partiti, al vertice ci sono 33 figure di cui 8 donne che sono il 24% del totale, negli organigrammi ci sono 127 persone, di cui 39 donne ovvero un 30%. (Nella foto Emma Fattorini, vicepresidente di Azione).

“Su 119 parlamentari del Pd 36 donne sono un numero troppo basso”, scrive su Twitter la deputata dem Chiara Gribaudo. “La cultura patriarcale nel Pd consiste in quello che è successo – spiega all’Ansa -: alcune donne in vista ce la fanno, ma si fatica a far crescere una classe dirigente sul territorio, anche se le donne ci sono”. “Non vedo Letta e la sua segreteria come patriarcali”, dice Debora Serracchiani (nella foto), ammettendo però che “forse abbiamo sottovalutato l’effetto del taglio dei parlamentari sulla rappresentanza di genere”.

“Noi di FdI crediamo nella presenza femminile e siamo orgogliosi e orgogliose di avere l’unica donna presidente di partito e – ora possiamo dirlo – unica donna candidata premier”, commenta Isabella Rauti (nella foto). “Giorgia Meloni premier, anche se non facesse niente per le donne, sarebbe già una vittoria – dice Catia Polidori di Forza Italia -, perché significa che abbiamo sfondato il ‘soffitto di cristallo’, finalmente”.

Se la foto del Consiglio federale della Lega circolata nei giorni scorsi, tutti uomini e un’unica donna, non è passata inosservata, secondo quella stessa donna non c’è discriminazione: “Anche se sono la mosca bianca nel Consiglio federale non avverto nessuna forma di maschilismo. Certo, la prima volta che sono arrivata in consiglio mi ha fatto un po’ impressione vedermi circondata solo da uomini”, dice Marialice Boldi, coordinatrice della Lega in Val d’Aosta (nella foto).

“Siamo in un Paese che non è abituato a vedere donne nei posti di potere”, dice Chiara Appendino, ex sindaca di Torino ora con il M5S alla Camera (nella foto). “C’è molto da fare e un po’ controcorrente penso che, per quanto non condivida nulla delle politiche di Giorgia Meloni, una donna premier possa dare un messaggio. Certo saranno importanti le politiche che farà per le donne e su questo siamo lontane anni luce”. “Donne capaci ci sono” ma devono sopportare “un carico familiare più pesante. Da sindaca mi sono sentita chiedere spesso: ‘Come fa con sua figlia?'”.

“Le donne in politica possono. Ma a destra, non a sinistra. Prima con Elisabetta Casellati alla presidenza del Senato, oggi con Meloni”, ammette da Iv Teresa Bellanova (nella foto). “C’è un punto di sconfitta per chi come me ha fatto battaglie femministe: non basta avere la rappresentanza paritaria”. “Quando mio figlio aveva 9 anni ho iniziato a fare la pendolare Lecce-Roma perché ero nella segreteria nazionale del sindacato”, racconta Bellanova. “Naturalmente mi domandavano: ‘E il bambino?'”

“La legge elettorale permetteva un minimo di pianificazione in termini di parità di genere: quindi la responsabilità dei numeri del prossimo Parlamento è dei partiti”, dice all’Ansa Giulia Pastorella, vice segretaria di Azione (nella foto). Le barriere oggettive all’ingresso “sono diminuite, se non sparite. La domanda è se ci sono barriere culturali”, si chiede Pastorella. “C’è il problema della domanda e dell’offerta: quanti sforzi i partiti facciano per includere le donne e quanto le donne stesse si propongano. Molto spesso non lo fanno”.

[Fonte: tg24.sky.it]

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