Percorso:

Simone de Beauvoir. Narrare… è già politica.

Simone de Beauvoir. Narrare… è già politica.
Accademia di Francia

Roma, 16 febbraio 2009

Intervento della Prof.ssa Isabella Rauti, Capo del Dipartimento per le Pari Opportunità

A quarant’anni Simone de Beauvoir avvertì l’esigenza di analizzare l’essere donna; il suo essere donna, partendo dall’osservazione della condizione femminile: “Volendo parlare di me, mi sono accorta che dovevo descrivere la condizione femminile”. Lo fa in modo profondo e rabbioso e, ne Il secondo sesso (uscito nel giugno 1949), parte dall’affermazione che “Donna non si nasce ma lo si diventa”; dando una sua strutturazione filosofica ai secolari rapporti di relazione tra i due generi.

L’analisi sull’essere donna si avvia dal punto di vista naturalistico-scientifico, procede sotto il profilo storico (la presenza-assenza femminile nella storia), ed anche attraverso la mitologia e la letteratura, per approfondire al “vissuto” femminile e ai condizionamenti subiti dal genere femminile dall’infanzia alla vecchiaia.

In tutte le sue opere dedicate alla condizione femminile – da Memorie di una ragazza perbene (1958) fino a Una donna spezzata (1967) e in tutte le altre – Simone de Beauvoir sottolinea lo scarto esistente tra un’astratta eguaglianza ed una concreta ineguaglianza; oggi diremmo tra una parità normativa/descrittiva e una effettiva parità sostanziale e sociale. A Simone de Beauvoir interessa affrontare il nodo dell’emancipazione femminile – più che la storia del prototipo femminista – e soprattutto le interessa la “differenza femminile” e la conoscenza profonda dell’essere donna, nella convinzione che l’esistenza preceda l’essenza. Il suo “femminismo dell’uguaglianza” punta a un’uguaglianza sociale e ontologica e alla libera costruzione di un’identità; la Beauvoir aderì ai manifesti di rivendicazione della parità di scelta tra i due sessi all’interno del sistema sociale e fu anche Presidentessa (1974) della “Lega per i diritti delle donne”.

Ma, al di là degli incarichi ricoperti, le sue narrazioni – forse e appunto! – sono la sua politica più intensa e duratura.

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