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Secolo d’Italia.it – Ddl Zan, il dibattito ad Atreju: una legge che difende il Nulla. Basta con l’ossessione del gender

Il ddl Zan affrontato dal punto di vista culturale, mettendo a confronto personalità provenienti da mondi, formazioni e impegni diversi, ma accomunati dalla contrarietà a una legge caratterizzata da troppi punti critici e da quella che la senatrice di FdI, Isabella Rauti, ha definito «una capziosità» di fondo. È stato questo il dibattito scaturito dalla presentazione del libro di Alfredo Mantovano Legge omofobia perché non va, al quale con l’autore e Rauti, hanno partecipato la giornalista Marina Terragni, fra le voci più autorevoli del femminismo italiano, e Mauro Coruzzi, meglio noto al grande pubblico come Platinette, moderati dal direttore di Tempi, Emanuele Boffi.

Mondi diversi a confronto sul ddl Zan
«Ora parleremo del ddl Zan e lo faremo in modo particolare. Stavolta non abbiamo messo a confronto le posizioni di destra con quelle di sinistra. Abbiamo scelto di approcciare questo tema dal punto di vista culturale, prendendo persone che vengono da storie completamente diverse tra loro, che però su questo argomento si sono paradossalmente ritrovate», ha spiegato la presidente di FdI, Giorgia Meloni, introducendo il dibattito. «Il che – ha proseguito Meloni – può spiegare bene come, al di là di quello che si pensa sulle varie posizioni, alla base del voto di FdI contrario al ddl Zan, il tema della fobia, cioè del disprezzo e dell’odio verso l’altro, non c’entrava niente. Sono banali posizioni sulle quali si può o non si può essere d’accoro, ma che nulla – ha ribadito Meloni – hanno a che fare con la fobia».

Rauti: «Un libro che fa giustizia di molti luoghi comuni»
Il libro di Mantovano, magistrato e presidente del centro studi Livatino, offre un’analisi puntuale, rigorosa, principalmente dal punto di vista giuridico e culturale, di tutte le debolezze della legge che la sinistra ha tentato, ma non ha avuto la forza di imporre al parlamento. Un lavoro che, ha sottolineato Rauti, «è un vademecum ragionato che, articolo per articolo, punto per punto smonta i teoremi contenuti nel disegno di legge Zan sulla omotransfobia e dimostra la capziosità di questa legge, in particolare sul cuore del ddl che è l’identità di genere. L’autore dimostra e spiega perché questo snodo abbia scatenato le reazioni di una parte del mondo femminista e anche di una parte del mondo Lgbt. Mantovano fa giustizia di molti luoghi comuni e chiarisce molto bene la portata dell’ideologia gender».

Il rischio della compressione della libertà
È stato Boffo a ricordare come «alcuni grandi giuristi, alcuni grandi costituzionalisti» hanno preso posizione contro questa norma che «sarebbe stata per lo meno pasticciata», tra le indicazioni giuridicamente caotiche dei comportamenti sanzionati alle “concessioni” a pensarla diversamente. Proprio la compressione della libertà di pensiero è stato uno dei temi più preoccupanti indicati da Coruzzi, che dal palco di Atreju è tornato a ribadire che in Italia non esiste un allarme omofobia e che la sua preoccupazione è quella di ritrovarsi in una società in cui, accettando diktat come quelli che avrebbe voluto imporre il ddl Zan, si comprimano gli spazi di libertà.

Terragni: «In Italia manganellate a chi voleva confrontarsi»
Marina Terragni si è soffermata sui rischi della banalizzazione dei percorsi di transizioni, per i quali ormai la tendenza di molti legislatori è a considerarle valide in base alla sola percezione di sé, quindi in base al solo tema dell’identità di genere, anche quando a essere coinvolti sono adolescenti. «In Gran Bretagna c’è stato un aumento del 4000%, dato dell’Economist, di transizioni infantili con relativo fenomeno delle detransizioni. Nella legge Zan c’era dentro questa roba qua», ha spiegato la giornalista, per la quale «magari questo era il migliore dei mondi possibili, non ho certezze». «L’unica certezza che ho è che bisogna parlarne, mentre in Italia chi ha osato chiedere di parlarne è stato oggetto di manganellate», ha ricordato Terragni, ribadendo anche il suo no all’utero in affitto, come già fatto anche da Platinette.

Mantovano: «Una legge che difende il Nulla, ma un Nulla armato»
Il tema della censura è stato anche il primo affrontato da Mantovano, che ha ricordato come il suo libro sia stato inizialmente boicottato dalle librerie Feltrinelli, che non lo vendevano e a chi lo chiedeva davano risposte dissuasive. Insomma, una discriminazione c’è, ma non è quella che si vorrebbe far credere. «La legge anti omofobia punta a trasformare questo marchio di infamia in uno stigma criminale, munito di sanzione penale», ha poi chiarito Mantovano, portando alcuni esempi concreti di cosa avrebbe comportato l’approvazione del ddl Zan in termini di rischi giuridici. «La legge anti omofobia è una legge che difende un Nulla simile a quello della Storia Infinita con la sanzione penale, è un nulla armato», ha concluso Mantovano, invitando a rompere l’ossessione sul gender.

«Questa non è una battaglia che si conclude oggi, dobbiamo continuare a parlarne, a confrontarci, a trovare i punti in comune per continuare a esprimere la nostra libertà», ha concluso Boffi, mentre Rauti ha rilanciato la proposta di legge Meloni per rendere l’utero in affitto reato universale.

[Fonte: www.secoloditalia.it]

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