Percorso:

Mozione – Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00376 – Settore Ho.Re.Ca

Atto n. 1-00376

Pubblicato il 26 maggio 2021, nella seduta n. 331

CALANDRINI , CIRIANI , BALBONI , BARBARO , DE BERTOLDI , DE CARLO , DRAGO , FAZZOLARI , GARNERO SANTANCHE’ , IANNONE , LA PIETRA , LA RUSSA , MAFFONI , NASTRI , PETRENGA , RAUTI , RUSPANDINI , TOTARO , URSO , ZAFFINI

Il Senato,

premesso che:

con la sigla Ho.Re.Ca. si intende definire uno specifico settore commerciale, quello afferente alla filiera “Hotellerie-Restaurant-Café” e alle attività connesse ai consumi “fuori casa” dette anche “Away From Home” (AFH) pertanto distinto da quello della GDO (Grande Distribuzione Organizzata);

l’intero settore Ho.Re.Ca. in Italia conta circa 400.000 aziende, essenzialmente costituite sotto forma di ditta individuale e società di persone, di cui bar e ristoranti rappresentano le categorie più numerose, e complessivamente coinvolge circa 1.300.000 occupati;

le aziende distributrici di prodotti alimentari e bevande sono circa 4.000, per lo più costituite sotto forma di società di capitali, e coinvolgono oltre 50.000 dipendenti, preposti al supporto ed alla fornitura dei beni e dei servizi essenziali per gli esercizi pubblici del canale Ho.Re.Ca. La maggior parte delle aziende è a conduzione familiare ed è collocata al Sud e Isole per 40 per cento, al Nord-Ovest per il 23 per cento, al Nord-Est per il 20 per cento e in Centro per il 17 per cento;

il valore di mercato dei distributori Ho.Re.Ca. in termini di sell-in, ovvero le vendite all’ingrosso, è pari a 10.580 miliardi di euro;

gli occupati del settore distributivo comprendono imprenditori, agenti di vendita, personale amministrativo, addetti alla logistica, magazzinieri e altre figure professionali, per un totale di oltre 60.000 addetti tra diretti e indiretti;

nel 2020 il fatturato complessivo dei distributori food & beverage si è attestato poco sopra la soglia dei 10 miliardi di euro (rispetto ai 16,9 miliardi dell’anno precedente), con un crollo del 37,6 per cento. Le perdite sono quindi stimate nell’ordine di 6,4 miliardi di euro;

nel quarto trimestre del 2020 il crollo del fatturato del canale Ho.Re.Ca., in cui rientra il comparto dei distributori, si è attestato intorno al 45 per cento, rispetto al quarto trimestre 2019, compromettendo inesorabilmente i valori del fatturato del canale della distribuzione, e la configurazione variabile della mappatura regionale e locale correlata ai dati dei contagi e dagli indicatori di trasmissibilità virale, negli ultimi mesi hanno amplificato l’assoluta mancanza di programmazione e previsione nel canale e nei comparti correlati;

nello specifico i pubblici esercizi di destinazione del prodotto distribuito, in primis gli esercizi di somministrazione di cibo e bevande, hanno subito i riverberi più duri e complessi delle misure di contenimento del rischio epidemiologico, dapprima con il cosiddetto lockdown, successivamente con la citata estrema variabilità della mappatura regionale o locale, che ha condizionato l’assoluta carenza di programmabilità dell’operatività degli stessi e dunque la difficoltà nello gestire ordini ed acquisti;

l’annullamento di ordini ed acquisti già programmati, unita al ridimensionamento degli stessi, ha decretato negli ultimi 14 mesi un’evidente crisi di liquidità per il comparto dei pubblici esercizi, che si sta evolvendo in una crisi di solvibilità: allo stato attuale i pubblici esercizi del canale Ho.Re.Ca. non detengono gli strumenti per far fronte completamente ai debiti maturati nel corso degli ultimi mesi e nel contempo, alla vigilia delle aperture o dell’ampliamento dell’operatività, si registra un incremento della domanda di nuove forniture a credito e più ampie dilazioni di pagamento, che inevitabilmente si ripercuotono sulle disponibilità e sullo scenario economico dei distributori;

i distributori rappresentano l’anello intermedio della filiera Ho.Re.Ca., collocandosi come tramite tra i produttori ed i pubblici esercizi, e svolgendo pertanto un ruolo inderogabile, in quanto provvedono all’acquisto all’ingrosso direttamente dalle aziende produttrici dei prodotti alimentari e delle bevande, garantendone il loro corretto immagazzinamento e stoccaggio, e provvedendo alla successiva e tempestiva fornitura ai singoli esercizi commerciali (strutture ricettive, ristoranti, gelaterie, pasticcerie e bar) che non detengono una struttura logistica e finanziaria per rivolgersi direttamente al settore industriale della produzione;

il comparto della distribuzione nell’attuale contingenza pandemica ha assunto un ruolo di garanzia nei confronti del canale Ho.Re.Ca. configurandosi come una sorta di “ammortizzatore sociale e finanziario” dell’intera filiera;

si evidenzia che i distributori acquistano direttamente i prodotti con termini di pagamento a 30/60 giorni, mentre agli esercenti assicurano dilazioni e maggiori termini di pagamento sino a 180 giorni: queste dinamiche sintetizzano in maniera eloquente il sistema che condiziona l’operatività del comparto ed il ruolo di garanzia svolto dai distributori, in ragione del fatto che gli esercizi commerciali di destinazione del prodotto si configurano in ditte individuali, micro e piccole imprese, che non detengono gli strumenti per far fronte ai loro impegni finanziari in altro modo e con termini più stringenti;

il ruolo di supporto e di garanzia dei distributori si palesa anche nella concessione ai pubblici esercizi, a titolo di comodato gratuito, di macchinari ed attrezzature indispensabili per l’esecuzione delle attività, il cui acquisto risulterebbe particolarmente gravoso per ristoranti, gelaterie, pasticcerie e bar: si fa riferimento, ad esempio, a macchine da caffè, frigoriferi per la conservazione di prodotti congelati e surgelati ed altre attrezzature connesse alla conservazione delle derrate che hanno un costo di mercato particolarmente impegnativo;

i distributori di prodotti alimentari e di bevande nella filiera Ho.Re.Ca. sono vistosamente esposti sia nei confronti dei loro clienti (ristoranti, gelaterie, pasticcerie e bar) sia nei confronti del sistema creditizio, perché obbligati a rispettare i contratti di fornitura stipulati e sostenere i costi dei prodotti forniti dai propri fornitori (le società di produzione agricole ed industriali);

negli ultimi 14 mesi in ragione della variabilità della mappatura nazionale correlata ai dati del contagio e ai condizionamenti di questa sulle dinamiche degli ordini, i distributori hanno dovuto gestire e smaltire quintali di derrate alimentari deperite e scadute, già regolarmente pagate, maturando una perdita che si attesta intorno allo 0,75 per cento dell’ammontare del fatturato calcolato nell’anno 2020;

le aziende del comparto hanno fatto inevitabilmente ricorso alle misure di integrazione salariale per i propri lavoratori, continuando però nel contempo a sostenere ingenti costi fissi, in primis i canoni di locazione, le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria di macchinari, impianti e mezzi di trasporto, le spese per utenze (telefono, luce, acqua e gas), le spese di energia elettrica per mantenere i prodotti freschi (più 4°) e surgelati (meno 20°) ed il pagamento di imposte locali, quali la tassa comunale sui rifiuti solidi urbani che viene calcolata sulla superficie dei locali e non sulla effettiva quantità dei rifiuti prodotti e come è noto non tiene conto del rallentamento dell’operatività delle strutture commerciali;

alla luce delle previsioni di comparto, appare verosimile che nell’arco del prossimo biennio circa il 50 per cento delle aziende rischia la chiusura in ragione dell’insostenibilità delle condizioni di impresa e del crollo dei ricavi: la conseguenza inevitabile si colloca nel fatto che si avrà una perdita del gettito IVA (formulata su un calcolo di incidenza medio del 10 per cento sul fatturato 2019), pari a 800 milioni annui, a cui si aggiunge una perdita delle entrate per l’erario relativa alle imposte sugli utili di impresa pari a circa 300 milioni (formulata su un calcolo di incidenza del 4 per cento sul fatturato 2019), a cui andranno inevitabilmente a sommarsi gli oneri in capo all’erario relativi agli ammortizzatori sociali, in primis la Naspi, per circa 25.000 impiegati del comparto, che si colloca in un valore medio-indicativo in circa 600 milioni di euro. Il rischio per le casse dello Stato si configura in ammanco annuale di circa 1 miliardo e 800 milioni di euro;

per il comparto rappresenta un dato non trascurabile l’ammontare dei crediti non riscossi che nello scenario pandemico sembra attestarsi intorno ad una percentuale di circa il 5 per cento sul fatturato complessivo: pertanto appare ipotizzabile l’ammontare di circa 800 milioni di crediti non riscossi da parte delle aziende del comparto;

un ulteriore elemento di criticità si colloca nell’ammontare della merce deperita o scaduta, dunque inutilizzabile, in giacenza nei magazzini delle imprese del comparto in ragione di ordini di acquisto non confermati. In un’analisi approssimativa, l’ammontare della merce deperita si attesterebbe, nello scenario pandemico, intorno allo 0,75 per cento dell’ammontare del fatturato calcolato nell’anno 2020, con un valore configurabile in circa 75 milioni di euro annui;

il comparto dei distributori del canale Ho.Re.Ca, risulta essere, particolarmente in questa congiuntura economico-sociale, quello più esposto alle incursioni illecite: sussiste una precisa strategia criminale tesa a colonizzare il comparto, mediante irrorazione di liquidità nelle aziende distributrici che risultano in difficoltà e la successiva acquisizione delle stesse ed il conseguente approdo, attraverso i canali di distribuzione, ai pubblici esercizi di somministrazione (in particolare ristoranti) che, stando ai dati elaborati negli ultimi 14 mesi, risultano essere i bersagli per eccellenza, poiché è forte l’interesse illecito in ragione delle possibilità offerte in termini di riciclaggio di denaro e di penetrazione nella società civile;

la filiera Ho.Re.Ca., ed in particolare il segmento della ristorazione, risulta, dunque il bersaglio per eccellenza della scalata criminale alle realtà economiche, pertanto proprio per esorcizzare la deriva illecita delle aziende, sarebbe auspicabile inquadrare in un’ottica prospettica talune misure di sostegno e di supporto oltre che di sensibilizzazione sul tema;

considerato che:

il comparto della distribuzione di prodotti alimentari e di bevande, principalmente per il canale Ho.Re.Ca, in ragione della natura della filiera entro cui si inserisce e la correlazione tra molteplici altri comparti, come quello della produzione artigianale ed industriale e quello del turismo e della ricettività, rappresenta un segmento strategico su cui appare opportuno operare un riferimento e delineare delle misure di intervento specifiche e dettagliate che trovino spazio nell’ambito del PNRR, sebbene sia stata registrata l’assenza all’interno del Piano di qualsiasi riferimento al segmento economico del commercio, in particolare quello all’ingrosso;

infatti il settore della distribuzione di prodotti alimentari e bevande, esplicandosi in attività diversificate che coinvolgono la gestione e la corretta conservazione di derrate e la logistica, comportano inevitabilmente un impatto ambientale ed un consumo energetico tali da necessitare un upgrade in chiave green delle aziende: gli investimenti green per lo sviluppo aziendale e per il rilancio economico andrebbero a configurarsi in sistemi di controllo informatizzati di funzionamento degli impianti diretti ad organizzare al meglio i consumi per limitare gli sprechi, in installazioni di nuovi impianti, macchinari ed attrezzature a basso consumo energetico e di limitato impatto ambientale, anche acquisiti in leasing ed a noleggio, aderendo allo “zero CO2” per ridurre l’emissione di anidride carbonica;

in ragione del rilancio prospettico del comparto, e dell’intero sistema di imprese nazionali a prescindere dalle connotazioni settoriali, sarebbe auspicabile rivedere gli ambiti applicativi della misura ed incentivi cosiddetti “Superbonus”, “Ecobonus”, “Sismabonus”, che riguardano gli edifici e le tecnologie rinnovabili, efficienti, digitali ad essi applicabili. Infatti i soggetti IRES rientrano tra i beneficiari nella sola ipotesi di partecipazione alle spese per interventi trainanti effettuati sulle parti comuni in edifici condominiali. Gli incentivi non sono previsti per i Siti delle imprese dei diversi settori Agricolo, Industriale, Edilizio, Terziario, Turismo, che invece, sin da subito, devono essere coinvolti per attuare concretamente un progetto di rilancio e di sostenibilità del nostro Paese a partire dalle imprese operanti nel settore della distribuzione di prodotti alimentari e bevande che hanno un notevole impatto di filiera;

investimenti a favore della digitalizzazione per le aziende del comparto rappresentano un’esigenza in una prospettiva di implementazione della competitività; segnatamente sul fronte dell’adeguamento delle reti informatiche ed hardware e sul versante dell’utilizzo di software gestionali e commerciali che permettano la programmazione e la razionalizzazione delle consegne;

la priorità si colloca anche nel preservare il comparto dalle incursioni dei colossi multinazionali della logistica e della distribuzione che corrodono proprio i capisaldi della specificità economico-identitaria del nostro Paese e rischiano di amplificare e rendere irreversibile l’attuale azione di desertificazione commerciale;

il comparto della distribuzione si configura come garante del made in Italy, della territorialità e della cultura di vicinato, della valorizzazione dell’artigianalità locale, della qualità e dell’identità del territorio. Un settore da proteggere e tutelare contro le ingerenze della malavita organizzata e le incursioni delle grandi catene commerciali internazionali,

impegna il Governo ad assumere iniziative normative finalizzate:

1) ad attuare una revisione dei parametri di accesso al contributo a fondo perduto in favore degli operatori economici della distribuzione, tenendo conto dei costi fissi sostenuti dagli stessi, in particolare per quanto riguarda i costi di acquisto della merce, ai fini del calcolo del contributo;

2) a ripristinare la disciplina di emissione delle note di credito, volta a consentire il recupero dell’IVA sui crediti non riscossi, oggetto di procedure concorsuali, introdotta originariamente dalla legge di stabilità per il 2016 e mai entrata in vigore in ragione delle abrogazioni operate nell’ambito della successiva legge di bilancio;

3) ad agevolare l’accesso al credito delle PMI, anche valutando l’estensione della durata del rimborso dei finanziamenti garantiti, di cui al cosiddetto decreto liquidità;

4) a prorogare la moratoria delle misure di sostegno finanziario alle micro, piccole e medie imprese colpite dall’epidemia di COVID-19 originariamente prevista dall’articolo 56 del cosiddetto decreto Cura Italia, correlandola ad un allungamento del piano di ammortamento che consenta alle imprese di poter ripagare il debito connesso ai prestiti in tempi più lunghi, favorendo in tal modo maggiore liquidità alle aziende e agevolando la ripresa economica;

5) a riconoscere alle aziende, operanti nel comparto della distribuzione dei prodotti alimentari e delle bevande, un credito di imposta pari ad una percentuale del 30 per cento dell’ammontare dei crediti pecuniari vantati nei confronti dei debitori inadempienti;

6) ad istituire un credito d’imposta per le aziende della distribuzione del canale Ho.Re.Ca. relativo alle spese sostenute per i bolli e le assicurazioni dei veicoli ad uso aziendale per trasporto merci, nonché relativo alle quote contributive fisse degli agenti di commercio;

7) a riconoscere un credito di imposta o in alternativa un contributo a fondo perduto pari almeno al 50 per cento dell’ammontare delle perdite maturate nel 2020 per deperimento di prodotti alimentari e bevande non più venduti agli esercizi pubblici;

8) a prorogare le agevolazioni IRAP già previste dal decreto-legge Rilancio anche per il periodo di imposta 2020, limitandole alle aziende che hanno un fatturato massimo di 50 milioni annui;

9) a riconoscere un credito di imposta per i canoni di locazione non abitativo (già previsto dal decreto-legge Rilancio fino al mese di maggio, ma non prorogato per i restanti mesi per le imprese del comparto) anche per i mesi di giugno, ottobre, novembre e dicembre 2020;

10) ad introdurre una riduzione degli oneri contributivi sui contratti in essere, gravanti sui datori di lavoro del settore della distribuzione di prodotti alimentari e di bevande fortemente colpiti dalle conseguenze dell’emergenza epidemiologica da COVID-19;

11) a istituire un credito di imposta per i canoni dei software di amministrazione e assistenza per sistemi gestionali e informatici delle aziende della distribuzione del canale Ho.Re.Ca.;

12) a prevedere una riduzione delle tariffe concernenti la tassa sui rifiuti di cui all’articolo 1, comma 639, della legge 27 dicembre 2013, n. 147 in favore delle imprese operanti nel comparto della distribuzione di prodotti alimentari e di bevande, in ragione dell’urgenza di alleviare l’onere in capo alle aziende, rimodulando i criteri applicativi dell’imposta;

13) ad ampliare la platea anche alle aziende della distribuzione del canale Ho.Re.Ca. degli aventi diritto all’esenzione del pagamento della prima rata IMU;

14) ad unificare gli attuali e diversi strumenti incentivanti cosiddetti “Superbonus”, “Ecobonus”, “Sismabonus”, “Ristrutturazione edilizia”, “Conto termico”, “Certificati bianchi”, riguardanti il medesimo bene attraverso un unico strumento a disposizione delle imprese, prevedendone l’applicazione anche ai siti operativi delle imprese della distribuzione di prodotti alimentari e di bevande;

15) a prevedere nell’ambito delle progettualità correlate al PNRR una partecipazione attiva e interagente con i rappresentanti del comparto, al fine di consentire realmente l’attuazione di quei programmi e quelle riforme insite nella mission europea e nella ratio stessa del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza;

16) a consentire che le risorse di cui al PNRR siano destinate anche alle progettualità di riconversione green e di sostenibilità energetica delle aziende del comparto.

[Fonte: www.senato.it]

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