Atto n. 1-00369
Pubblicato il 20 maggio 2021, nella seduta n. 329
MARIN , BINETTI , SAPONARA , LUNESU , DORIA , BERGESIO , PIANASSO , CANTU’ , ALESSANDRINI , TESTOR , FERRERO , PISANI Pietro , FREGOLENT , ZAFFINI , RAUTI , MARINELLO , RIZZOTTI , STABILE , SICLARI , PISANI Giuseppe , BARBARO , FLORIS , MAUTONE
Il Senato,
premesso che:
il lockdown e, in generale, le restrizioni della libertà e la situazione di emergenza hanno fortemente inciso sul benessere psichico della popolazione. In quest’ultimo anno, secondo i dati riportati dall’ISTAT, i disturbi mentali sono aumentati sensibilmente, la percentuale di popolazione che ha presentato patologie depressive è passata dal 6 per cento nel 2019 al 17,3 per cento nel 2020, così come la percentuale di popolazione che ha riferito di soffrire di ansia, passata dall’11,1 per cento nel 2019 al 20,8 per cento nel 2020. L’AIFA riporta che durante la pandemia la vendita di antidepressivi è aumentata del 18 per cento. Tra i soggetti maggiormente colpiti ci sono sicuramente i bambini ed in particolare gli adolescenti, dai dati emersi dall’indagine “I giovani ai tempi del Coronavirus”, condotta da IPSOS per “Save the Children” gli adolescenti dicono di sentirsi stanchi (31 per cento), incerti (17 per cento), preoccupati (17 per cento), irritabili (16 per cento), ansiosi (15 per cento), disorientati (14 per cento), nervosi (14 per cento), apatici (13 per cento), scoraggiati (13 per cento);
secondo uno studio della Società Italiana di Psichiatria (SIP), pubblicato su “Bmc Psychiatry”, nella prima ondata della pandemia COVID-19 nel nostro Paese sono state ridotte le attività dei Servizi di salute mentale, per cui il 20 per cento dei centri ambulatoriali è rimasto chiuso e il 25 per cento ha ridotto gli orari di accesso. Tutte le attività hanno avuto una significativa diminuzione, come i consulti psichiatrici ospedalieri (meno 30 per cento), le psicoterapie individuali (meno 60 per cento), le psicoterapie di gruppo e gli interventi psicosociali (meno 90/95 per cento), il monitoraggio di casi in strutture residenziali (meno 40 per cento). E ancora, il numero dei posti letto negli SPDC degli ospedali è sceso del 12 per cento, a causa della conversione in unità per pazienti positivi al COVID, o per garantire una maggiore distanza fisica per i pazienti;
tale situazione mostra chiaramente come il problema della salute mentale si sia acuito nell’ultimo periodo, comportando un netto aumento delle richieste di aiuto e di supporto e come la risposta a tale situazione sia stata chiaramente inadeguata;
secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) la depressione rappresenta la principale causa di malattie e disabilità a livello globale. In Europa, i cittadini affetti da tale problematica di salute mentale sono più di 35 milioni. In Italia la situazione riflette il medesimo trend. Gli effetti di questa situazione non ricadono unicamente sull’individuo, ma sull’intera comunità. I disturbi psichici, infatti, hanno un impatto pesante sulla durata della vita e sulla sua qualità, con gravi ripercussioni sul piano personale, affettivo-familiare, socio-relazionale e lavorativo;
l’OMS ritiene che la prevenzione e la tutela della salute mentale siano strettamente correlate alla capacità di comprendere e riconoscere i sintomi e i segni premonitori dei disturbi. Questo soprattutto alla luce del fatto che, secondo l’Organizzazione, il 10-20 per cento di bambini e adolescenti nel mondo soffre di problemi mentali e che la metà di questi comincia all’età di 14 anni;
a livello mondiale, il suicidio è diventato la seconda causa di morte tra i 15 e i 29 anni e lo stesso vale per l’Italia, dove interessa soprattutto i giovani tra i 15 e i 24 anni, come riportava l’ospedale pediatrico “Bambino Gesù” di Roma nel 2019;
in Italia, la salute viene riconosciuta come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. È un diritto riconosciuto dalla Carta costituzionale (articolo 32, primo comma, della Costituzione) ed in questo senso il contenuto del diritto alla salute appare come diritto sociale fondamentale, essendo intimamente connesso al valore della dignità umana: diritto a un’esistenza degna e rientra nella previsione dell’articolo 3 della Costituzione;
nella Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC), il termine salute ricorre in diversi passaggi del testo, dal Preambolo agli articoli specifici (artt. 18, 23, 24, 25, 26, 27), in cui si evincono i diritti da garantire alle persone di minore età sul piano del loro pieno sviluppo e benessere psico-fisico, della promozione della salute fisica e mentale, della parità di accesso ai servizi, della garanzia di adeguati sistemi di assistenza e protezione e in definitiva del riconoscimento del diritto di ogni fanciullo a raggiungere un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale;
la salute mentale ha le sue radici nell’infanzia, a partire dal concepimento, si svolge lungo tutto l’arco dell’età evolutiva. Invero, la ricerca scientifica mostra come la maggior parte dei disturbi psichiatrici che si evidenziano in età evolutiva, se non sono adeguatamente e tempestivamente individuati e trattati, permangano anche in età adulta, con evidenti conseguenze sulla salute dei soggetti affetti e delle loro famiglie, con inevitabili ricadute sulla società nel suo complesso;
è indispensabile, quindi, programmare interventi di promozione della salute mentale degli adolescenti coinvolgendo contesti scolastici, educativi e sociali, in modo da contenere la fase di disagio psicologico che può essere considerato fisiologico, ma che potrebbe evolvere, a seconda di una serie di fattori concatenati, in disturbi;
caposaldo della legislazione nazionale in tema di salute mentale è la legge 13 maggio 1978, n. 180, nota anche come «legge Basaglia», dal nome del suo promotore, lo psichiatra Franco Basaglia. Tale legge ha disposto la chiusura degli ospedali psichiatrici (cosiddetti manicomi);
a completamento di tale percorso sono state poi emanate le leggi n. 9 del 2012 e n. 81 del 2014, che hanno decretato il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG). Nel 2017 si è completata la chiusura di tutti e 6 gli OPG italiani. Gli OPG sono stati sostituiti dalle REMS (Residenze per le misure di sicurezza), strutture sanitarie residenziali con non più di 20 posti letto;
a tutt’oggi, però, la legge Basaglia non ha avuto integrale applicazione, poiché presenta diverse criticità. Invero, tale legge si è limitata a trasferire alle regioni le funzioni amministrative concernenti l’assistenza psichiatrica, non fornendo alcuna precisa indicazione operativa, non avendo fissato modi e tempi di applicazione e, soprattutto, non avendo previsto sanzioni in caso di inadempimento. Tutto ciò ha comportato la disapplicazione della legge e l’applicazione difforme del dettato normativo e, dunque, un quadro assolutamente disomogeneo tra regione e regione. Ancora oggi, a 43 anni dall’entrata in vigore della presente legge, l’attuazione rimane disomogenea;
il fulcro dell’organizzazione territoriale è rappresentato dal Dipartimento di salute mentale (DSM), che include tutte le strutture e i servizi adibiti alla cura, all’assistenza e alla tutela della salute mentale nel territorio. I servizi compresi nel DSM sono: i centri di salute mentale (CSM), i servizi psichiatrici di diagnosi e cura (SPDC), le strutture semiresidenziali, le strutture residenziali di lungo-assistenza e residenzialità;
come riportato da uno studio della Società italiana di psichiatria, le risorse riservate alla malattia mentale non sono sufficienti rispetto ai numeri del fabbisogno. L’Italia risulta al ventesimo posto in Europa come numero di psichiatri che lavorano nel comparto pubblico e come spesa per la salute mentale. In Italia si investe solo il 3,5 per cento del budget della sanità per il settore della salute mentale, a fronte di medie del 10-15 per cento di altri grandi Paesi europei. Questo significa lasciare i servizi privi di personale: attualmente si riscontra un deficit di operatori che va dal 25 al 75 per cento in meno dello standard;
i centri di salute mentale non sono equamente distribuiti. In alcune regioni, per via delle razionalizzazioni e degli accorpamenti, vanno ulteriormente riducendosi di numero, insistendo su aree estese e popolazioni sempre più numerose. Molte volte sono aperti per fasce orarie ridotte, ad eccezione di alcune realtà regionali, 8-12 ore al giorno per 5 giorni alla settimana. Frequente è la riduzione alle sole visite ambulatoriali, limitatamente a mere prescrizioni farmacologiche;
per quanto concerne la dotazione dei posti letto nel sistema pubblico di salute mentale, l’effetto della legge n. 180 e del «Progetto Obiettivo per la tutela della Salute Mentale 1994-96» (decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile del 1994), con il quale veniva fissato per le regioni italiane il parametro di riferimento di 10 letti per 100.000 abitanti, è stato quello di collocare il nostro Paese all’ultimo posto per dotazione di posti letto psichiatrici per 100.000 abitanti, a fronte di un livello medio europeo quasi 7 volte maggiore (66). Detta distribuzione di posti letto risulta poi fortemente disomogenea tra Regione e Regione: si va da un minimo di 3.5 posti letti per la Basilicata a 16.9 posti letto nella Provincia di Bolzano;
il servizio sanitario per la salute mentale è poi completato da una rete di circa 2.000 strutture residenziali e 850 semi residenziali, che offrono rispettivamente 50 e 30 posti letto per 100.000 abitanti sul territorio: si tratta di strutture generalmente piccole di 13 e 18 posti per struttura. Anche per queste strutture si ha una forte diseguaglianza nella distribuzione regionale: si va da un minimo di 30 posti per 100.000 abitanti in regioni come la Campania e la Calabria, ad un massimo di 180/200 posti in regioni come la Liguria e la Valle d’Aosta;
un dato allarmante riguarda anche l’assistenza ai più giovani: in Italia ci sono solo 325 posti letto di neuropsichiatria infantile. Dunque, solo un terzo dei bambini e degli adolescenti che hanno bisogno di un ricovero in neuropsichiatria infantile per un disturbo psichiatrico acuto riescono ad essere ricoverati effettivamente in questo reparto;
il comparto pubblico di salute mentale, dunque, è incapace di soddisfare la domanda di coloro che sono affetti da tali disturbi, e che sono dunque costretti, se ne hanno le possibilità economiche, a rivolgersi a strutture private, sobbarcandosi l’intero costo delle cure;
la questione maggiormente rilevante è quella relativa alla mancanza di un’adeguata assistenza alle famiglie e ai pazienti, quando il malato non è consenziente. In questa situazione, la persona non riconosce di avere bisogno di cure e, di fatto, le famiglie non hanno gli strumenti per costringerla a farlo, in quanto si tratterebbe di una violazione della libertà del soggetto. La conseguenza diretta è che il malato spesso non viene sottoposto ad alcun tipo di psicoterapia, né di terapia farmacologica, andando incontro a una cronicizzazione del problema;
tutto ciò causa una situazione insostenibile per le famiglie, che devono far fronte a tutte le conseguenze legate alla convivenza con la persona affetta dal disturbo, che non riguardano soltanto l’ambito sanitario, ma anche la sfera sociale, giudiziaria e legislativa. A ciò si aggiunge l’incolumità personale: in presenza di un disturbo di personalità grave, oppure schizofrenia, il malato, infatti, può avere delle reazioni violente nei confronti dei familiari stessi;
tale inadeguatezza desta particolare preoccupazione nell’ambito della salute mentale in adolescenza, ove dovrebbe esserci un’attenzione specifica, con risposte rapide ed efficaci. In questa fase di sviluppo è particolarmente rilevante prevedere una diagnosi tempestiva e una presa in carico multidisciplinare e continuativa nel tempo, con servizi adeguati e coordinati;
nel mese di gennaio 2019, è stato istituito un tavolo tecnico sulla salute mentale presso il Ministero della salute;
nel mese di aprile 2019, è stato presentato alla Camera dei deputati, a cura di Fondazione “Onda”, un Manifesto dal titolo «Uscire dall’ombra della depressione», patrocinato dalla Società italiana di psichiatria e dalla società italiana di neuropsicofarmacologia, da Progetto Itaca e Cittadinanza attiva alla presenza di parlamentari di Camera e Senato, appartenenti a tutti gli schieramenti;
nel 2020 a cura della Fondazione Onda hanno avuto luogo 11 incontri regionali con l’obiettivo di declinare i punti del Manifesto a livello locale sensibilizzando le Autorità regionali;
il Ministro della salute con la circolare del 23 aprile 2020, n. 14314, è intervenuto sul tema delle attività assistenziali e le misure di prevenzione e controllo nei Dipartimenti di salute mentale e nei Servizi di neuropsichiatria infantile dell’infanzia e dell’adolescenza, fornendo indicazioni da utilizzare nella fase 1 dell’emergenza sanitaria. La circolare è un segno di attenzione del Ministero alle tematiche della salute mentale, ma necessita di essere seguita da altre e più incisive azioni in questo campo;
il problema dell’inadeguatezza del sistema di assistenza psichiatrica in Italia c’è, ed è stato ampiamente dibattuto, in diverse sedi, come dimostrato dal susseguirsi di incontri istituzionali sul tema. Si riscontra l’inidoneità del vigente sistema sotto diversi profili: quello delle risorse, del sottodimensionamento delle strutture pubbliche, della diseguaglianza nella distribuzione di posti letto tra le regioni,
impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative volte a prevenire qualsiasi forma di discriminazione ed esclusione nei confronti delle persone con disagio e disturbo mentali, con particolare riferimento a determinanti contesti sociali, come l’ambito familiare, la scuola, gli ambienti di lavoro, promuovendo campagne di sensibilizzazione della popolazione, volte ad aumentare il livello di consapevolezza e di corretta informazione della collettività in materia;
2) ad adottare iniziative per potenziare la ricerca scientifica, in modo da individuare le cure e le combinazioni terapeutiche più efficaci e innovative per il trattamento delle patologie in esame;
3) ad adottare iniziative volte a garantire strutture adeguate per i malati che hanno bisogno di trattamenti a lungo termine, in un’ottica di diritto alla cura e alla protezione del malato;
3) ad aggiornare il Piano nazionale salute mentale (PANSM) prevedendo un approccio che sia in grado di garantire: accessibilità, presa in carico, continuità delle cure, personalizzazione del progetto, percorsi a differente intensità assistenziale, in rapporto ai bisogni di cura;
4) ad adottare iniziative per potenziare, in collaborazione con le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, la rete dei servizi sanitari dedicati alla salute mentale, territoriali e della medicina generale e specialistica, nell’ambito della programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali;
5) a considerare la salute mentale quale obiettivo prioritario nell’ambito del PNRR prevedendo, inoltre, adeguate risorse per i Dipartimenti di salute mentale, in sede di riparto della disponibilità finanziarie per il servizio sanitario nazionale;
6) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, per implementare i servizi territoriali in un’ottica di prevenzione del disagio, che evidenzi i bisogni e gli strumenti, con il coinvolgimento di tutti gli interlocutori, specialisti, psichiatri, neuropsichiatri, psicologi, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, e anche insegnati e famiglie nonché associazioni di pazienti.
[Fonte: www.senato.it]