Percorso:

Mozione – Atto di Sindacato Ispettivo n. 1-00231 – Deficit di rappresentanza di genere nelle task force e conciliazione vita-lavoro

Atto n. 1-00231 (procedura abbreviata) (procedimento ex Artt.53 e 55)

Pubblicato il 12 maggio 2020, nella seduta n. 216

STEFANI , GALLONE , RAUTI , ROMEO , BERNINI , CIRIANI , TOSATO , MALAN , AIMI , ALDERISI , ALESSANDRINI , ARRIGONI , AUGUSSORI , BAGNAI , BALBONI , BARACHINI , BARBARO , BARBONI , BATTISTONI , BERARDI , BERGESIO , BERTACCO , BERUTTI , BIASOTTI , BINETTI , BORGHESI , BORGONZONI , BOSSI Simone , BRIZIARELLI , BRUZZONE , CALANDRINI , CALDEROLI , CALIENDO , CALIGIURI , CAMPARI , CANDIANI , CANDURA , CANGINI , CANTU’ , CARBONE , CASOLATI , CAUSIN , CESARO , CRAXI , DAL MAS , DAMIANI , DE BERTOLDI , DE POLI , DE SIANO , DE VECCHIS , FAGGI , FANTETTI , FAZZONE , FERRO , FLORIS , FREGOLENT , FUSCO , GALLIANI , GARNERO SANTANCHE’ , GASPARRI , GHEDINI , GIAMMANCO , GIRO , GRASSI , IANNONE , IWOBI , LA PIETRA , LONARDO , LUCIDI , MAFFONI , MALLEGNI , MANGIALAVORI , MARIN , MASINI , MESSINA Alfredo , MINUTO , MODENA , MOLES , MONTANI , NASTRI , NISINI , OSTELLARI , PAGANO , PAPATHEU , PAROLI , PELLEGRINI Emanuele , PEPE , PERGREFFI , PEROSINO , PETRENGA , PIANASSO , PICHETTO FRATIN , PIROVANO , PISANI Pietro , PIZZOL , PUCCIARELLI , QUAGLIARIELLO , RIPAMONTI , RIVOLTA , RIZZOTTI , ROMANI , RONZULLI , ROSSI , RUFA , RUSPANDINI , SACCONE , SAPONARA , SAVIANE , SBRANA , SCHIFANI , SCIASCIA , SERAFINI , SICLARI , STABILE , TESTOR , TIRABOSCHI , TOFFANIN , TOTARO , URRARO , URSO , VALLARDI , VESCOVI , VITALI , ZAFFINI , ZULIANI , LUNESU

Il Senato,

premesso che:

l’articolo 122 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante “Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19”, e noto alle cronache come “decreto cura Italia”, ha previsto la nomina di un commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19;

per far fronte all’emergenza sanitaria che sta affrontando il nostro Paese, il Presidente del Consiglio dei ministri ha nominato il 20 marzo Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, “commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19”;

già nel mese di gennaio era stata costituita una task force presso il Ministero della salute, composta dalla Direzione generale per la prevenzione, dalle altre direzioni competenti, dai Carabinieri dei NAS, dall’Istituto superiore di sanità, dall’istituto nazionale per le malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma, dall’Usmaf (Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera), dall’Agenzia italiana del farmaco, dall’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) e dal consigliere diplomatico, riunitasi per la prima volta il 22 gennaio 2020;

nel corso di questi mesi sono stati istituiti nuovi gruppi di lavoro, comitati tecnico-scientifici e task force e, ad oggi, si è arrivati a contarne 18 a livello nazionale e una trentina a livello regionale, con un totale di circa 450 componenti;

il Ministero dell’istruzione ha impegnato il maggior numero di esperti per poter assicurare, in primo luogo, una didattica a distanza che funzioni, come detto dal Presidente del Consiglio dei ministri, “mediamente bene”: due comitati per un totale di 100 esperti. C’è una task force per affrontare il presente, attiva dal 24 febbraio, con dirigenti, pediatri e rappresentanti di docenti e studenti e quella per il futuro, appena annunciato, con a capo l’ex assessore per l’istruzione della Regione Emilia-Romagna, Patrizio Bianchi;

la task force istituita dal Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, in accordo con il Ministero della salute, è composta da un contingente multidisciplinare di 74 esperti, divisa a sua volta in otto sottogruppi, per valutare e proporre soluzioni tecnologiche data driven e affrontare l’emergenza sanitaria, sociale ed economica legata alla diffusione del virus SARS-CoV-2 sul territorio italiano;

per la “fase 2” di riapertura delle attività economiche e sociali, interverrà un comitato di 17 esperti in materia economica e sociale, fra cui alcuni consiglieri del Presidente del Consiglio dei ministri ed altri nomi già noti, che opererà in coordinamento con il comitato tecnico-scientifico e sarà guidato da Vittorio Colao, ex amministratore delegato di Vodafone e RCS, che avrà il compito di far “ripartire” il Paese nei diversi ambiti;

sempre in fase di ripartenza, per approfondire le evidenze scientifiche relative all’impatto nei diversi settori provocato dal COVID-19 e aumentare la percentuale delle donne negli ambiti lavorativi, lavorerà la task force guidata da Fabiola Giannotti, denominata “Donne per il nuovo rinascimento” composta da 13 esponenti femminili che si sono distinte per “l’apporto originale e di alto livello culturale e scientifico”;

con l’ordinanza n. 7/2020 è stata istituita anche la struttura di crisi, che “dovrà muoversi di concerto con la Protezione civile”, quindi affiancando, se non sovrapponendosi, alla struttura del commissario Arcuri;

questa nuova struttura commissariale è composta da 39 esperti fra consulenti, ufficiali delle forze dell’ordine, funzionari di palazzo Chigi, manager di Invitalia e collaboratori dei ministri e Massimo Paolucci, ex parlamentare europeo, attualmente capo della segreteria politica del Ministro della salute Roberto Speranza. Quest’ultimo avrà la responsabilità diretta dell’acquisto di dispositivi e apparecchiature sanitarie, mentre Antonino Ilacqua, consigliere giuridico del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia, sarà il legal advisor e si occuperà del controllo legale su tutti gli atti prodotti della struttura commissariale;

sebbene l’ausilio degli esperti sia sempre indispensabile, soprattutto in presenza di crisi particolarmente complesse come quella in corso, la costituzione di una pletora di comitati composti da un esorbitante numero di commissari sembra essere oggettivamente eccessiva;

l’impressione è che sia la politica ad essere stata commissariata e, di conseguenza che si sia totalmente depotenziato il ruolo costituzionale di rappresentanza del Parlamento, delegando le decisioni, che solo organi rappresentativi quali le Camere, con i suoi membri eletti a suffragio diretto, possono e devono assumere, ad organi tecnici, privi di rappresentatività popolare;

questi organi tecnico-scientifici di supporto assumono quindi ruoli decisionali oltre misura, condizionando scelte e decisioni che hanno un impatto diretto sulla vita di tutti i cittadini. Peraltro, nella loro composizione è necessario rilevare l’inaccettabile disparità di genere all’interno di un organismo chiamato ad interventi così delicati complessi e condizionanti, evidenza che dimostra la totale superficialità e disattenzione nella scelta delle competenze ma, soprattutto, la totalmente mancanza di considerazione rispetto all’esigenza di avere una visione a tutto tondo dei problemi derivanti da un’emergenza così pesante e particolare;

come segnalato dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato della Repubblica in una lettera al Presidente del Consiglio dei ministri del 28 aprile 2020, l’ordinanza n. 663 del capo del Dipartimento della protezione civile, con la quale viene definita la composizione del comitato tecnico-scientifico, integrata da alcuni esperti, sorprendentemente non comprende alcuna donna. In generale, la partecipazione femminile nelle sedi decisionali delle task force è scarsissima, come evidenziato dalle rappresentanti in Parlamento della stessa maggioranza e comunque pesantemente stigmatizzato dai vari comparti della società civile a più riprese;

rimane il fatto, comunque, che, a prescindere dall’inaccettabile mancanza di rappresentanza di genere, delegare le decisioni ad organismi esterni al Parlamento impedisce alle Camere non soltanto di deliberare, ma anche di svolgere l’importante funzione di controllo dell’operato dell’Esecutivo. Per non parlare delle modalità di assegnazione degli incarichi dei quali si è dovuto prendere atto senza che fosse stata assicurata l’opportunità di fornire il proprio meritevole contributo ad altre diverse grandi personalità operanti nel nostro Paese;

la questione femminile quindi è solo un’ulteriore forma di discriminazione, in particolare per le donne meritevoli, per il riconoscimento dei cui diritti di partecipazione sono state portate avanti battaglie, come per la parità di accesso a qualunque carica, alla luce inoltre del fatto che, in questo particolare periodo emergenziale, proprio alle donne è richiesto, ancora una volta, uno sforzo maggiore in termini di rinunce: lo dimostrano le domande di congedo parentale e la preoccupazione, naturalmente più femminile, di una riapertura dei luoghi di lavoro senza una contestuale riapertura degli istituti scolastici, quasi a dare per scontato che, in caso di necessità, siano le madri quelle chiamate a rinunciare al proprio lavoro. E le donne meritano maggiore attenzione per essere purtroppo anche protagoniste di vittime di violenze domestiche, costrette, oggi più che mai, alla convivenza con i loro aguzzini;

considerato che:

tra le cause che maggiormente tengono le donne lontano dal lavoro rientrano a pieno titolo gli impegni familiari e domestici. Come ampiamente dimostrato, infatti, la presenza di figli piccoli in famiglia riduce in modo sensibile la possibilità per le donne di lavorare;

in tali termini si pone il problema della conciliazione tra lavoro e famiglia, due ambiti in contrasto fra loro per i quali occorre prevedere soluzioni che ne favoriscano la coesistenza;

nella maggior parte dei casi la conciliazione tra lavoro e famiglia viene trattata come un tema che riguarda esclusivamente le donne, se si considera la famiglia una sfera di pertinenza femminile. Nel nostro Paese, la cura dei figli, soprattutto nella prima fascia d’età, continua a essere un compito da donne, e la cui vita lavorativa deve necessariamente adattarsi alla condizione di madre anche in relazione all’indisponibilità di servizi di supporto adeguati alle proprie esigenze in termini di costi, orari, vicinanza alla zona di residenza e presenza di personale specializzato. La conferma arriva dallo studio ISTAT focalizzato su “La conciliazione tra lavoro e famiglia”;

in Italia, secondo lo stesso report elaborato dall’ISTAT e pubblicato prima dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, ci sono 12,7 milioni di persone tra i 18 e i 64 anni che si prendono cura di figli minori di 15 anni o di parenti malati, disabili o anziani;

in questo quadro le donne in Italia sono fortemente penalizzate nella conciliazione dei tempi lavoro-famiglia; in particolare il nostro Paese ha un tasso di occupazione del 57 per cento delle madri tra 25 e 54 anni che si occupano di figli piccoli o parenti non autosufficienti rispetto ad un tasso dell’89,3 per cento dei padri;

si registrano dinamiche occupazionali diversificate tra madri e donne senza figli, più evidenti nel Mezzogiorno (16 per cento il divario) e più contenute al Centro (11 per cento) e al Nord (10 per cento);

l’interruzione lavorativa per chi lavora o la mancata partecipazione al mercato del lavoro per motivi legati alla cura dei figli riguardano quasi esclusivamente le donne: l’11,1 per cento delle donne con almeno un figlio non ha mai lavorato per prendersene cura, un valore superiore alla media europea che si attesta al 3,7 per cento;

sempre secondo il citato report, nel Mezzogiorno, un quinto delle donne con almeno un figlio ha dichiarato di non aver mai lavorato per prendersene cura; in generale, la conciliazione dei tempi di lavoro con quelli di vita familiare risulta difficoltosa per più di un terzo degli occupati (35,1 per cento) con responsabilità di cura nei confronti di figli;

si tratta dei valori tra i più bassi, insieme a quelli della Grecia, tra i Paesi dell’Unione europea, dove il tasso di attività è pari al 68,3 per cento e quello di occupazione al 63,4; il ruolo ricoperto in famiglia, in assenza di un adeguato sistema di sostegno, appare come uno dei maggiori fattori discriminanti (insieme alla regione di residenza e al titolo di studio);

sono soprattutto le donne ad aver modificato qualche aspetto della propria attività lavorativa per meglio combinare il lavoro con le esigenze di cura dei figli: il 38,3 per cento delle madri occupate, oltre un milione, ha dichiarato di aver apportato un cambiamento, contro poco più di mezzo milione dei padri (11,9 per cento);

tra il 2013 e il 2018 per le donne con figli tra 0 e 2 anni si è stimato un sostanziale arretramento nel tasso di occupazione (5,1 punti in meno per le donne in un nucleo monogenitoriale e 1,3 in meno per le madri in coppia);

il percorso verso l’integrazione delle donne nel mercato del lavoro si presenta quindi ancora irto di difficoltà: sia il tasso di occupazione femminile sia il tasso di fecondità rimangono tra i più bassi in assoluto all’interno dell’Unione europea;

a causa dell’epidemia e della crisi economica in corso si sta assistendo ad un peggioramento della disuguaglianza tra uomo e donna;

la situazione delle madri lavoratrici, infatti, in questo periodo di pandemia, a causa della sospensione della frequenza in presenza nelle scuole e negli asili nido, è ancor più critica e i provvedimenti che si stanno per ora solo ipotizzando, non prevedono un adeguamento delle modalità lavorative alle condizioni delle imprese e delle famiglie dei lavoratori e lavoratrici, tale da consentire alle donne di tornare al lavoro;

l’occupazione femminile in Italia già prima della pandemia riportava dati inferiori rispetto al resto d’Europa (numeri inferiori rispetto a quelli maschili; guadagni inferiori; tasso di impiego basso per le madri);

secondo i recenti dati dell’Ufficio internazionale del lavoro in un rapporto sul COVID-19, il 58,6 per cento delle donne occupate nel settore dei servizi in tutto il mondo, a confronto al 45,4 per cento degli uomini, subisce gli effetti più pesanti, avendo anche meno accesso alla protezione sociale e sopportando già ora con un onere sproporzionato le cure ai minori, con la chiusura di scuole o mancanza di cure e servizi alla famiglia e ai disabili persino con la perdita del lavoro;

occorre prevedere interventi per sostenere il lavoro femminile, intervenendo nel sistema del welfare aziendale, attraverso l’incentivo all’uso del part-time;

questi temi dovrebbero essere, però, al centro del dibattito politico per arrivare ad iniziative concrete, che supportino e valorizzino le capacità e le professionalità delle donne e non essere utilizzati per giustificare l’incremento del numero dei componenti delle task force con ulteriori esperti, purché di genere femminile,

impegna il Governo:

1) a rendere noti, per chiarezza di informazione nei confronti di tutti i cittadini, i criteri adottati per la candidatura e la selezione dei componenti di tutti i comitati, le task force, i gruppi di lavoro e gli organi tecnici di ausilio all’attività governativa che sono stati istituiti, a vario titolo, per gestire l’emergenza nazionale legata al COVID-19 e la ripartenza del sistema Paese nonché a rendere noti i costi complessivi, relativi alla loro istituzione ed al loro funzionamento;

2) ad adottare indirizzi nei confronti dei singoli ministri e dell’intero Governo affinché il supporto degli esperti venga limitato alla sfera meramente tecnica e che le decisioni sulle misure da adottare per contrastare l’emergenza epidemiologica ed economica siano demandate alla politica e, in particolare, al circuito Governo-Parlamento;

3) a correggere il deficit di rappresentanza di genere nelle task force, senza incrementare il numero dei componenti, garantendo un’equilibrata presenza femminile, per introdurre in ogni scelta politica ed organizzativa anche il punto di vista delle donne, le loro competenze e professionalità;

4) a colmare, senza incrementare il numero dei componenti, alcune delle lacune esistenti nella composizione degli organismi, per promuovere un maggiore equilibrio nella rappresentanza dei settori medico-scientifici, delle competenze tecniche e delle professionalità in campo socio-economico;

5) a promuovere ogni iniziativa utile a favorire la conciliazione “vita-lavoro” nonché modelli di riorganizzazione scolastica che consentano ad entrambe i genitori parità di condizioni nel ritorno alle attività lavorative evitando, in particolare, il rischio della segregazione femminile.

[Fonte: www.senato.it]

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