ROMA (ITALPRESS) – “Ci troviamo di fronte alla più grande sfida alla sicurezza dalla fine della Seconda Guerra Mondiale: con la guerra ibrida visibile e invisibile caratterizzata da attacchi cyber, sabotaggi di sistemi, sottrazioni di informazioni, dobbiamo essere in grado di difenderci”. Così il sottosegretario alla Difesa, senatrice Isabella Rauti, intervenendo oggi al Convegno “Cybersecurity e cyberwarfare nel settore aerospaziale”, organizzato a Roma dal Centro studi militari aerospaziali “Giulio Douhet” (CESMA), dall’Associazione Arma Aeronautica – Aviatori d’Italia ETS, dall’ingegnere, già sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo e con il patrocinio dell’Aeronautica militare italiana.
“Una guerra ibrida caratterizzata da minacce, attacchi ripetuti e interferenze malevole non solo al sistema difesa e sicurezza ma anche A industria, sanità, trasporti e alle comunicazioni. Parliamo”, ha sottolineato il sottosegretario, “di servizi essenziali e funzioni vitali per ogni Stato e soprattutto per la vita stessa dei cittadini: il quotidiano di una nazione. Non si tratta più soltanto di proteggere i confini ma di presidiare spazi nuovi e complessi – come il dominio cibernetico, l’aerospazio e le infrastrutture critiche – dove si gioca la nuova competizione globale”.
Il sottosegretario ha evidenziato la necessità “di evolvere il quadro normativo nazionale verso un’architettura istituzionale più rispondente alle minacce. In questo senso vanno le proposte presentate al Parlamento, per attribuire alle Forze Armate la possibilità di intervenire nel cyberspazio anche in tempo di pace e al di fuori di scenari di guerra tradizionale, per proteggere istituzioni, infrastrutture critiche e cittadini. E che prevedono l’arrivo dei “soldati hacker”, vere e proprie squadre miste composte da soldati e tecnici specializzati“.
“La spesa militare è necessaria”, ha ribadito la senatrice Rauti, “perché investire in difesa significa investire in sicurezza. Il nostro Paese ha chiesto in prestito 15 miliardi dai finanziamenti diretti del fondo europeo SAFE, da investire in personale, sistemi d’arma, logistica e reti informatiche. Il raggiungimento del 5% del Pil per spese militari, obiettivo condiviso con gli Alleati, sarà spalmato in dieci anni e riguarderà per il 3.5% le spese di difesa e per l’1.5% le spese di sicurezza che comprendono: la protezione delle infrastrutture critiche, la protezione delle reti, la promozione dell’innovazione tecnologica, investimenti per la cybersecurity, spese per il rafforzamento della base industriale di difesa dell’Alleanza atlantica”.
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