Percorso:

“Io lavoro” – Mostra fotografica di Elena Guerri dall’Oro

Prefazione di Isabella Rauti

Il mondo, i gesti e le pose di lavoro sono i protagonisti della Mostra fotografica “Io lavoro”, una bella e suggestiva selezione di  scatti, ritratti di donne e uomini, colti nel loro lavoro quotidiano.
Una fatica edificante, attraverso la quale non solo si provvede al proprio sostentamento ma ci si rende  utili agli altri e alla società tutta, in una fitta trama di relazioni e di solidarietà in cui si  sviluppano reciprocamente le proprie capacità ed i propri saperi.
Ogni professione, mestiere ed occupazione ha la sua dignità e  contribuisce al bene comune; ed in questa direzione và letto anche l’impegno dell’Organizzazione Internazione del Lavoro (ILO) “di garantire a tutti gli uomini ed a tutte le donne l’accesso ad un lavoro dignitoso e produttivo, in condizioni di libertà, uguaglianza, sicurezza e dignità umana“.
Della rassegna di immagini che di seguito presentiamo nel catalogo della Mostra – ed alla quale il Consiglio regionale del Lazio ha offerto il proprio Patrocinio – desidero sottolineare gli aspetti legati al lavoro femminile e l’importanza dell’aumento del numero delle donne nel mercato del lavoro; incremento progressivo e graduale nel tempo che costituisce un cambiamento radicale di carattere sociologico e si pone come questione strategica per l’economia e la competitività del Paese.
Aumentare il numero delle donne nel mercato del lavoro significa, infatti, incrementare il Prodotto Interno Lordo (PIL) e creare un circolo virtuoso che produca nuovo lavoro, nuova occupazione e nuova ricchezza.
Le riflessioni sull’importanza del lavoro femminile, dunque,  non vengono poste sul piano del rivendicazionismo di genere ma su quello delle strategie economiche; e nella questione del lavoro femminile rientra a pieno titolo il tema  della condivisione del lavoro di cura all’interno della famiglia.
La conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, infatti,  non può essere considerata una vicenda di donne ma una condizione di welfare, che riguarda le famiglie, le società e la crescita economica dei paesi. Occorre, in quest’ottica, realizzare nuovi stili di welfare state, non assistenzialistici ma di tipo sussidiario, capaci di rispondere a reali esigenze e a nuovi  bisogni.
Rimane centrale la necessità di affrontare la questione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro in modo sistematico, nella convinzione che le politiche  attive di conciliazione  e nuovi modelli di organizzazione del lavoro, siano un nodo fondamentale  del mercato del lavoro e nella consapevolezza che un maggior numero di donne presenti nel mercato del lavoro comporterebbe una fuoriuscita più facile dalla crisi economica ed una maggiore competitività del Paese. E va letto nella direzione di un sostegno alla crescita dell’occupazione femminile quanto previsto dalle “Linee guide finalizzate a favorire la conciliazione tra tempo di lavoro e tempo di famiglia”, elaborate dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, nel marzo 2011 e sottoscritte dalle parti sindacali.
In Italia, secondo i dati Istat più  recenti e riferiti  al febbraio 2011, il tasso di occupazione femminile è del 46,5% ma gli incrementi registrati negli ultimi anni sono, soprattutto, di forme di lavoro nuove e miste, di contratti part-time e di contratti a termine. Inoltre, i contratti a termine e le forme di lavoro non stabile e parasubordinato, rappresentano per le donne non sempre solo una modalità di ingresso nel mondo del lavoro ma rischiano di diventare un modo strutturale per restare nel mercato. Il lavoro femminile è ancora ampiamente caratterizzato da forme atipiche, flessibili e precarie, comunque a corto respiro e poco remunerate e, sempre più spesso, con mansioni inferiori rispetto alla preparazione ed alla formazione curriculare conseguite.
Le forme di lavoro non stabile, perduranti nel tempo, possono trasformarsi in forme sostanziali di segregazione professionale, sia verticale che orizzontale, come dimostrano gli scarti oggettivi e ricorrenti tra la partecipazione femminile al mondo del lavoro e la presenza femminile nelle posizioni apicali e di vertice e in tutte le progressioni di carriera. Lo  scarto, trova riscontro, anche nelle retribuzioni e nel noto fenomeno della disparità salariale; le donne vengono pagate meno degli uomini, a parità di lavoro svolto, ed avranno – quindi – una pensione inferiore.
Inoltre, si riscontrano gap di genere in tutte le rilevazioni sulle progressioni di carriera, sui ruoli dirigenziali, sull’ascesa ai luoghi di potere decisionale ed, addirittura, sugli aspetti salariali e retributivi, e non sfugge ad ogni statistica di genere che restano “criticità femminili” non solo nell’accesso ma soprattutto nella permanenza e nel ricollocamento nel mercato del lavoro, dopo esserne uscite per la maternità o per circostanze legate al lavoro di cura e della famiglia.
Occorre risvegliare il cosiddetto “capitale dormiente”, favorendo l’inserimento delle donne nel mercato del lavoro, perché esiste un nodo  – oggettivo e statistico – tra tasso di attività delle donne e crescita economica, un circolo virtuoso tra occupazione femminile e  reddito; e l’occupazione femminile crea occupazione secondo l’effetto “moltiplicatore” dei servizi alla persona.
Il mercato del lavoro, le sue modalità organizzative, ed il modello di welfare state devono essere riconsiderati secondo il principio dell’inclusione sociale di tutti, nessuno escluso; altrimenti si rafforza il rischio di una recessione sociale prima che economica ed il rischio che se non “si parte dai diritti di tutti” la trama comunitaria del vivere associato si sfilacci e si smagli, con costi sociali ed umani altissimi.
Riconoscere il valore del lavoro significa, invece, celebrare la coesione sociale e, gli scatti fotografici che ritraggono gli intenti e le operazioni di lavoro fissano immagini e sforzi consapevoli di tutti coloro, donne e uomini, che con fatica ed orgoglio costruiscono ogni giorno la civiltà del lavoro e costituiscono la generazione  di coloro che, come ha cantato un poeta, “vanno al lavoro cantando”.

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