Percorso:

Seduta N.12 di Mercoledì 1 Dicembre 2010 – Interrogazioni a risposta immediata – Discussione in aula su “Istituzione Icam nel Lazio” e “Condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtiani”

Seduta n. 12  del 1 dicembre 2010

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ABBRUZZESE

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Interrogazioni a risposta immediata

n. 37 dei consiglieri Berardo e Rossodivita, concernente: “Realizzazione dell’Istituto di custodia attenuata per madri detenute di Roma (ICAM)”

n. 40 del consigliere Rauti, concernente: “Emergenza detenzione in carcere dei bambini minori di tre anni affidati alle madri in stato di reclusione. Creazione nella regione Lazio di un Istituto di custodia attenuata per le madri detenute (ICAM)”

PRESIDENTE. L’assessore ai rapporti con gli Enti locali e politiche per la sicurezza, Cangemi, è disponibile a rispondere alle interrogazioni n. 37 e n. 40.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la consigliera Rauti per illustrare la mozione n. 40. Ne ha facoltà.

RAUTI (Pdl). Signor Presidente, voglio anticipare che l’assessore Cangemi ha già fornito una risposta scritta alla mia prima interrogazione cui poi è seguita anche un’interrogazione verbale.

Ritorno a quanto è stato già anticipato dal collega Berardo sulla situazione, la grave situazione… Io vorrei che l’Aula fosse in silenzio non soltanto quando facciamo le commemorazioni, perché credo che anche i lavori d’Aula abbiano una dignità tale da meritare di essere seguiti!

Sarò brevissima, però voglio sottolineare due aspetti… Chiedo scusa…

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi.

RAUTI (Pdl). E’ stata già evidenziata ed è a tutti nota la condizione critica di sovraffollamento delle carceri. E’ stato anche credo evidenziato come in particolare il carcere di Rebibbia vanti un concentrato eccezionale di numero di detenute e, di conseguenza e di riflesso, anche un numero straordinario di bambini che definirei “bambini detenuti” e naturalmente in modo ingiusto. Sono state effettuate alcune visite nel carcere di Rebibbia, in particolare appunto nella struttura che ospita i bambini dell’asilo nido e tali visite hanno purtroppo confermato la situazione di sovraffollamento. Anzi rispetto alla prima interrogazione presentata il numero dei bambini tra luglio e ottobre è addirittura aumentato tanto da richiedere lo spostamento di alcuni bambini ed alcune mamme per la notte nel reparto infermeria e per il giorno nella struttura ospitante l’asilo nido. Questo credo che dia l’evidenza anche plastica di una situazione insostenibile.

Io non voglio entrare nel merito delle dichiarazioni internazionali, le quali tutte difendono i diritti dei bambini, credo anche che le forme di detenzione rappresentino una violazione concreta e inaccettabile mascherata da esigenze assolutamente fragili e superficiali che vanno appunto a mascherare quella che di fondo è una violazione dei diritti fondamentali dell’infanzia.

Io credo che sia necessario da parte di questo Ente locale porre in essere un’iniziativa concreta che ha un valore non solo simbolico, ma credo anche di immediata ricaduta e di risoluzione di una criticità. Credo che questa Regione dovrebbe dotarsi di un istituto di custodia attenuata per detenute madri.

L’unico modello di riferimento in questo momento è quello offerto appunto dall’Icam di Milano che abbiamo visitato – lo abbiamo fatto nel mese di settembre -, che è concepito secondo un modello di casa famiglia e che ospita le detenute e i loro bambini, consente ai bambini di usufruire sul territorio dei servizi messi a disposizione dal territorio, naturalmente si avvale per queste uscite esterne del ruolo dei volontari e il regime all’interno dell’istituto di custodia attenuata è un regime naturalmente di sorveglianza, ma secondo misure di convivenza che consentono ai bambini una sorta di normalità della loro infanzia.

Allora io chiedo a questo Consiglio e chiedo all’assessore un impegno preciso che già so da parte sua essere assunto, assessore, la sua sensibilità è già dimostrata nella risposta, ma vorrei che il Consiglio tutto assumesse in questo una responsabilità condivisa e assolutamente bipartisan per consentire a questa Regione di essere la seconda in Italia ad ospitare un istituto di custodia attenuata per detenute madri e soprattutto di consentire a questa Regione di rappresentare anche un modello esportabile e replicabile sugli altri territori regionali, ma soprattutto sarebbe bello che questa Regione veramente in termini concreti e simbolici – una volta tanto forma e sostanza che si identificano – andasse a risolvere e ad affrontare una criticità nel nome e nel rispetto dei diritti dei bambini, dei diritti umani fondamentali e inalienabili e soprattutto per restituire a questi bambini la loro infanzia. Grazie.

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PRESIDENTE.  Ha chiesto di parlare la consigliera Rauti. Ne ha facoltà.

RAUTI (Pdl). Grazie, Presidente.

Anche noi ci riteniamo soddisfatti dell’intervento dell’assessore, ma anche del lavoro che precede questo intervento e della sua dimostrata sensibilità e attenzione alla questione. Apprezziamo anche in particolare, nella sua risposta, quel riferimento non ideologico e soprattutto il passaggio in cui dice che la realizzazione dell’istituto di custodia attenuata per le detenute madri, che comincia quindi a diventare più che un’ipotesi concreta, non sarebbe il fiore all’occhiello di questa Giunta, ma sarebbe evidentemente un servizio che tutto il Consiglio mette a disposizione della Regione, in particolare di questi bambini da 0 a 3 anni detenuti con le loro madri in carcere. Io ho effettuato anche una visita alla struttura che è tra quelle possibili e che è stata citata anche nella risposta dell’assessore, che è una struttura che ha a mio avviso tutti i requisiti per diventare la sede che ospita l’Istituto di custodia attenuata per detenute madri, mi auguro che gli ostacoli che ci sono stati elencati vengano superati, mi sembra che siano superabili, credo che sia necessaria una volontà politica e soprattutto uno spirito di collaborazione e di concretezza che sono sicura non mancherà agli assessorati coinvolti di immediato e diretto riferimento e non mancherà all’intera Giunta, ma soprattutto sono convinta non mancherà a questo Consiglio, e in questo senso mi sento anche di condividere – questo lo dico a titolo personale – l’intervento del collega Rossodivita.

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Discussione unificata:

Mozione n. 68 del giorno 31 agosto 2010, proposta dai consiglieri D’Ambrosio, Irmici, Carducci Artenisio, Carlino, concernente: Interventi in favore della cittadina iraniana Sakineh Mohammadi – Ashtiani, condannata a morte mediante lapidazione.

Mozione n. 109 del giorno 03 novembre 2010, proposta dai consiglieri Rauti, De Romanis, Nobili, Irmici, Miele G., Miele A., Battistoni, Cetrone, Pasquali, Colosimo, Storace, Gatti, Saponaro, Vicari, Perazzolo, Tarzia,Mandarelli, Abate, Bernaudo, Melpignano, Palmieri, Fiorito, Casciani,concernente: Condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtiani

Discussione generale

PRESIDENTE. L’ordine del giorno, al punto 1, reca:

Discussione unificata:

Mozione n. 68 del giorno 31 agosto 2010, proposta dai consiglieri D’Ambrosio, Irmici, Carducci Artenisio, Carlino, concernente: Interventi in favore della cittadina iraniana Sakineh Mohammadi – Ashtiani, condannata a morte mediante lapidazione.

Mozione n. 109 del giorno 03 novembre 2010, proposta dai consiglieri Rauti, De Romanis, Nobili, Irmici, Miele G., Miele A., Battistoni, Cetrone, Pasquali, Colosimo, Storace, Gatti, Saponaro, Vicari, Perazzolo, Tarzia,Mandarelli, Abate, Bernaudo, Melpignano, Palmieri, Fiorito, Casciani,concernente: Condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtiani”.

Ha chiesto di parlare il consigliere D’Ambrosio per illustrare la mozione n. 68. Ne ha facoltà.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la consigliera Rauti per illustrare la mozione n. 109. Ne ha facoltà.

RAUTI (Pdl). Signor Presidente, dopo il dotto intervento del mio collega D’Ambrosio prendo la parola con un certo imbarazzo, ma vorrei aggiungere e rafforzare quanto è stato detto perché poi i principi ispiratori sono i medesimi.

Vedete, cari colleghi, questa mozione, la n. 109, è slittata più volte nella discussione del Consiglio, ciononostante resta di attualità, e lo dico evidentemente con tristezza, perché la questione di Sakineh Mohammadi Ashtiani resta irrisolta. La sua è una storia tormentata che è circondata da molte ombre e da pochissime luci ed è una storia per noi che è paradigma e metafora.

Vedete, questa mozione, che ha avuto un largo consenso di miei colleghi, in realtà utilizza, lo dico senza interessi negativi, questa vicenda per attirare però l’attenzione su una questione più grande, che è una questione di diritti e, come diceva il mio collega D’Ambrosio, è una questione che evoca immediatamente un’altra questione, che è quella delle pene corporali a chi è detenuto, e quella della pena di morte.

Ma voglio tornare al merito della mozione. C’è stata, rispetto al caso di Sakineh, una mobilitazione internazionale, una mobilitazione non ideologica ma direi rivelatrice di grande sensibilità. Forse è la prima volta che rispetto ad un caso simile o assimilabile c’è stata una tale mobilitazione, e questo lo dobbiamo guardare con favore, come c’è stato un impegno del Governo italiano nell’ambito della diplomazia internazionale, come c’è stato un impegno da parte della Regione. La Regione ha fatto la sua parte, però io ritengo che tutto questo sia una condizione necessaria ma non sufficiente e che si debba e si possa fare di più.

Non basta, io credo anche, come dicevo prima, che il caso di Sakineh, che non è, lo voglio dire, una questione di omicidio nel merito della quale entriamo, è piuttosto una questione di condanna dell’adulterio nel merito della quale invece vogliamo entrare, io penso che Sakineh sia la metafora, il paradigma, dicevo, della condizione di moltissime donne detenute in Iran, ma anche in altri Paesi, e soprattutto che sia la metafora e il paradigma della condizione femminile in alcune latitudini geografiche, insomma una metafora di disuguaglianze, una metafora di non accesso ai diritti, una metafora di contraddizione, negazione dei diritti umani fondamentali.

Le donne in Iran vivono una condizione oggettiva di disuguaglianza giuridica, una disuguaglianza sancita per diritto, ma soprattutto una diseguaglianza che trova la sua massima articolazione nel diritto consuetudinario, che è sicuramente più forte di qualsiasi diritto scritto. E non è un caso, rispetto al diritto scritto ma anche evidentemente a quello consuetudinario che vive alle spalle di quello scritto, non è un caso che il Parlamento europeo sia intervenuto in termini espliciti e specifici già nel 2008, con una risoluzione sui diritti umani e sui diritti delle donne iraniane, che ha fatto seguito tra l’altro ad una campagna di raccolta di firme dedicata proprio al raggiungimento dell’uguaglianza delle donne iraniane, uguaglianza di diritti, uguaglianza di accesso, uguaglianza di condizione.

Naturalmente non penso di poter aprire qui, nei pochi minuti a disposizione, la grande questione che evidentemente questa mozione sottende, ovvero la condizione femminile nei regimi islamici, voglio soltanto dire però che sono tornata dall’Afghanistan da dieci giorni, e sono stata in quella parte occidentale dell’Afghanistan che confina con l’Iran e che risente molto dell’influenza iraniana. Ne risente nelle figure di quelle donne che sono chiamate le “auto immolate” che si danno fuoco per morire o solo per protestare e attirare l’attenzione dei mariti e delle famiglie, ed è un fenomeno crescente, è un fenomeno che nasce in Iran e arriva in Afghanistan e che ha un solo nome, la disperazione femminile e l’incapacità di trovare riscontro, di trovare riferimento.

Ecco, vedete, rispetto a questi fenomeni, fenomeni che in realtà sembrano quasi ingigantirsi a dispetto di quanto il modo in senso globale ha dichiarato e di quanto ha conseguito, io penso che anche un’amministrazione come la nostra, anche un ente locale, che è vero che, sì, ha il compito di legiferare e amministrare per i cittadini della Regione Lazio, ma non può chiudersi ad un contesto internazionale, tantomeno può chiudersi rispetto ad un contesto globale. Perché abbiamo visto globalizzare i mercati, abbiamo visto globalizzare i prodotti e abbiamo visto, con i mass media, globalizzare le vite di tutti. Be’, rispetto a questo però c’è ancora molto da fare invece nella globalizzazione dei diritti e dei diritti umani fondamentali.

Quindi io penso che noi si possa fare la nostra parte, io penso che queste sono questioni che possono solo unire e non devono mai dividere, io penso che questo Consiglio si possa caratterizzare anche da questo punto di vista, un punto di vista che significa guardare al mondo, significa assumere queste questioni come una responsabilità diretta e condivisa, significa oggi impegnare questa Giunta, ma da oggi stesso e da domani sentirci tutti impegnati a titolo individuale e istituzionale per intraprendere ogni iniziativa utile, in termini anche di sostegno all’azione diplomatica del nostro Governo, ma comunque ogni iniziativa utile per sensibilizzare le autorità iraniane che devono, a nostro avviso, revocare la condanna a morte, ma significa soprattutto, per ognuno di noi, per tutti assumersi una responsabilità che è quella di impegnare la politica nel rispetto dei diritti umani e insistere perché i diritti umani trovino centralità nelle agende politiche. Grazie.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE

D’AMBROSIO

Mozione n. 120 proposta dai consiglieri Tarzia, Miele G., Miele A., Galetto, Nieri, Peduzzi, Nobile, Tedeschi, Berardo, D’Ambrosio, Bonelli, Cetrone, Perilli, Parroncini, Palmieri, Rauti, Bernaudo, D’Aguanno, Melpignano, Vicari, Paris, D’Annibale, Montino, Saponaro, Pascucci, Perazzolo, Ponzo, concernente: “Condanna a morte di Asia Bibi”

Iscrizione all’ordine del giorno, discussione e votazione

PRESIDENTE. Come richiesto dal collega Fiorito pongo in votazione l’inserimento e la contestuale anticipazione della discussione della mozione su Asia Bibi.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la consigliera Rauti. Ne ha facoltà.

RAUTI (Pdl). Signor Presidente, intanto sono contenta del fatto che si sia ritrovato su questa questione, che non è un argomento, ma è una questione, una unità di intenti e una comune sensibilità.

Voglio dire che, senza strategie precise, ma casualmente – ma talvolta la causalità è più sincera, più gentile -, questo alla fine è diventato un Consiglio sui diritti umani. Per fortuna abbiamo trovato intese trasversali, che è qualcosa di più delle intese semplicemente bipartisan, sono quindi particolarmente contenta del clima e dell’operato dell’assemblea di oggi e volevo sottolinearlo.

Per quanto riguarda l’oggetto in discussione, è evidente che noi andiamo ad affrontare, sia pure sotto un’altra angolatura geografica e anche contestuale, però, in un certo senso, una questione molto simile, quella che attiene sempre – quindi ritorna – la condizione femminile.

Nel caso di Asia Bibi – per il quale ci siamo già spesi, almeno in termini di comunicati, di dichiarazioni, in qualche modo di assunzione di responsabilità e di intenti – la situazione è probabilmente più favorevole rispetto a quella di Sakineh, ma questo nulla toglie alla nostra obbligatoria e doverosa attenzione, nulla toglie a quello che come Consiglio possiamo fare e chiedere anche alla Giunta di intraprendere in termini di iniziative.

Io non entro nel merito della questione strettamente religiosa, perché questo attiene più alla coscienza individuale, però voglio porre questa nostra riflessione sul piano più alto, che è quello appunto delle libertà fondamentali, dei diritti fondamentali, dei diritti umani e aggiungerei anche delle libertà femminili. Vedere in televisione le immagini di una donna costretta a dire “non ho bestemmiato” o “sono fedele al profeta” con parole disperate, talune strappate probabilmente, è qualcosa comunque che credo, a prescindere dal proprio credo religioso, anzi sono convinta non possa lasciare indifferenti. Non lascerà indifferente questa maggioranza, non lascerà evidentemente indifferente questo Consiglio, non lascia indifferente, per quello che conta, la mia persona, io mi auguro che questa nostra – a questo punto voglio dire “nostra”, tra l’altro sono tra i firmatari – mozione trovi in questa Aula il dovuto consenso. Grazie

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