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ilvelino.it – Lavoro nero: dal Lazio proposa di legge bipartisan per contrastarlo

Roma – È stata presentata questa mattina alla Pisana la proposta di legge, di cui è primo firmatario il presidente della commissione Sicurezza, integrazione sociale e lotta alla criminalità, Filiberto Zaratti (Sel), “Disciplina in materia di contrasto al lavoro non regolare”. Un testo accolto anche dalle altre forze politiche, che prende spunto, come ha spiegato Zaratti, “da una serie di audizioni compiute in commissione Sicurezza con sindacati e associazioni datoriali che ci hanno sollecitato un provvedimento legislativo che potesse disciplinare il rapporto tra la regione Lazio e le imprese in modo tale da diminuire il lavoro nero nella nostra Regione”. La proposta di legge vuole disciplinare un settore, quello del lavoro nero e del caporalato, che è ormai oggetto di attenzione da parte di tutti. Come nel resto del paese, anche nel Lazio si registra ormai da molti anni una gravissima situazione di sfruttamento e negazione dei diritti del lavoro, di cui sono vittime non solo lavoratori stranieri ma anche italiani. Per questo i firmatari della pdl – che sono anche Antonio Paris (Misto), Pino Palmieri (LP), Giancarlo Miele (Pdl), Isabella Rauti (Pdl), Gisueppe Parroncini (Pd) e Giuseppe Rossodivita (Lista Bonino – Pannella) – hanno voluto produrre un intervento normativo regionale organico, che superi il mero piano dell’affermazione di principi, ai quali si è sinora fermata la produzione legislativa delle poche altre regioni che vi abbiano dedicato attenzione. Obiettivo del provvedimento, quello di produrre un sistema che premi gli imprenditori perseguano obiettivi di sviluppo economico, rispettando le disposizioni contrattuali e di legge. Per poter attingere a questi incentivi economici bisognerà osservare le leggi oltre, ad esempio, comunicare l’assunzione di un lavoratore ai centri d’impiego prima dell’inizio del rapporto di lavoro. Altro punto cardine del provvedimento è, come si legge nella relazione alla proposta, l’individuazione di indici di congruità – parametri che definiscono il rapporto tra la qualità e la quantità dei beni e dei servizi offerti dai datori di lavoro, e la quantità delle ore lavorate – quale condizione per poter godere delle agevolazioni regionali. La regione costituirà un Osservatorio regionale per l’economia sommersa: obiettivo è effettuare un’analisi delle principali problematiche dell’economia sommersa, del lavoro irregolare e dei loro riflessi sul mercato del lavoro. Il provvedimento prevede anche un aspetto sanzionatorio: ogni infrazione accertata dai competenti organi ispettivi comporta reato penale come previsto dal DL 13 agosto 2011, n. 138 art. 12, a titolo di sanzione, in relazione alla gravità dell’inadempimento, la riduzione delle erogazioni spettanti, al loro recuipero parziale o penale.
“Secondo la proposta di legge – ha spiegato Zaratti – chiunque abbia un rapporto di lavoro diretto e indiretto con la Regione Lazio sarà costretto a stare all’interno delle norme e delle leggi che regolano le assunzioni in modo tale che soltanto quelle imprese che rispettano i criteri di quantità e qualità che fissa la Regione, potranno firmare contratti o appalti con l’ente. Con questa proposta speriamo di dare un contributo importante alla lotta al lavoro irregolare, a lavoro nero e all’infamia del caporalato”. Ovviamente, ha poi spiegato Zaratti, “la legge va finanziata e per essere efficace deve avere il regolamento di attuazione che può produrre solamente la giunta regionale e contemporaneamente deve essere stilato il documento che stabilisce i cosiddetti parametri di congruità fondamentali per l’efficacia della legge. Poi è evidente che un sostegno economico al provvedimento sia fondamentale”.
Isabella Rauti ha poi spiegato che si tratta di “una proposta bipartisan. Importante perché pone il Lazio all’avanguardia nella lotta al lavoro nero che è sfruttamento anche sessuale e che diventa anche tratta degli esseri umani. Quindi è una proposta di legge all’insegna dei diritti umani fondamentali con cui dichiariamo guerra al lavoro sommerso. Dati sorprendenti dimostrano come il 48 per cento dei lavoratori in nero siano donne e la maggiore concentrazione geografica è al Nord Italia e non come si potrebbe pensare al Sud dove le donne soffrono di una maggiroe difficoltà di impiego e di inserimento nel mondo del lavoro. È inaccettabile come il rischio maggiore per una donna sia il ricorso al lavoro nero diventa per le donne una forma di continuità e stabilità, finendo per diventare la strada principale anche nel futuro. Serve un impegno nazionale per contrastare il fenomeno e la Regione Lazio con questa proposta di legge ha lanciato una sfida importante condivisa da maggioranza e opposizione ponendosi come Regione all’avanguardia”. È una legge che prevede strumenti premiali per le imprese che assumono in condizioni regolari rispettanbdo i contratti di lavoro e che aumenta le possibilità di ricorso alla denuncia. Sono previsti criteri qualitativi e quantitativi. In sede di discussione bisogna emendare e articolare meglio la proposta perchè molte persone inghiottite nel sommerso sono privi di permessi di soggiorno come i lavoratori extracomunitari che non possono accedere alla denuncia e su questo aspetto fa leva anche in termini di reclutamento da parte di organizzazioni mafiosi. Quindi dovremo pensare anche se non è competenza regionale ad accelerare i permessi di soggiorno a chi trova il coraggio di denunciare che poi è lo stesso meccanismo previsto per legge per la tratta di essere umani. (ilVelino/AGV)

[Fonte: www.ilvelino.it]

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