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ilmattino.it – Totoministri, Baldassarre o Rauti alla Famiglia: Giorgetti al Mef, Crosetto al Mise e Nordio in pole per la Giustizia

Per quanto in questa fase Silvio Berlusconi sembri quasi intenzionato a strapparla, la margherita da sfogliare per il nuovo governo inizia ad avere sempre meno petali in sospeso. Via via che ci si avvicina all’atteso conferimento dell’incarico a Giorgia Meloni (che dovrebbe arrivare il 21), alcune caselle paiono infatti quasi blindate. Prima tra tutti quella che occuperà Giancarlo Giorgetti. Il leghista sarà con ogni probabilità l’unico “riconfermato” del governo uscente, traslocando al Tesoro dallo Sviluppo economico. Poltrona, quest’ultima, su cui invece siederà – salvo sorprese – il co-fondatore di Fratelli d’Italia Guido Crosetto.

Sono infatti state respinte fino a oggi le insistenze di Forza Italia che reclamava il Mise come “risarcimento” per aver ceduto il passo agli alleati sulle presidenze di palazzo Madama e di Montecitorio. Una dote che nelle intenzioni berlusconiane avrebbe dovuto comprendere anche la Giustizia, da destinare a Francesco Paolo Sisto o – anche per aggirare la fatwa di FdI sui senatori azzurri – all’ex presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati. Nulla da fare però. Ad oggi l’ex magistrato Carlo Nordio è in pole per il ruolo di Guardasigilli. 

Tuttavia se governo sarà, qualcosa Meloni dovrà pur concedere agli azzurri. E allora posto che la fedelissima del Cavaliere Licia Ronzulli resterà esclusa dall’esecutivo e che Antonio Tajani pare ormai considerato inamovibile occupante della casella Farnesina, ballano almeno quattro ministeri. Ovviamente – tra zoomate sugli appunti e dichiarazioni al vetriolo – non c’è però alcun accordo. Anche se prima dello scontro a palazzo Madama la partita sembrava piuttosto chiusa per Anna Maria Bernini all’Università e Alberto Barachini al sottosegretariato per l’Editoria, ora tutto è stato rimesso in discussione.

E quindi, proprio in virtù dell’esclusione dei senatori di FI caldeggiata fortemente dagli eletti, a Berlusconi potrebbe essere chiesto di allargare la rosa di papabili. Un nuovo braccio di ferro che rischierebbe di far saltare in aria sul nascere qualunque tentativo di ricostruire un fragile equilibrio al centrodestra. Per quanto riguarda le altre concessioni, resta sul tavolo l’ipotesi del deputato Alessandro Cattaneo come ministro della Transizione ecologica o degli Affari Regionali e quella di Maurizio Gasparri delegato alla Pubblica amministrazione. 

Seguendo questo schema, risultano ancora da assegnare almeno due ministeri considerati importanti come Lavoro e Salute. Se per quest’ultimo le candidature più forti sembrano quelle del deputato azzurro Paolo Zangrillo e soprattutto del presidente della Croce rossa internazionale Francesco Rocca, per il dicastero di Via Veneto (a cui spetterà l’onere di smantellare il Reddito di cittadinanza) è spuntato da qualche giorno il nome di un tecnico come Marina Calderone. La presidente del consiglio nazionale dell’ordine dei Consulenti del Lavoro è però considerata tecnico d’area e quindi risponderebbe a quel profilo di estrema competenza più volte chiesto da Meloni. Un po’ come dovrebbe avvenire con il Viminale (per cui la candidatura più autorevole è ancora quella di Matteo Piantedosi, prefetto di Roma) e i Beni culturali che potrebbero essere guidati dall’ex consigliere Rai in quota FdI Giampaolo Rossi

A completare la squadra che sosterrà Meloni dovrebbero poi essere i tre tenenti di FdI Adolfo Urso alla Difesa, Fabio Rampelli alla Transizione ecologica e Raffaele Fitto agli Affari Ue, Matteo Salvini alle Infrastrutture e i leghisti Gian Marco Centinaio all’Agricoltura e Roberto Calderoli al ministero delle Riforme. Per quanto riguarda la Famiglia (assieme alla delega alla Natalità chiesta da Salvini) il nome giusto potrebbe invece essere l’eurodeputata leghista Simona Baldassarre, che però è insidiata dalla candidatura forte della fedelissima meloniana Isabella Rauti

[Fonte: www.ilmattino.it]

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