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HuffPost – Mario Draghi, un fantasma si aggira per Palazzo Madama. Tra chi lo evoca e chi lo teme

L’ex presidente Bce entra in quasi tutti gli interventi in Senato. Salvini lo riscopre e intima: “Se non diamo subito soldi alla gente, esce di casa”. Mentre Renzi già pensa a una commissione d’inchiesta post-emergenza

Un fantasma si aggira a Palazzo Madama. Nel giorno dell’informativa di Giuseppe Conte sul Covid-19 è l’ex governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi, il nome che risuona praticamente ad ogni intervento. Lo evocano, lo citano, nell’ordine Pierferdinando Casini, Matteo Renzi (Italia Viva), Loredana De Petris (SeL-LeU), Matteo Salvini (Lega), Anna Maria Bernini (Forza Italia). Insomma, è l’uomo del giorno, eccezion fatta per Isabella Rauti (Fratelli d’Italia), per Andrea Marcucci (Pd) e per il grillino Gianluca Perilli  che chiude i lavori alimentando le distanze fra maggioranza e opposizione. 

Tutti ai posti comando. In un clima spettrale, alle 10 in punto, inizia la seduta. Presenti: un senatore su tre per evitare assembramenti, per rispettare il distanziamento sociale, previsto dai decreti e della molteplici ordinanze del Viminale. Si scorge in primissima fila Gaetano Quagliariello che sfoggia una sciarpa bordeaux. Come altresì si fa notare con tanto di mascherina quel Matteo Salvini, sempre presente, quando si tratta di sfidare Conte. Già, Conte. Apre lui lavori, ed è lo stesso discorso di ieri a Montecitorio con un aggiunta che registra un timido, ma solo timido, avvicinamento alle opposizione. Ecco la promessa: “Il governo è favorevole a proseguire nel confronto tra le varie forze politiche in modo da concordare un percorso di condivisione delle misure riparatorie quanto più ampio possibile”. Mugugni dai banchi dell’opposizione: “Speriamo che dalle parole si passi ai fatti”.

 Nel frattempo a ogni singolo senatore viene recapitato un messaggio su whatsApp: “Nella giornata di oggi è stato predisposto un servizio di cestini da asporto contenenti panini e bevande, distribuiti presso il self service di Palazzo Madama dalle 12 alle 15. […] Coloro i quali abbiano celiachie o altre intolleranze sono pregati di segnalarlo entro le 11 al numero 2025”. Scopriremo poi che nel cestino ci saranno un panino con prosciutto, una mini crostata, un succo di frutta e una bottiglia d’acqua. Spetta a Pierferdinando Casini, mentre Renzi e Salvini sono entrambi concentrati sui rispettivi discorsi, rispondere per primo alle parole di Conte. L’ex democristiano, ormai veterano del Palazzo, la mette così: “Oggi siamo in guerra e in tempo di guerra le diserzioni non sono possibili. Poi verrà il tempo della pace e ciascuno potrà fare le proprie valutazioni su ciò che non ha funzionato”.Ed eccolo allora citare Draghi e mettere sul tavolo due proposte: “Una commissione speciale con un mandato di due o tre mesi che, nel Parlamento e non fuori, che consenta di realizzare concretamente questa collaborazione di cui ha parlato anche il presidente del Consiglio e l’istituzione di una task force per la ripresa”.

Casini cede il microfono a Renzi. Il quale propone in serie “una commissione di inchiesta sul virus”, di finirla con i decreti ogni due giorni, ma di farne uno che sia “l’ultimo in cui si dice tutto quello che serve per mettere le imprese nelle condizioni di riaprire e 50 miliardi non bastano”. E per completare l’arringa, non prima di aver citato Dante, l’ex rottamatore si rivolge al presidente del Consiglio in questi termini: “Draghi le ha indicato, la strada, serve liquidità. O siamo in grado di immaginare il futuro economico o faremo gli stessi errori” fatti “sull’emergenza sanitaria”. Ancora Draghi, ancora quel nome arriva dritto nelle orecchie di Giuseppe Conte. E se non è una strigliata o un avviso di sfratto poco ci manca.

Scivola via l’intervento della battagliera Isabella Rauti di Fratelli d’Italia che fatta la premessa, “noi ci siamo nella battaglia comune di oggi”, poi rimbrotta Conte sui decreti varati dal Consiglio dei ministri senza aver preso in considerazioni i suggerimenti delle opposizione: “E’ buona norma scrivere i provvedimenti prima di annunciarli. E’ buona norma condividerli prima di approvarli. Lavoriamo insieme per impedire l’assalto”. Loredana De Petris, capofila del Misto, difende strenuamente le scelte dell’esecutivo, “il governo ha fatto uno sforzo senza precedenti”, ma anche lei alla fine è costretta a citare Mario Draghi: “Gli Stati devono poter mobilitare tutte le risorse possibili”. Un caso?

Eppoi c’è Andrea Marcucci, capogruppo di un Pd super presente, protagonista di un siparietto con la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casaletti. Ecco, quest’ultima lo cerca, ma non lo trova dove è normalmente seduto. “Parlo volentieri da questa parte perché a tutto si può dare un valore simbolico”. Il democrat lancia un appello alle opposizioni: “Responsabilità non è essere unanimi ma lavorare insieme. L’appello a Salvini è essere coerenti e coraggiosi e avere l’orgoglio di fare la propria parte, collaborare e dare un contributo”.

Già, Salvini. Il leader dell’opposizione si alza dal banco alle 11:50. Guarda negli occhi il presidente del Consiglio, suo eterno rivale, e si rivolge all’esterno a chi in quel momento si trova in casa ed è sintonizzato su Rai1 che trasmette la diretta dell’aula. E allora concentra la prima parte dell’arringa sulla cassa integrazione in deroga, sulle tasse, sugli stipendi di chi è in prima linea, vale ai dire i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari, e poi ancora un pensiero lo invia alle piccole e medio imprese e al tessuto produttivo: “Se non diamo i soldi alla gente quella esce di casa: subito liquidità. Dico al governo che se ci vuole collaborativi bene, ma non ci stiamo a fare gli spettatori, ci ascolti”. Con una postilla: “Presidente Conte, ogni tanto ammettere qualche errore fatto non sarebbe segno di debolezza”. Boom.

Eppoi c’è quel Draghi che Salvini  incensa. E’ vero, lo aveva fatto altre volte in passato, ma oggi, non casualmente, si spinge in avanti: “Ci serve il suo aiuto e sono contento di ciò che potrà nascere da questa intervista”. Sulla stessa scia Anna Maria Bernini, la capofila degli azzurri in Senato: “E’ stato evocato tante volte Mario Draghi. Ma Draghi ha titolo per essere evocato perché è quel signore che ha salvato l’euro e in tasca a ha una serie di soluzioni che dobbiamo condividere. Dobbiamo avere coraggio e innestare potenti dosi di liquidità nelle nostre imprese e ai cittadini. Da sempre Draghi ce lo ha mostrato”. Bernini poi avverte il premier: “Noi non vogliamo essere sfidati ma collaborare, non obbedire. Vogliamo essere responsabili ma non complici”.

A rovinare questa parvenza di atmosfera di solidarietà nazionale ci pensa il grillino Gianluca Perilli, il quale chiude i lavori, ma non prima di non inanellare una serie di accuse rivolgendosi a Salvini e alla Meloni: “La senatrice Rauti dice che Fratelli d’Italia è responsabile, ma è responsabile chi, come la Meloni, è andata in televisione a dire che Conte è un criminale?”. E ancora: “Salvini, quale aiuto è venuto da lei in questi mesi se non dichiarazioni propagandistiche che insistevano sul fatto che il Parlamento non lavorava?”. A questo punto scoppia il putiferio, volano “i vergogna” da una parte e dall’altra dell’emiciclo. Ed è come se in un attimo si fosse tornati alle solite bagarre fra maggioranza e opposizione. Quasi a voler sconfessare le parole dei minuti precedenti. La Casellati è costretta a riprendere Perilli e non solo. “Tenete le mascherine e smettete di urlare”. Così alla fine di questa giornata resta solo una certezza: non l’unità nazionale, ma Mario Draghi. 

[Fonte: www.huffingtonpost.it]

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