Crocevia di interessi geopolitici globali, nuova rotta per gli equilibri commerciali internazionali e terreno di contesa tra potenze. Oggi lo studio e l’osservazione dell’Artico divengono fondamentali per una regione già cruciale per la comprensione del mondo che verrà e anche per l’Italia, come ha spiegato il sottosegretario Isabella Rauti al convegno di Spazio Europa.
Crocevia di interessi geopolitici globali e regionali, l’Artico e le sue dinamiche impattano sugli sviluppi economici, politici e strategici internazionali. La partita artica vede oggi la comparsa e il rafforzamento di attori vecchi e nuovi, in competizione per il primato sul grande Nord. Se ne è parlato ieri alla presenza del sottosegretario alla Difesa (con delega all’Artico) Isabella Rauti, in un evento ospitato dalla Rappresentanza in Italia del Parlamento europeo. L’occasione è stata la presentazione del primo volume dell’Osservatorio artico della Società italiana di intelligence (Socint). Moderato da Flavia Giacobbe, direttore di Formiche e Airpress, il dibattito ha offerto una panoramica sulle strategie dei principali player globali e sull’importanza strategica, energetica ed economica dell’Artico.
Una sfida a cui rispondere come Sistema Paese
“Abbiamo bisogno di un approccio sistemico per l’elaborazione di una dottrina artica, di un modello operativo e capacitivo che comprenda industria, enti accademici ed apparati governativi”, ha spiegato alla platea Isabella Rauti, concentrandosi sulle priorità che devono guidare l’azione del Paese nel grande Nord, “serve un approccio multidisciplinare, una concentrazione interforze e interoperabile per mettere in campo una strategia comune”. La visione d’insieme come sistema-Paese, ha ribadito il sottosegretario, dovrà essere la stella polare dell’azione dell’Italia in questo teatro strategico.
La partita intorno all’Artico
L’importanza dell’osservazione dei fenomeni artici è stata ribadita dal direttore dell’Osservatorio e curatrice del libro, Emanuela Somalvico e da Gianluca Frinchillucci (tra gli autori del report). Anche perché lo studio delle dinamiche del passato e del presente sono strumenti imprescindibili per la comprensione dei fenomeni geopolitici futuri che evolvono con grande velocità, come ha spiegato il presidente di Socint, Mario Caligiuri. D’altronde, come ha ricordato Agostino Pinna, inviato speciale per l’Italia nell’Artico, la questione del Polo Nord è entrata a far parte dell’agenda strategica internazionale con una crescente velocità, alla quale il nostro Paese si è fatto trovare pronto, come Stato membro dell’Osservatorio Artico dal lontano 2013.
Il confronto tra potenze
Per le grandi potenze, la regione è motivo di tensione. Secondo Ferdinando Sanfelice di Monteforte nell’Artico persiste una Guerra Fredda latente e mai davvero terminata. Il quadrante, teatro di opportunità strategiche, è però un luogo esposto a molteplici criticità operative, soprattutto nell’ambito delle infrastrutture strategiche sottomarine, come ha evidenziato l’ammiraglio, “l’Artico è punto di partenza delle correnti oceaniche e punto di incontro delle controcorrenti stesse, aggiungendo un ulteriore elemento di complessità per le operazioni dei sottomarini presenti nell’area”.
La partita nell’artico pone Usa e Russia a confronto su più livelli, come ha ricordato Agata Lavorio, ricercatrice dell’Università degli studi di Milano. Un esempio di gap capacitivo da colmare è sicuramente la differenza quantitativa di navi rompighiaccio a disposizione (tra le 40 e le 50 per la Marina russa; 3 per la US Navy), per le quali Washington prevede di allocare fondi aggiuntivi nell’ambito dell’Ice breaker collaboration effort, insieme a Canada e Finlandia. Il Canada, che persino nell’inno nazionale ha riferimenti al Nord, “con la dimensione artica come elemento preponderante dell’identità nazionale ed il naturale controllo della rotta a Nord-Ovest si proietta come player occidentale di rilievo nella regione”, ha poi spiegato Paolo Quattrocchi, direttore del centro studi Italia-Canada.
Non mancano poi scricchiolii sull’Artico nel partenariato strategico siglato da Russia e Cina. Le due potenze hanno obiettivi non coincidenti per il quadrante e visioni diverse. “La Russia ne fa una questione nazionale, mentre la Cina accetta l’apertura globale e geoeconomica della regione” ha detto Marco Volpe, visiting researcher presso l’Arctic centre di Rovaniemi.
Ma il Nord fa gola alle potenze straniere anche per lo sfruttamento delle sue ricche risorse naturali. Si intrecciano così esigenze diverse ma strategicamente urgenti, quali il funzionamento delle infrastrutture sottomarine critiche per la comunicazione transnazionale e internazionale, i giacimenti di terre rare e le nuove rotte commerciali. “Occorre comprendere il funzionamento delle infrastrutture per la comunicazione e l’informazione attraverso i cavi sottomarini nell’ambiente artico, assieme al crescente ruolo dei microchip e dei satelliti spia nella regione”, ha aggiunto Marco Santarelli, analista delle reti informative.
L’Italia e la Nato nell’Artico
“Sfide, criticità climatiche e morfologiche richiedono alla Nato e all’Italia una nuova pianificazione difensiva, che possa individuare efficaci modalità per operare in ambienti artici, caratterizzati da fasi di gelo e disgelo”, ha detto in chiusura il vice Capo ufficio generale Pianificazione e Programmazione dello Stato maggiore della Difesa, Carlo Di Somma. Perché se è crescente la militarizzazione e l’industrializzazione della regione, “la Marina militare italiana è già in prima linea nella collaborazione scientifica e nella cooperazione strategica per l’area, anche grazie alla spedizione della nave Alliance, salpata per il grande Nord”, ha concluso Giuseppe Berutti Bergotto, sottocapo di Stato maggiore della Marina militare.
[Fonte: formiche.net]