Percorso:

Conferenza stampa: “La cura del Girasole”

Isabella Rauti partecipa alla conferenza stampa: “La cura del Girasole”
Venerdì 23 aprile 2010 – Ore 12.00
Sala del Mappamondo, Camera dei Deputati

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Intervento di Isabella Rauti
già Capo Dipartimento del Ministero per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri
Consigliere Regionale del Lazio

(…) Saluto e ringrazio Luca Barbareschi e alla sua Fondazione “Dalla parte dei bambini”, per l’impegno sul fronte del contrasto alla pedofilia. Un saluto al Prof. Montecchi ed un apprezzamento al Progetto che oggi viene  presentato, intitolato “La cura del girasole”. Questa conferenza stampa rappresenta un passaggio intermedio tra le attività poste in essere dalle due Fondazioni e l’imminente ed importante appuntamento della seconda   Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia prevista per il 5 maggio p.v.
Partecipare a questa Conferenza Stampa mi dà l’opportunità di fare un piccolo bilancio dell’attività svolta, per due anni, come Capo Dipartimento al Ministero Pari Opportunità e mi impegna, nel mio nuovo incarico di Consigliere regionale, a proseguire su questo fronte ed a  portare all’attenzione del Consiglio i  temi, di cui mi sono sempre occupata, della difesa dei diritti fondamentali, tra i quali rientra a pieno titolo quello che affrontiamo oggi. Sulla base dell’esperienza fatta come Capo Dipartimento per le Pari Opportunità, sul versante istituzionale  della lotta alla pedofilia  ed agli abusi contro i minori – fenomeno speculare per le sue terribili affinità a tutte le forme di violenza contro le donne – mi sento di affermare che su queste questioni esistono due livelli di approccio.  Esiste  un aspetto  di intervento legislativo ed uno parallelo e non meno importante  legato agli aspetti di cura e di “presa in carico” delle vittime; la cura del disagio e dei danni subiti dalle  vittime di abusi. Disagi e danni emotivi, fisici e psicologici che purtroppo si trascinano nel tempo; e credo che  rispetto a questo secondo aspetto  le associazioni, le fondazioni, le onlus ed il terzo Settore nel suo complesso abbiano un atteggiamento molto dinamico, efficace quasi militante e che non sempre le Istituzioni e le Strutture preposte, come quelle socio-sanitarie, riescono ad avere lo stesso ritmo e la stessa possibilità di intervento. Ritengo inoltre che sia necessario ricomporre e colmare quello spazio che spesso – purtroppo – si crea tra le associazioni da un lato e le istituzioni o le strutture ufficiali dall’altro. Ed è proprio questa attenzione maggiore agli aspetti di cura  e di “presa in carico” di chi ha subito l’abuso che deve diventare centrale e prioritaria anche per le Istituzioni che devono intercettare e rispondere a  questi bisogni.
Il Dipartimento che ho coordinato, ha consolidato su questo versante un lunga esperienza; da tempo esiste  l’Osservatorio per il contrasto alla pedofilia e la pornografia minorile, mentre è nella fase conclusiva la creazione di una banca dati interministeriale che raccolga e monitori i dati e le attività svolte dalla amministrazioni  e le iniziative intraprese a livello nazionale e internazionale sul fronte del contrasto e della prevenzione oltre che della repressione del fenomeno degli abusi. L’Osservatorio ha anche collaborato all’elaborazione del Piano Nazionale per il contrasto e lo sfruttamento dei minori, nonché alla  stesura delle Linee guida europee di strategie nazionali e internazionali per la protezione dei minori dalla violenza; l’Osservatorio ha partecipato a vari programmi europei e tra questi al SAFER INTERNET DAY, per la sicurezza in rete in collaborazione con la polizia postale; infine è stato recentemente ricostituito dal Ministro Carfagna l’organismo denominato CICLOPE (comitato interministeriale di coordinamento per la lotta  alla pedofilia) mentre siamo in attesa della ratifica della Convenzione di Lanzarote.
Questo, molto nella sintesi, il perimetro di un impegno istituzionale e lo riassumo solo per aiutarmi a puntualizzare un concetto  ed è un dato positivo: la volontà politica  e la possibilità concreta di  inserire in un quadro organico e coordinato l’impegno istituzionale nella ed alla lotta alla pedofilia. Questo è l’obiettivo a cui si tende e sicuramente c’è stata, direi in questi ultimo decennio, una maggiore attenzione di analisi e contrasto dei temi che affrontiamo oggi; verso gli abusi, verso la pedofilia, verso la pedopornografia, verso il turismo sessuale, verso gli abusi rituali e collettivi penso a quelli che si consumano all’interno delle sette in cui molti bambini restano coinvolti a volte trascinati anche dai loro stessi genitori. E allora, se dovessi sintetizzare un quadro generale direi che c’è stato e c’è un aumento d’iniziative di sensibilizzazione segno di un maggiore sforzo politico nonché  c’è un impegno e strumento sempre più sofisticati della polizia  per l’identificazione delle vittime del reato e soprattutto degli autori e, forse, quel silenzio che circonda, sempre, tutte le vittime di tutte le forme di violenza – che si tratti di un minore o che si tratti di una donna – quel  muro di silenzio, comincia a  cedere ed a sgretolarsi. E’ un muro fatto di vergogna, è un muro fatto di ricatti e minacce , talvolta è anche un muro di omertà, altre volte è anche difficile per le vittime identificare l’abuso subito e cercare di denunciarlo magari con la paura di non essere creduti  Il bambino abusato esprime o nasconde il disagio, non sa come tradurre in parole l’accaduto, quasi si sente colpevole, talvolta è ricattato dall’autore della violenza;  spesso i medici parlano di una sintomatologia composita ed aspecifica quindi non è facile, nel caso di abusi subiti fuori dalle pareti domestiche, per i genitori capire che il bambino ha subito un abuso  per questo è necessario  rivolgersi a specialisti e trovare nelle strutture risposte  adeguate ai bisogni. Gli abusi sono multiformi: psicologici, emotivi, fisici, sessuali,  fino alla trascuratezza di cure, ed i danni sono sempre danni enormi: emotivi, cognitivi e relazionali  che determinano la difficoltà e talvolta l’impossibilità di una  costruzione o ricostruzione della propria identità. Nei casi di abuso sui minori si tratta di un’infanzia non solo negata, ma rubata, o di un’adolescenza spezzata o interrotta  nella sua normale evoluzione e se questo percorso evolutivo viene traumaticamente interrotto, sarà più difficile diventare uomini o donne con una identità definita. E  mi auguro che  la Regione Lazio in cui è prevista ed operativa la Figura del Garante regionale per l’infanzia, in attesa che nasca anche, come in molti altri Paesi europei, un Garante nazionale per l’Infanzia – come proposto  dal Ministero per le pari opportunità – rafforzi attraverso  gli organismi previsti e vocati l’impegno e che l’impegno diventi “più militante”, per militante intendo di prima linea perché non vi è dubbio che nei casi di abuso si segna il confine tra civiltà e barbarie. La condizione dell’infanzia è sempre  uno dei parametri per stabilire il grado di civiltà di una società, ed è chiaro che gli abusi segnano un netto confine – lo  ripeto – tra civiltà e barbarie; e rispetto a questo confine  con la stessa nettezza o si sta da una parte o si sta dall’altra.
E anche le Istituzioni devono fare la loro parte e devono in questo intrecciare i loro sforzi e le loro relazioni con  le associazioni.

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