Dalle vette dell’Himalaya alle Ande, l’Esercito Italiano racconta la sua sfida al grande freddo nel panel “Army Training in New Operational Domains: High Mountain and Arctic Environment” al Padiglione Italia di Expo 2025 Osaka.
Un appuntamento che unisce storia, innovazione e spirito d’esplorazione, mettendo in luce il ruolo strategico dell’addestramento in ambienti estremi.
A introdurre l’evento il commissario generale per l’Italia a Expo 2025 Osaka, l’ambasciatore Mario Vattani, che ha ringraziato il ministro della Difesa Guido Crosetto e il sottosegretario alla Difesa, senatrice Isabella Rauti, con delega per l’ambiente Artico, sub Artico e Antartide prossimamente impegnata nell’Arctic Circle assembly in Islanda.
L’evento anticipa l’importante appuntamento internazionale dell’ Arctic Circle Forum, Polar dialogue che si terrà a Roma dal 3 al 5 marzo 2026.
“Siamo stati felicissimi di ospitare al Padiglione Italia, insieme ai nostri eccezionali Alpini, un importante evento dedicato all’addestramento nei nuovi domini, l’alta montagna e l’ambiente artico, e alle tecnologie e innovazioni italiane in questo settore così speciale”, ha affermato il commissario generale. Vattani ha inoltre sottolineato come la senatrice Rauti, abbia “offerto l’opportunità di approfondire questi temi di grande rilevanza internazionale e di grande attualità in termini di studio dell’ambiente e di soluzioni per uno sviluppo sostenibile grazie anche al prezioso contributo tecnico e scientifico dell’Esercito Italiano e dei suoi rappresentanti.” “L’addestramento in alta quota è una scuola di resilienza e innovazione – ha spiegato il Brigadiere Generale Carlo Di Somma – unisce capacità operative, ricerca e cultura scientifica, elementi chiave anche per affrontare le sfide globali legate all’Artico”.
Accanto a lui il Tenente Colonnello Marco Mercurio, che ha illustrato come il Centro Addestramento Alpino (Cealp) collabori con università e centri di ricerca: “Le lezioni apprese non devono restare chiuse nella scuola, ma generare un modello win-win, condividendo conoscenze e tecnologie con il mondo accademico. Collaboriamo con atenei come Bologna, Milano e la Valle d’Aosta, e con il Cnr per creare nuove opportunità di sviluppo”.
Marco Majori, graduato dell’esercito e alpinista della sezione militare d’alta montagna, ha raccontato l’esperienza sul campo: “In spedizione l’aspetto umano è decisivo. A volte non tutti raggiungono la cima, ma ognuno contribuisce al successo del gruppo. È la fiducia nella squadra che fa la differenza”.
Majori ha ricordato anche la recente impresa su una nuova via aperta sulle Ande, in collaborazione con alpinisti civili come Matteo Della Bordella, oggi parte della riserva selezionata dell’Esercito.
A moderare l’incontro, il Ruben Montagnoli, responsabile comunicazione della Sezione Sport Invernali del Centro Sportivo dell’Esercito, che allena molti atleti olimpici italiani. “Sport d’élite e addestramento militare condividono la stessa disciplina e ricerca dell’eccellenza”, ha sottolineato.
Il panel ha messo in luce la nascita di un laboratorio d’alta quota che unisce scienza, industria e università, simbolo della sinergia tra capacità operative e ricerca. Un progetto che rinnova la tradizione italiana delle esplorazioni d’alta montagna, dal Duca degli Abruzzi al K2 del 1954, proiettandola verso i nuovi domini dell’Artico e dell’ambiente estremo.
Una riflessione, hanno concluso i relatori, su adattabilità, resilienza e innovazione, valori che uniscono la cultura alpina italiana e quella giapponese, nel segno della cooperazione internazionale.
[Fonte: www.ansa.it]