Percorso:

416ª Seduta Pubblica – Intervento di fine seduta

Resoconto stenografico in corso di seduta

RAUTI (FdI). Signor Presidente, (Brusio) chiedo scusa, ma tale è il rumore che non riesco nemmeno a sentire le sue parole. Signor Presidente, colleghe, colleghi, noi abbiamo parlato oggi di sport…

PRESIDENTE. Invito i colleghi a non trattenersi nell’emiciclo a chiacchierare, ma uscire e consentire gli interventi di fine seduta. Per cortesia! È brutto dover fare nomi e cognomi, che poi restano nel Resoconto stenografico, ma a questo punto inizio a farli.

RAUTI (FdI). Signor Presidente, oggi abbiamo parlato di sport, evidenziando la sua valenza sociale oltre che fisica. C’è un pezzo di mondo, l’Afghanistan, in cui le donne non possono praticare nessun tipo di sport. Intervengo oggi, agganciandomi al tema che abbiamo appena discusso, perché ho aderito alla staffetta delle parlamentari che è stata promossa dall’Osservatorio sulla condizione delle donne afgane, nato in seno alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato. Tale Osservatorio ha realizzato molte iniziative che non sto qui a ricordare; tra di esse una staffetta, partita il primo gennaio, volta ad un’operazione di comunicazione e di sensibilizzazione attraverso i social, la stampa, ma anche le adesioni dei parlamentari e i loro interventi in Assemblea. A tal fine interveniamo a rotazione a fine seduta, sia pure nel caos generale, per richiamare questo percorso e per invitare altri colleghi e altre colleghe del Senato e della Camera ad aderire a questa staffetta di libertà per le donne afgane.

È a tutti chiaro e noto – sempre più noto e sempre più chiaro, direi – che dall’agosto scorso, da quando i talebani hanno ripreso il potere, in Afghanistan siamo arrivati all’anno zero.

Presidente, le chiedo un secondo di più avendo perso tempo all’inizio per cercare il silenzio. Per le donne e per le bambine afgani sono tornati gli anni bui con la violazione sistematica di tutti i diritti fondamentali: il diritto di studiare, di lavorare, di fare politica e anche di manifestare. In un colpo solo vengono cancellati tutti i traguardi faticosamente raggiunti in ogni settore dalle donne afgane. Oltre a questo, sono arrivati anche la fame e il freddo. Allora, mentre giustamente ci preoccupiamo del dramma dell’Ucraina, non possiamo dimenticare il dramma delle donne, dei bambini, delle bambine e del popolo afgano. Invito altri colleghi ad aderire alla nostra staffetta. (Applausi).

[Fonte: www.senato.it]

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