Percorso:

Seduta n. 16 – Esame, ai sensi dell’articolo 34, comma 1, primo periodo, e per gli effettidi cui all’articolo 50, comma2, del Regolamento, dell’affare: sulla situazione dei cittadini italiani detenuti all’estero (n. 230) – Aula 8ª Commissione (Lavori pubblici)

Presidenza della Presidente
PUCCIARELLI

Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale Picchi.

La seduta inizia alle ore 13.

AFFARI ASSEGNATI

Affare sulla situazione dei cittadini italiani detenuti all’estero (n. 230)

(Esame, ai sensi dell’articolo 34, comma 1, primo periodo, e per gli effetti di cui all’articolo 50, comma 2, del Regolamento. Approvazione della risoluzione: Doc. XXIV-ter, n. 1)

In apertura di seduta la presidente PUCCIARELLI ringrazia i senatori presenti e l’onorevole sottosegretario Picchi per la presenza alla seduta odierna ricordando il lavoro svolto dalla Commissione sul caso di Enrico Forti, cittadino italiano detenuto negli Stati Uniti dal 2000, e più in generale sulla situazione degli italiani detenuti all’estero. Ringrazia la senatrice Rauti, che ha peraltro dato un contributo molto concreto e costruttivo alla formulazione di un testo condiviso, e la senatrice Craxi, per aver richiamato l’attenzione con una loro missiva indirizzata alla Presidenza della Commissione non solo sulla vicenda personale di Enrico Forti, ma in generale sulla questione degli italiani detenuti all’estero. Prospetta inoltre, prima di lasciare la parola alla senatrice Craxi in qualità di relatore, che a seguito della discussione in Aula sul provvedimento cosiddetto “Codice rosso” prevista nel pomeriggio, la Commissione possa ragionare intorno ad una risoluzione sul tema dei matrimoni forzati e precoci.

La senatrice CRAXI (FI-BP), relatore, ricorda gli incontri tenuti dalla Commissione sul tema degli italiani detenuti all’estero e sul caso di Enrico Forti, in particolare con l’Associazione Prigionieri del silenzio e con l’ambasciatore Terzi di Sant’Agata, accompagnato dal dottor Giovannini, che hanno avuto luogo nella scorsa primavera. Sono 2.113 gli italiani detenuti fuori dai confini nazionali, spesso in condizioni inaccettabili ed esposti a lungaggini burocratiche che rendono difficoltosa l’applicazione di atti internazionali che – pur datati – prevedono la possibilità che la pensa venga espiata in Italia, come per lo più auspicano gli stessi detenuti. Il caso di Enrico Forti, già campione italiano di windsurf, condannato negli Stati Uniti, ma proclamatosi sempre innocente, è in questo senso emblematico e l’auspicio è che l’approvazione di una risoluzione da parte di questa Commissione possa contribuire a realizzare le condizioni, con il supporto del Ministero degli affari esteri, perché possa scontare la pena residua nel nostro Paese. Illustra quindi lo schema di risoluzione già inviato informalmente a tutti i membri della Commissione, sottolineando che lo strumento di indirizzo che la Commissione diritti umani del Senato si accinge a votare concerne non solo la condizione degli italiani detenuti all’estero, ma anche, in particolare, il caso di Enrico Chico Forti.

Poiché nessun senatore chiede di intervenire in sede di discussione generale, prende la parola la senatrice RAUTI (FdI) la quale nell’annunciare il voto favorevole del suo Gruppo politico alla risoluzione testé illustrata, esprime apprezzamento per il fatto che la Commissione oltre ad occuparsi in linea generale della situazione degli italiani detenuti all’estero si voglia pronunciare in merito al caso del nostro connazionale Enrico Forti. Ringrazia la Presidenza e i colleghi della Commissione per aver voluto dare costruttivamente seguito alla sua iniziativa, insieme alla collega Craxi, di impegnare la Commissione diritti umani in un percorso che, traendo spunto dalla vicenda di Enrico Forti, riguardasse nel suo insieme la situazione dei nostri concittadini detenuti all’estero.

La senatrice FEDELI (PD) sottolinea l’importanza che la Commissione, partendo dal caso di Chico Forti, voglia esprimersi in generale sulla situazione degli italiani detenuti all’estero. Il tema ha infatti una sua dimensione generale che va messa in rilievo e che meriterebbe di essere portata in Aula dando vita ad una discussione che metta insieme le relazioni internazionali del nostro Paese e la tutela dei diritti umani.

La senatrice BONINO (Misto-PEcEB) rileva che una maggiore assistenza agli italiani detenuti all’estero richiederebbe che maggiori risorse fossero messe a disposizione della ottima rete diplomatica italiana esprimendo, al contempo, soddisfazione per il fatto che la Commissione si pronunci sul caso di Chico Forti il quale, anche attraverso le sue più recenti decisioni, potrebbe avere una evoluzione positiva. Sottolinea che non solo la rete carceraria straniera nella quale si trovano gli italiani detenuti all’estero deve essere criticata, ma che anche le strutture penitenziarie italiane sono in evidente sofferenza.

La senatrice MONTEVECCHI (M5S), nell’annunciare il voto favorevole del Movimento 5 Stelle, esprime apprezzamento per il lavoro svolto in Commissione rilevando al contempo che, come osservato dalla senatrice Bonino, anche le strutture penitenziarie italiane meriterebbero più attenzione.

In sede di replica la senatrice CRAXI (FI-BP) ringrazia i colleghi e l’onorevole Sottosegretario per la presenza e la partecipazione al dibattito sottolineando a sua volta le carenze delle strutture penitenziarie italiane.

Guglielmo PICCHI, sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, illustra l’impegno suo personale e del Ministero rispetto alla questione degli italiani detenuti all’estero, sottolineando in particolare l’intensità dell’impegno per realizzare nuovi accordi bilaterali che consentano ai nostri connazionali una espiazione della pena maggiormente rispettosa dei diritti umani. Informa inoltre sul lavoro svolto per il caso di Enrico Forti, menzionato espressamente dallo schema di risoluzione testé illustrato, assicurando che su questo caso, come in tutti gli altri casi, non mancherà l’attenzione del Ministero.

La presidente PUCCIARELLI, verificata la presenza del prescritto numero legale, pone in votazione lo schema di risoluzione che è approvato all’unanimità.

La senatrice FEDELI (PD), nel riprendere la parola in chiusura di seduta, sottolinea come rispetto al testo sul “Codice rosso”, in Commissione giustizia non sia stato possibile un lavoro emendativo costruttivo. Ciò, evidentemente, deve indurre a porre la questione in ordine all’esito che si potrà dare al grande lavoro svolto in materia di matrimoni precoci e forzati nell’ambito di questa Commissione

La presidente PUCCIARELLI ringrazia il sottosegretario Picchi e i senatori presenti e dichiara chiusa la seduta.

La seduta termina alle ore 13,40.

RISOLUZIONE APPROVATA COMMISSIONE
SULL’AFFARE ASSEGNATO N. 230
(Doc. XXIV-ter, n. 1)

La Commissione,

premesso che:

dai dati del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, sono oltre duemila i cittadini che sono detenuti in istituti penitenziari che si trovano fuori dal territorio italiano: a fine 2018, erano 2.113 i casi registrati dal Ministero, di cui l’82 per cento si trova in Europa, circa il 12 per cento si trova nel continente americano, mentre i casi rimanenti fanno riferimento ad altri continenti;

a tali casi di detenzione solo in un numero molto modesto di episodi segue una condanna definitiva; la gran parte dei nostri connazionali è in una condizione di privazione della libertà ma è in attesa della sentenza definitiva;

la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, nel corso della sua attività, si è spesso occupata di cittadini italiani detenuti all’estero, seguendo da vicino alcuni casi; in particolare, la Commissione si è interessata della vicenda di Enrico Forti, sempre proclamatosi innocente, condannato il 15 giugno 2000 all’ergastolo per un presunto omicidio e detenuto in Florida, il quale ha inoltrato la richiesta (International prisoner transfer) di essere trasferito in un carcere italiano;

premesso in particolare che:

il 19 marzo 2019 l’ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, già ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, insieme al dottor Tito Giovannini, ha riferito in ordine al caso del nostro connazionale detenuto in Florida;

successivamente, nel mese di aprile 2019, la Commissione ha ascoltato Katia Anedda, presidente, e Francesca Carnicelli, avvocato, dell’associazione Prigionieri del silenzio Onlus, sulla situazione degli italiani detenuti all’estero;

considerato che:

la situazione dei cittadini italiani detenuti all’estero è estremamente critica poiché le condizioni di vita sono spesso inadeguate e i diritti fondamentali della persona, anche se contemplati nel diritto positivo e formalmente protetti, non vengono rispettati;

il diritto alla difesa degli italiani all’estero spesso non può essere compiutamente esercitato per problemi di lingua o, in non pochi casi, di costo;

non mancano casi in cui gli atti sono redatti solo nella lingua locale, rendendo di fatto impossibile agli interessati una difesa adeguata;

non di rado i cittadini italiani sono esposti al rischio di contrarre patologie spesso molto gravi, avere accesso alle cure è molto difficile e le strutture penitenziarie di molti paesi si trovano lontane da grandi centri;

nonostante il grande lavoro svolto a tutela dei connazionali detenuti in altri paesi dagli uffici diplomatici e consolari all’estero della Repubblica italiana, efficacemente coordinati dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, spesso le situazioni individuali dei detenuti italiani stentano a trovare un’equa e pronta soluzione;

rilevato che:

il trasferimento delle persone condannate è disciplinato, in generale, dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sul trasferimento delle persone condannate, cd. di Strasburgo, firmata il 21 marzo 1983, cui ha fatto seguito il Protocollo adizione del 18 dicembre 1997;

i trasferimenti dei detenuti nello spazio dell’Unione europea sono regolati dalla decisione-quadro 2008/909/GAI del Consiglio adottata in data 27 novembre 2008 e attuata dal nostro paese con il decreto legislativo del 7 settembre 2010, n. 161 entrato in vigore il 16 ottobre 2010;

il trasferimento di detenuti, rispetto a paesi che non fanno parte dell’Unione europea o del Consiglio d’Europa, può avere luogo sulla base di accordi bilaterali tra l’Italia e alti paesi; l’Italia ha stipulato accordi di questa natura con molti paesi, tra cui Tailandia, Perù, Cuba, Egitto, Kazakhistan, Repubblica Dominicana;

impegna il Governo:

ad adoperarsi per procedere alla stipula di accordi bilaterali per il trasferimento di detenuti di nazionalità italiana con i paesi rispetto ai quali non operano le guarentigie della normativa europea e che non fanno parte del Consiglio d’Europa, a cominciare dai paesi nei quali è ancora prevista la pena capitale;

ad agevolare le famiglie degli italiani detenuti all’estero e i diretti interessati – eventualmente mettendo maggiori risorse a disposizione del Ministero degli affari esteri e della Cooperazione internazionale – perché possa dare risposte sempre più efficaci in questo ambito, e segnatamente:

realizzando una Guida di orientamento, scaricabile dal sito del Ministero degli esteri e della cooperazione internazionale, con le principali informazioni e le procedure previste nei casi di detenzione di nostri concittadini all’estero, illustrando il ruolo che il Ministero può svolgere nel sostenere i loro diritti, oltre a indicazioni e suggerimenti emersi dalla prassi;

organizzando i siti internet delle rappresentanze italiane all’estero in modo da rendere semplice la visualizzazione del numero di emergenza da contattare in caso di bisogno;

aggiornando periodicamente la lista di avvocati accreditati presso le rappresentanze italiane all’estero;

assistendo gli italiani che siano privati della libertà, specie nei primi momenti dell’arresto e della detenzione, affinché abbiano fin dal principio piena comprensione di quanto riportato nella documentazione relativa alla vicenda giudiziaria;

con particolare riferimento al caso del connazionale Enrico Forti, ad adoperarsi presso le competenti Autorità degli Stati Uniti, segnatamente presso il governatore della Florida Ron De Santis, affinché l’istanza di trasferimento presentata dallo stesso Enrico Forti venga esaminata ed accolta al più preso ed egli sia ammesso a scontare la pena residua in Italia.

[Fonte: www.senato.it]

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