Percorso:

Corriere dell’Alto Adige – Violenza sulle donne, la sfida: «Un Tribunale della famiglia»

Le parlamentari: «Non lasciare sole le vittime. Diamo loro un futuro»

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La Commissione Rauti, Poggio, Valente e Conzatti (Foto Rensi \Pretto)

TRENTO La legge c’è e, seppure non mancano lacune (si può fare molto di più), «l’impianto normativo è già buono», ha sottolineato la senatrice Valeria Valente, che guida la commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, in questi giorni in missione in Trentino. La vera sfida, però, è arrivare a costituire un Tribunale della famiglia. Una battaglia che la delegazione, rappresentata da Valente, dalla sua vice Donatella Conzatti e dalla senatrice Isabella Rauti, vuole vincere. Ma prima bisogna partire da un maggiore raccordo tra i diversi Tribunali e Procure, in particolare quello penale e civile e il Tribunale per i minorenni.

«Spesso l’uno non sa cosa fa l’altro — ha sottolineato Valente — bisogna accendere un faro soprattutto sul Tribunale civile. Oggi troppe donne che decidono di separarsi rischiano di vedersi vittimizzare due volte, vengono rese responsabili o colpevoli». Valente fa riferimento alla responsabilità genitoriale e ai procedimenti sull’affidamento dei figli. Una battaglia difficile, che talvolta si scontra con i pregiudizi. «Spesso si fa fatica a distinguere casi di conflitto da quelli di violenza — commenta la presidente della Commissione d’inchiesta — e si arriva a un giudizio equo rispetto all’affidamento dei figli». Una criticità che è emersa ieri nel corso dell’incontro della delegazione con i procuratori e i giudici, uno degli ultimi appuntamenti in agenda della Commissione che mercoledì e giovedì ha incontrato le diverse realtà trentine per approfondire sul territorio le politiche messe in atto per contrastare il fenomeno. In Trentino il rapporto tra i s t i t uzioni e operatori funziona. «È una rete consolidata», spiega Valente, che ha tracciato un bilancio positivo della missione. «E non accade solo perché il Trentino è una provincia autonoma — ha detto Conzatti — ma perché negli ultimi dieci anni si è voluto investire molto nelle politiche mirate al contrasto della violenza di genere». Il punto di partenza sono i dat i . « Al l a r manti a nche in Trentino», sottolinea Conzatti. Solo il 10% delle violenze vengono denunciate, parliamo di circa 500 denunce all’anno. Il Trentino ha investito sulla rete che non significa solo servizi, case di accoglienza, ma anche percorsi di rieducazione degli uomini. «Nel 2013 sono iniziati in via sperimentale — chiarisce Conzatti — dal 2015 sono attivi in maniera strutturata. Il fenomeno maggiore è la negazione». Il Trentino è uno dei primi in Italia ad aver attivato dei percorsi rieducativi rivolti agli uomini. Ma c’è ancora tanto da fare, secondo la Commissione, che sta lavorando in stretta sinergia anche con l ’a te neo. Dai centri, ha sottolineato la senatrice Rauti, è emersa una debolezza del sistema che riguarda «gli aspetti legati al reinserimento lavorativo della donna, ai percorsi di autonomia». Parliamo della costruzione di una nuova vita verso la libertà. «Quella vera», ha sottolineato Valente. «Una volta uscite dai centri le donne devono essere messe in condizioni di ricostruirsi una vita».

Ma nulla può essere realizzato senza la necessaria formazione ed è qui che entra in gioco l’università. Si parla di un necessario cambiamento culturale che «deve partire anche dal linguaggio». La prorettrice alle politiche di equità e diversità, Barbara Poggio, sta lavorando insieme ad altri atenei per il progetto «Unire» che intende dare corpo all’impegno sottoscritto con la convenzione di Istanbul. Una proposta curiosa, che potrebbe diventare realtà, riguarda l’inserimento, come requisito per la valutazione degli atenei, dei progetti messi in campo contro la violenza e la discriminazione di genere. E la scuola gioca un ruolo strategico, ma a i ni z i o l e gi s l a t ur a la gi unta provinciale ha cancellato i corsi di formazione sulla diversità di genere nelle scuole. «Auspico — sollecita Conzatti — che a settembre riprendano».

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