Percorso:

Monografie

La presenza delle donne nelle Istituzioni politiche: un deficit di democrazia

Isabella Rauti, ed. Nuove Idee

Dal punto di vista quantitativo, nonostante l’innegabile processo di femminilizzazione delle istituzioni pubbliche del nostro Paese e le garanzie sulla parità di accesso alle professioni, alle carriere ed ai sistemi di rappresentanza, la presenza femminile resta “assolutamente minoritaria” nella classe dirigente istituzionale come in altre sfere importanti della vita sociale ed economica del nostro Paese.Quella femminile, nel nostro Paese è una maggioranza trattata da minoranza, nelle Istituzioni, nei gangli lavorativi ed economici più importanti. Le donne costituiscono più della metà della popolazione italiana (52%) e la maggioranza del corpo elettorale attivo, eppure una minoranza numerica negli eletti.

Ma la questione della rappresentanza femminile non è di oggi ma è antica e, comunque, di sempre. Viene da lontano e ha radici profonde.

(….)

Il riequilibrio della rappresentanza va a colmare il deficit di democrazia e chiama direttamente in causa – oltre che le donne – i partiti ed i movimenti politici (con i loro statuti e regolamenti interni); e, soprattutto, ripropone il tema della cittadinanza attiva e la discussione sulla democrazia compiuta, ponendo l’accento tra lo scarto che esiste – nelle democrazie moderne – tra rappresentanza descrittiva o formale e rappresentanza sostanziale ed esigita.


Istituzioni politiche e rappresentanza femminile – Il caso italiano

Isabella Rauti, ed. Editoriale Pantheon

Isabella Rauti - Istituzioni politiche e rappresentanza femminile

Il volume affronta il nodo della “sottorappresentanza” femminile nelle Istituzioni politiche e pone la questione della piena cittadinanza femminile e della democrazia paritaria. L’analisi si avvia, dall’acquisizione femminile del diritto al voto per prendere in considerazione – con approccio quantitativo – la percentuale femminile in Parlamento dal 1946 ad oggi. L’Autrice riflette sulle normative europee di parità e pari opportunità, sugli organismi preposti e sulla legislazione nazionale in materia; e non manca di analizzare – sulla base anche dei gender studies universitari – il ruolo del Movimento femminista e quello dell’associazionismo femminile, dai Comitati pro-voto” alla Conferenza di Pechino (1995), fino al dibattito “sulle quote” nella composizione delle liste elettorali. Esiste, per la rappresentanza femminile nelle Istituzioni, un “caso italiano” ed una forma di democrazia dimezzata; la questione non è posta come “la rivendicazione di un genere” ma viene tematizzata come problema ineludibile di democrazia compiuta e di parità sostanziale. Sotto il profilo qualitativo, la “questione femminile” – se di questione si tratta – non riguarda soltanto la presenza nelle Istituzioni e nei luoghi di potere decisionale ma investe anche il rapporto delle donne con la politica: escluse o autoescluse?


Dalla suggestione all’apprendimento – Modelli di didattica museale

Isabella Rauti, ed. Controcorrente

Isabella Rauti - Dalla suggestione all'apprendimento

Il volume di Isabella Rauti nasce dall’esperienza, sia teorica che di sperimentazione pratica, fatta per conseguire il titolo di Dottore di Ricerca in Pedagogia.

Il libro rientra nel settore, piuttosto nuovo, della didattica museale.

Sebbene nel nostro Paese sia concentrata gran parte del patrimonio artistico mondiale ed esistano alcune migliaia di strutture museali, mancano strategie per la fruizione di tali beni e strumenti tali da configurare i musei come luoghi adatti al processo di apprendimento.

Il libro, che parte dalla costituzione delle raccolte e delle collezioni museali per analizzare i modelli teorici ad esse sottesi, prosegue con lo studio delle principali soluzioni che in particolare in campo internazionale – hanno accompagnato l’affermarsi di un indirizzo della didattica specificamente orientato alla fruizione consapevole dei beni museali.

La seconda parte è arricchita da un apporto di ordine didattico sperimentale che comincia dall’indagine conoscitiva della consapevolezza degli insegnanti delle scuole secondarie sulla necessità di disporre di precisi modelli, nell’avviamento degli studenti alla fruizione ed all’esperienza del patrimonio artistico e di quello offerto dalle raccolte a carattere scientifico e naturalistico.

Si considerano, inoltre, i musei d’arte e archeologia – come ambienti di educazione estetica – e le istituzioni museali universitarie, paradigma del museo come laboratorio di ricerca, ma anche semplificazione delle difficoltà di gestione dei beni.

Il libro fornisce, inoltre, utili strumenti nei materiali strutturati che propone e nelle soluzioni didattiche ed informatiche che avanza.

L’ipotesi conclusiva è quella che costituendo anticipatamente la competenza del fruitore si raggiunga una sorta di preadattamento alla fruizione dei beni, con una ricaduta positiva e duratura sul piano dell’apprendimento.


Campane a martello – La “Vandea italiana”: le insorgenze contadine antifrancesi nell’Italia centrale (1796-1799)

Isabella Rauti, ed. Marzorati Editore

Isabella Rauti - Campane a martello

L’esercito di Napoleone entrava in Italia nel 1796, per la nostra Penisola cominciava quello che sarebbe stato definito il “Triennio giacobino-repubblicano” (1796-99) e si apriva uno dei più drammatici e sanguinosi capitoli della nostra storia. Dopo un solo anno di “campagna” l’armata napoleonica aveva scacciato gli Austriaci dall’Italia settentrionale e si accingeva a conquistare il resto della Penisola. Nell’aprile 1799 le truppe austro-russe della seconda coalizione cominciavano a discendere attraverso l’Italia affrontando ovunque i Francesi e obbligandoli – infine – a ritirarsi, a capitolare, ad abbandonare – temporaneamente – la Penisola. Dopo tre anni il dominio francese era stato sconfitto e rovesciato.

In questa prima fase la Rivoluzione, in Italia, non riuscì ad attirare a sé e a conquistare la maggioranza del popolo minuto delle città e, quasi per intero, quello delle campagne; anzi, nel periodo dell’occupazione francese si scatenò una implacabile guerriglia popolare, una feroce “guerra civile” di contadini che affrontarono ovunque l’esercito regolare napoleonico e le sue baionette. Insorgenze è il termine più proprio per indicare queste autentiche ribellioni popolari, questi sommovimenti, questi moti contadini, privi di una regia, di una strategia e di un piano organico, alimentati dall’istintiva difesa della proprio specificità e delle proprie radici. Le rivolte contadine antifrancesi ed antigiacobine ebbero un carattere religioso perché si determinarono in seno alle comunità rurali cattoliche che reagirono alla “scristianizzazione” e alla laicizzazione napoleonica; e sociale e popolare (non classista) perché l’occupazione militare francese e l’avvento al potere dei “patrioti” si accompagnava alla nascita della proprietà privata con il conseguente venir meno degli “usi civici” e comunitari che da secoli “reggevano” e scandivano la vita nelle campagne. I contadini si unirono in bande armate dette “masse”, condotte da capi occasionali, e in moltissime zone d’Italia , dalle Alpi fino quasi allo stretto di Messina, si ebbe un dilagare inesausto delle Insorgenze. La controrivoluzione si diffonderà in tutta la Penisola ma sarà nei territori appartenenti allo Stato Pontificio che si avrà una “esplosione” a catena di rivolte, una controffensiva incessante con incredibili e sorprendenti episodi. La Rivoluzione operò in profondità, alle radici del tessuto sociale, ponendo in essere un meccanismo dagli effetti dirompenti e accadde in Italia – su scala più vasta ed imponente – quello che accadde in Svizzera, in Germania, in Olanda, in Spagna… in Vandea. Il retroterra delle Insorgenze contadine è ricco di motivazioni profonde e complesse e le Insorgenze ebbero ed hanno la dignità del fatto storico. Tutto ciò non può essere ulteriormente ignorato, mistificato o “rimosso” dalle vicende della nostra storia nazionale.


I Paladini della reazione – Il pensiero antirisorgimentale in Italia nella prima metà dell’Ottocento

Isabella Rauti, ed. Settimo Sigillo

Isabella Rauti - I paladini della reazione

Nell’Italia della prima metà dell’Ottocento – dopo il “cesarismo” napoleonico, i primi moti liberali e il ritorno delle monarchie deciso dal Congresso di Vienna (1814 – ‘15) – irrompe la “corrente controrivoluzionaria”, reazionaria ed antirisorgimentale.

I suoi esponenti sono uomini di prim’ordine: diplomatici e politici, letterati ed eruditi, laici ed ecclesiastici, aristocratici: tra i molti, emergono Antonio Capece Minutolo Principe di Canosa, ministro di polizia nel regno delle due Sicilie; il Conte Monaldo Leopardi, Gonfaloniere di Recanati ed illustre figura dello Stato Pontificio; il Conte Clemente Solaro della Margarita, ministro degli esteri di Carlo Alberto ed originale esponente della vita politica Piemontese.

Questi “paladini della reazione” battono in breccia con appassionata dialettica tutte le ideologie liberali, progressiste ed egualitarie che stanno portando al Risorgimento nazionale. Ne ricostruiamo il complesso e fervido “discorso” ideologico e culturale.

In appendice un inedito di Monaldo Leopardi sulla “Rivoluzione Carbonara” del 1831 a Recanati e nello Stato Pontificio.