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Rauti (Pdl) a Kabul visita autoimmolate e incontra Presidente Commissione Diritti Umani

Ultima giornata di incontri per la consigliera Isabella Rauti, che domani lascerà l’Afghanistan dopo una missione istituzionale durata tre giorni, mirata a conoscere l’attività in corso del Ministero per gli Affari femminili, i progetti delle Ong operative sul territorio e delle Associazioni impegnate sul fronte dei diritti delle donne e dei bambini, oltre che gli interventi della Cooperazione italiana in favore della società civile.
La giornata di venerdì si è aperta con la visita all’ospedale Esteqlal di Kabul, esempio per innovazione, tecnologie e organizzazione, al cui interno spicca il lavoro di sostegno e assistenza tecnica degli esperti italiani, in costante collaborazione con lo staff afghano e il Ministero della Sanità, che ha prodotto risultati rilevanti in questi ultimi anni. Nel corso della visita, la Consigliera Rauti si è fermata al Centro Ustioni del nosocomio, dove sono ricoverate le cosiddette “autoimmolate”, donne che si danno fuoco per disperazione, per sfuggire all’incubo di mariti violenti e matrimoni forzati.
“Sono per lo più giovanissime – ha spiegato la Rauti – ragazzine che hanno dai dodici ai vent’anni, vittime di continui abusi fisici e psicologici, che scelgono di condannarsi a morte piuttosto che continuare a vivere l’orrore quotidiano a cui sono state destinate.”
E il tema delle libertà femminili è stato al centro del colloquio con Sima Samar, Presidente della Commissione per i Diritti Umani, che si è tenuto nella tarda mattinata, come dell’incontro che ha chiuso la giornata di visite alle 19.00, ora locale, con Parlamentari donne. “Una vita avventurosa, quella di Sima Samar, spesa al servizio dell’impegno umanitario”, ha detto la Consigliera, che ha poi aggiunto: “una battaglia, quella per la conquista dei diritti primari, che la Samar ha condotto usando l’arma della scolarizzazione e della formazione. Ed anche questo va nella direzione della costruzione di nuovi equilibri sociali, cui punta anche quella parte della società afghana, civile ed istituzionale, al lavoro per un futuro di democrazia. E anche se il governo dialoga con i Talebani per garantire la stabilità, i diritti umani non sono negoziabili, perché indietro non si torna”.

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