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wired.it – L’Artico è diventata la frontiera più calda della geopolitica e l’Italia sta studiando che ruolo giocare

Si è parlato di questo alla prima conferenza nazionale dedicata all’Artico. Una giornata per capire cosa intende fare l’Italia nella regione e quali sfide si delineano per Roma in questa competizione globale

RomaL’Artico, per l’Italia, è la frontiera delle frontiere. E questo “ci obbliga ad assumere un impegno e una responsabilità. È potenzialità e opportunità, è cruciale per l’autonomia strategica, ma è anche un concentrato di rischi globali per la sicurezza”. Con queste parole la sottosegretaria di Stato alla Difesa, Isabella Rauti, ha aperto la prima conferenza nazionale sul tema: L’Artico, la difesa e il Sistema Paese nelle nuove sfide della competizione globale. Un evento promosso a Roma dal ministero della Difesa, che nella giornata di mercoledì 29 ottobre ha riunito le amministrazioni, gli enti di ricerca e gli stakeholder nazionali che si occupano della regione artica.

Nel Centro alti studi della difesa, luogo scelto per ospitare la conferenza, non è stato facile inviare e ricevere informazioni per un accesso alle reti mobile e wi-fi alquanto limitato. Questo, unito alla capienza altrettanto limitata della sala stampa in cui sono stati proiettati gli interventi, ha offerto a noi cronisti un’esperienza immersiva, un piccolissimo assaggio delle condizioni estreme con cui ci si deve confrontare quando si raggiunge il polo Nord. Disagi a parte, l’iniziativa ha fatto il punto sulla centralità geopolitica dell’Artico causata dalla crisi climatica e da conseguenze come la fusione dei ghiacci, un fenomeno che porterà a un’alterazione degli equilibri del Pianeta che però ha ingolosito chi – come il presidente statunitense Donald Trump – sogna nuove trivellazioni petrolifere e l’apertura di miniere.

Per la sottosegretaria Isabella Rauti bisogna mantenere l’Artico pacifico e sicuro

La regione è dunque sempre più centrale e strategica negli equilibri globali, motivo che ha spinto il ministro Guido Crosetto a prevedere una delega specifica all’Artico e all’Antartide. Durante i panel si è fatto il punto sull’impegno dell’Italia nella regione, in particolare sul piano scientifico, militare, economico e di sicurezza. “La nostra sfida – ha spiegato ancora Isabella Rauti – è quella di proteggere l’Artico contribuendo a mantenerlo pacifico e sicuro, un’area di dialogo internazionale senza monopòli da parte dei grandi attori globali perché questa è la minaccia e il rischio. Ci sono nuove sfide che ci attendono e che stanno trasformando la regione artica in un punto nevralgico per gli equilibri globali”.

L’esercito italiano ha simulato una guerra nell’Artico

In Val Pusteria le esercitazioni con droni e tecnologie cyber per studiare come prepararsi ad attacchi in uno scenario estremo

Una sfida non facile, come ha spiegato nel suo intervento il Generale Luciano Portolano, capo di Stato maggiore della Difesa. “Storicamente – ha ricordato Portolano – la principale potenza attiva della regione artica è stata la Russia, che dal 2007 ha investito pesantemente sulla militarizzazione dell’area. Al contempo anche la Cina si è definita ‘una nazione vicina all’Artico’ per rivendicare un ruolo futuro nello sfruttamento di quelle terre”. Presente anche la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. “Sull’Artico – ha detto – si giocherà il futuro. Abbiamo un progetto che stiamo sviluppando da anni in ambito polare e vogliamo alimentare questa collaborazione per formare nuove professionalità e fare della cooperazione, della sicurezza e della ricerca il percorso per affrontare il futuro geopolitico”.

Le nuove rotte commerciali nate dalla fusione dei ghiacci

Lo sviluppo e lo sfruttamento dell’area apre quindi un nuovo fronte nella contesa tra potenze militari e commerciali, perché parliamo di un crocicchio dalle enormi potenzialità economiche e scientifiche. “Le nuove rotte aprono fronti di vulnerabilità alle infiltrazioni militari dove la carenza di governance favorisce i traffici illeciti, lo sfruttamento delle comunità indigene, il riciclaggio di denaro”, ha spiegato il Generale dei Carabinieri Fabrizio Parrulli. Le “nuove” tratte commerciali sono state più volte citate durante la conferenza: la fusione dei ghiacci ha ridotto di molto le distanze consentendo di accorciare del 40% le rotte con un ingente risparmio di costi e tempi di percorrenza. Insomma, l’Artico è lontano, ma strategicamente è sempre più vicino. “È un ambiente estremo – ha sottolineato il generale Antonio Conserva, Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare – dove nulla può essere dato per scontato. C’è la necessità di avere un lungo raggio di azione con i nostri velivoli e i nostri droni per contribuire, con le altre componenti, a dare capacità di sorveglianza che è un elemento necessario per assicurare sia la difesa che la deterrenza”.

Quali sono gli interessi dell’Italia

La presenza italiana in Artico si concretizza in attività di cooperazione internazionale e di ricerca scientifica. “Nella regione – ha sottolineato il Presidente di Fincantieri, Biagio Mazzottasi intrecciano ricerca scientifica, cooperazione internazionale e valorizzazione delle nostre eccellenze industriali e tecnologiche” Fincantieri è presente in Artico con la Nave idro-oceanografica maggiore, un’unità concepita con la massima attenzione verso la sostenibilità ambientale e che svolge attività di mappatura e monitoraggio scientifico, nonché di supportando le iniziative dell’Istituto idrografico della marina.

Una startup vuole usare droni sottomarini per salvare i ghiacci dell’Artico

Una nuova frontiera del climate tech nel progetto di un’azienda britannica. Che racconta a Wired come intende fare

Anche Lapo Pistelli, direttore Public affair di Eni, ha ribadito che “negli ultimi anni le dinamiche energetiche nell’Artico sono cambiate completamente” e che “la Russia geograficamente fa la parte del leone”. Eni è presente in Norvegia in zone ice-free e nel Mare di Barents. Presente anche il presidente di Leonardo, Stefano Pontecorvo, che ha sottolineato l’esigenza di potenziare lo sviluppo di “tecnologie made in Italy che non soffrano il freddo”.

Sul futuro dell’Artico si giocano molte partite e i cambiamenti climatici che ne stanno modificando l’essenza, accelerano la corsa al suo controllo, tra risorse naturali e nuove rotte commerciali. Il pericolo è che si apra un nuovo fronte di quella “guerra ibrida” che negli ultimi decenni sta modificando gli equilibri tra le grandi potenze economiche e militari. E che questo avvenga a danno di un ecosistema delicatissimo, sempre più fragile. Un ecosistema che da tempo rappresenta il “termometro” con cui si misura il sempre più precario stato di salute del pianeta.

[Fonte: www.wired.it]

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