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osservatorioartico.it – Italia nell’Artico, Rauti: “A Roma la prima Prima Conferenza Nazionale sulla regione polare”

L’intervista alla Senatrice Isabella Rauti, Sottosegretario di Stato alla Difesa con delega all’ambiente specialistico Artico, Subartico e Antartide.

Dall’Assembly alla Conferenza Nazionale

L’ultima Arctic Circle Assembly di Reykjavìk, dove Osservatorio Artico ha curato un panel con ospiti come l’Inviato Speciale dell’Italia Agostino Pinna, il Direttore dell’Istituto Idrografico della Marina, Contr. Orengo, il Ministero dell’Università della Ricerca e la Direttrice del CNR-ISP, Giuliana Panieri, ha visto l’Italia affacciarsi sempre più sul tema dell’Artico. Al meeting in Islanda era infatti delegata dal governo italiano la senatrice Isabella Rauti (FdI), Sottosegretario di Stato alla Difesa con delega all’ambiente specialistico Artico, Subartico e Antartide. Mercoledì 29 ottobre Roma presenterà l’evento promosso da Rauti con il CASD come palcoscenico d’eccezione. 

In occasione dell’evento, che vedrà la presenza di ospiti illustri e dei ministri Crosetto, Bernini e Tajani, abbiamo intervistato la senatrice Rauti, sul posizionamento dell’Italia nell’Artico, in vista del prossimo Polar Dialogue a Roma, in calendario il prossimo marzo.

In un mondo che presenta innumerevoli crisi, l’Artico si presenta come un potenziale nuovo fronte di instabilità, nonostante lunghi anni di cooperazione. Quali sono gli scenari di preparazione della Nato e dei suoi alleati in tutto questo?

“Il progressivo scioglimento dei ghiacciai e della calotta glaciale conseguente ai cambiamenti climatici apre in Artico nuove rotte marittime e commerciali, favorendo anche le capacità estrattive di materie prime strategiche, ma espone la regione ad almeno due rischi. Il primo è la corsa allo sfruttamento selvaggio delle sue risorse naturali, di terre rare e materie prime. Il secondo fa riferimento all’emersione di posture assertive e minacciose da parte dei principali player globali, anche in relazione alla posta in gioco, il potenziale di tali risorse, indispensabili per l’industria, in particolare quella legata al settore dell’hi-tech.

L’Artico è conteso: la Russia lo ritiene un luogo identitario, gli USA guardano alla Groenlandia come un avamposto strategico per la loro sicurezza nazionale. La Cina si definisce “stato quasi Artico” e guarda alla “nuova via della seta”, e ha appena stabilito un nuovo primato con una sua nave cargo che in soli 20 giorni ha compiuto la rotta Ningbo-Zhoushan (Cina) – Felixstowe (Regno Unito), percorrendo la via artica. Specifico che attraverso Suez o altre rotte, ne avrebbe impiegati 40-50. 

A questo progressivo mutamento di scenari legato ai cambiamenti climatici, si aggiunge un’altra importante discontinuità di natura geopolitica: l’invasione russa in Ucraina. Un evento drammatico che ha sconvolto e ridisegnato gli equilibri geopolitici mondiali, compresi quelli, delicatissimi, in Artico. Inoltre, l’ingresso nella NATO di Svezia e Finlandia ha reso il “sesto oceano” un teatro di confronto tra Russia (che detiene il 53% delle coste) e il resto dei Paesi rivieraschi, che ora sono tutti membri dell’Alleanza Atlantica. Un cambiamento epocale che estende anche all’estremo Nord l’instabilità pervasiva che caratterizza al livello globale l’attuale momento storico e politico. Questo quadro non muta la postura dell’Alleanza. Nell’Artico, la NATO resterà fedele alla sua vocazione fondativa: un’organizzazione difensiva che esercita un’azione di deterrenza delle minacce nei confronti degli Stati membri, secondo un principio di mutua assistenza, incardinato nel suo articolo 5”

Il cambiamento climatico è passato in secondo piano, rispetto alle inquietudini sulla sicurezza. Eppure i temi sono collegati e dipendono l’uno all’altro. Cosa può portare la ricerca anche italiana nel contesto della sicurezza e della difesa?

“Sono questioni di vitale importanza. I temi sono interconnessi e di intersezione, e non c’è ricerca e sviluppo senza difesa e sicurezza. Neanche in Artico. Uno dei compiti della Difesa è proprio quello di creare e mantenere le condizioni di pace e stabilità che permettono l’esercizio delle libertà e dei diritti fondamentali, compresa quella alla cooperazione e alla ricerca scientifica, anche nel Grande Nord. La Difesa Italiana – ai Poli – non si limita a garantire la cornice di sicurezza insieme agli alleati, ma partecipa attivamente alle campagne scientifiche.

Penso a Nave Alliance e alle campagne High North”, missioni di ricerca condotte dall’Istituto Idrografico della Marina Militare con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), l’Istituto Italiano di Sanità (IIS) e alcune università italiane. Penso anche alle spedizioni in Antartide, dove la Difesa ha assicurato il necessario supporto logistico a tutte le 41 Spedizioni italiane al Polo Sud attuate da CNR ed ENEA. Ricerca scientifica vuol dire anche relazioni internazionali, rapporti multilaterali, scambio di esperienze, quella che possiamo definire diplomazia scientifica. La Difesa è fortemente impegnata, anche in Artico, perché la scienza continui a costruire ponti e mantenere il dialogo tra le Nazioni ed il nostro Paese contribuisce da sempre ai progetti di cooperazione scientifica e allo sviluppo”.

L’Italia ha una strategia per l’Artico, ora sotto revisione, e sempre maggiore attenzione al tema su tutti i punti: dalla scienza alle opportunità economiche, oltre che per ciò che concerne le esercitazioni militari e quindi la pronta risposta a scenari di conflitto.

“La Politica Artica italiana” è un documento in fase di finalizzazione coordinato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) che sarà presentato a Roma in occasione dell’”Arctic Circle Forum – Polar Dialogue“ (3-4 marzo 2026). Il documento contiene le linee guida dell’Italia in Artico e rappresenta un importante aggiornamento rispetto alla precedente pubblicazione che risale al 2015. In questi 10 anni è cambiato il mondo ed è cambiato l’Artico, che vive profonde trasformazione geopolitiche e climatiche.

Il documento raccoglie i contributi dei Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) e del MAECI e contiene anche un capitolo dedicato agli aspetti securitari in cui si analizzano le attività e compiti della Difesa, in seno alle alleanze – atlantica ed europea – per mantenere pace e stabilità in un’area sempre più nevralgica. L’approccio interministeriale è un valore aggiunto: “La Politica Artica italiana” riflette e sviluppa questo approccio, armonizzando in una visione di sistema le rispettive e specifiche competenze. Ne emerge con chiarezza il forte e corale impegno italiano per lo sviluppo pacifico di un ecosistema fragile come quello artico, esposto ai rischi dello sfruttamento delle risorse strategiche; la responsabilità comune assunta deve prevalere su posture assertive e minacciose”.

Quali sono le caratteristiche delle Forze Armate che l’Italia può fornire al fronte Nord, oltre alle attività di Air Policing già in atto? 

“L’Italia da 75 anni è membro leale e affidabile della NATO e le Forze Armate si preparano per operare in tutti gli scenari, dal Fianco Est dell’alleanza al fronte Sud, fino a quelli più estremi come il Grande Nord. Ogni Forza Armata da tempo partecipa ad attività esercitative e addestrative internazionali in ambiente artico. L’Aeronautica Militare è impegnata da tempo nella protezione dello spazio aereo islandese (2013, 2019, 2020, 2024) ma anche – insieme all’Esercito – nel dispositivo rischierato nei Paesi Baltici a protezione del Fianco Est della NATO. A queste attività si aggiungono quelle addestrative in ambienti assimilabili all’Artico.

Mi riferisco ad esempio alle esercitazioni “Volpe Bianca”, che si svolgono annualmente in ambiente innevato, sulle Alpi, condotte dal Comando delle Forze Operative Terrestri e dal Comando delle Truppe Alpine, con l’impego delle Brigate Taurinense, Julia e del Centro Addestramento Alpino (Scuola Militare di Aosta), oltre che da altri assetti pregiati dell’Esercito, tra i quali ma non solo, il 9° Rombo, i “Ranger”, e il “4°” Aviazione Esercito. Alla formazione e all’addestramento in ambienti estremi contribuiscono anche la sperimentazione scientifica dei “Campi Alta Quota”, condotta dall’Esercito sul massiccio del Monte Bianco, a 3500 metri di altitudine, in condizioni cosiddette “artiche”, con la partecipazione di docenti e ricercatori del CNR e di diversi atenei italiani, per testare le reazioni psicofisiche all’impegno dei militari dell’Esercito Italiano a basse temperature e ad alta quota”. 

Il prossimo marzo, Roma ospiterà il Polar Dialogue, evento che andrà ad ampliare ulteriormente le capacità di prospettiva dell’Italia nell’Artico tramite ricerca, condivisione dei dati, network con i Paesi Nordici. Secondo Lei, quali possono essere gli ulteriori passaggi di crescita del Paese nell’area?

“Il nostro obiettivo è la deterrenza e la protezione del quadrante strategico dell’Artico per gli equilibri geopolitici globali. Ogni evento della “comunità artica internazionale” ci consente di dimostrare il valore e la forza del “Sistema Italia”, delle sue competenze e delle sue eccellenze. L’attenzione per l’Artico ne è un esempio. Diplomazia, ricerca, industria, sicurezza si supportano e si integrano a vicenda e ciò che emerge è un’autentica espressione del “made in Italy”, qualcosa che il mondo apprezza e ci invidia. In questo caso, lo decliniamo nella dimensione della ricerca, della cooperazione, dello sviluppo sostenibile e della sicurezza. Ne abbiamo avuto ulteriore riprova anche all’Arctic Circle Assembly di Reykjavik, in Islanda, dove ho rappresentato il Governo italiano, insieme alla delegazione composta dai rappresentanti del MAECI, del MUR e del CNR. L’appuntamento annuale rappresenta il più importante “forum” mondiale sulle questioni artiche, con 2000 partecipanti provenienti da 60 Paesi.

Il palcoscenico più adatto dal quale ribadire, come abbiamo fatto, che l’Italia intende costruire, nel “Grande Nord”, un percorso comune ed in comunità di intenti come ‘Sistema Paese’ perché l’Artico ci riguarda e riflette sfide geopolitiche e strategiche per gli equilibri del Pianeta. A Reykjavik abbiamo lanciato l’appuntamento dell’”Arctic Circle Forum – Polar Dialogue” per la prima volta in Italia, che sarà ospitato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche; si tratta di un format che dal 2024 si svolge in diverse città nel mondo per trattare le questioni artiche sia sotto gli aspetti geopolitici che scientifici nonché analizzare le aree del pianeta coperte dai ghiacciai, le alte montagne e gli Oceani polari. Il forum di Roma – il cui sottotitolo è “From glaciers to sea” – rafforza il ruolo dell’Italia, forte di una lunga tradizione polare nel campo delle esplorazioni e dell’innovativa ricerca scientifica sui temi emergenti nell’ecosistema.

L’Italia è diventata un attore internazionale nelle questioni dell’artico e questo appuntamento di Roma rappresenta una pietra miliare nel nostro storico impegno nella regione. Sempre a Roma, la Difesa sta organizzando il 29 ottobre la sua “Prima conferenza Nazionale sull’Artico”. L’evento, sottotitolato “La Difesa e il Sistema Paese nelle nuove sfide della competizione globale”, sarà ospitata al Centro Alti Studi Difesa (CASD) a Roma. I temi del Grande Nord saranno affrontati da un punto di vista scientifico, economico, geopolitico e securitario per i loro impatti sulla regione artica. L’Artico è la “frontiera delle frontiere” e richiede impegno e comunità di intenti per preservare il suo ecosistema vitale per gli equilibri mondiali. Il futuro dell’Artico è il futuro del Pianeta: l’Italia, insieme alla comunità internazionale, dimostra di voler compiere ogni sforzo per proteggerlo. Per mantenerlo pacifico e per evitarne il monopolio da parte di grandi player globali”.

Leonardo Parigi

[Fonte: www.osservatorioartico.it]

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