Dal Mar Rosso al Medio Oriente all’Ucraina fino alle sfide interne intervista alla sottosegretaria alla Difesa
“Gli attacchi degli Houthi, milizie sostenute dall’Iran, rappresentano una grave minaccia alla libera navigazione e alla sicurezza delle rotte marittime, con grandi ripercussioni sull’economia internazionale e anche sulla nostra. Il Mar Rosso è una via d’acqua cruciale ed ora il traffico mercantile è costretto a tratte di navigazione più lunghe e dispendiose, con un’esposizione maggiore a minacce e pericoli; ciò si riflette anche sui prezzi delle materie prime e rischia di innescare una ulteriore spinta inflazionistica”. La sottosegretaria alla Difesa, Isabella Rauti, in un’intervista all’Adnkronos, fa il punto sulla questione degli Houthi e una situazione sempre più incandescente dopo il raid condotto da Usa e Gran Bretagna contro basi dei ribelli Houti nello Yemen.
“E’ necessario contrastare le azioni degli Houthi con una presenza vigile nell’area del Mar Rosso, e, in questo senso la Difesa è impegnata con la sua Marina Militare, che ha già schierato Nave Fasan che opera all’interno del dispositivo della missione Europea anti-pirateria ‘Atalanta’, impegnata in un’area compresa tra il Mar Rosso, il Golfo di Aden e parte dell’Oceano Indiano – continua la sottosegretaria – La situazione appare più critica in queste ultime ore e l’Italia e continua nella sua missione di sorveglianza e deterrenza. Il governo si confronterà con i partner europei per valutare eventuali iniziative da prendere per garantire la libertà e la sicurezza del traffico marittimo in quell’area”. Dagli attacchi degli Houti fino alla situazione in Medio Oriente legata al conflitto tra Israele e Hamas: “La priorità dell’Italia è evitare un’escalation in quel quadrante strategico, eventualità che porterebbe a gravissime ripercussioni geopolitiche ma anche economiche e soprattutto ad una crisi umanitaria più drammatica di quella in atto. L’Italia vuole contribuire al processo di stabilizzazione dell’intera area; come in Libano dove siamo presenti dal 1979 nell’ambito della missione Onu Unifil, assicurando un dialogo tra le parti ed una presenza fondamentale come costruttori di pace a sostegno della popolazione civile”, sottolinea Rauti.
“In gioco ci sono rischi politici globali, drammi umanitari che coinvolgono la popolazione civile – continua Rauti – In quest’ottica, ricordo che l’Italia ha, per prima, inviato aiuti umanitari a Rafah con i velivoli dell’Aeronautica militare, ed ha schierato Nave Vulcano che dall’inizio di dicembre opera quale ospedale di tipo ‘Role 2’ plus; attualmente l’unità della Marina Militare è ancorata nel porto egiziano di Al Arish, e – grazie ai team sanitari di Marina, Esercito e Aeronautica ed al personale medico volontario della Fondazione Rava – presta assistenza a pazienti provenienti da Gaza”. “Inoltre è stata avviato lo studio di fattibilità per realizzare un ospedale da campo nella Striscia di Gaza, non appena ci saranno le condizioni di sicurezza necessarie. L’Italia ribadisce la sua volontà e disponibilità per rafforzare l’intervento umanitario e per sostenere le tante vittime civili del conflitto in corso”, sottolinea Rauti.
Altro fronte di preoccupazione per l’Europa continua ad essere l’Ucraina alla quale il governo ha confermato sostegno inviando un nuovo pacchetto di aiuti: “Come ha dichiarato il ministro della Difesa Crosetto nelle comunicazioni al Parlamento il 10 gennaio scorso, fare un ‘passo indietro’ nella fornitura degli aiuti militari a Kiev sarebbe un ‘errore strategico’. Su questo presupposto, il parlamento ha approvato l’ottavo ‘pacchetto’ di aiuti; i primi cinque erano stati varati dai precedenti governi. Si tratta di una scelta in continuità e in coerenza, a sostegno dello sforzo che l’Ucraina sta facendo da quasi due anni per difendersi dall’aggressione russa”, osserva Rauti. “Anche questo pacchetto sarà costituito da equipaggiamenti e sistemi d’arma già in nostro possesso, destinati a rafforzare solo e soltanto le capacità difensive ucraine – aggiunge Rauti – Inoltre, vengono inviati anche aiuti umanitari, gruppi elettrogeni ed altro materiale utile alla resistenza della popolazione civile. Allargando lo sguardo, va ricordato anche l’impegno della Difesa italiana che, nell’ambito della Nato, partecipa alle missioni di rafforzamento e deterrenza lungo il fianco orientale dell’Alleanza”.
“Il 2024 sarà un anno cruciale per il conflitto e l’Italia continuerà a sostenere tutti gli sforzi diplomatici per arrivare ad una de-escalation e per raggiungere un dialogo costruttivo – prosegue – con l’obiettivo di creare le condizioni per una pace giusta e duratura, in linea con il diritto internazionale ed il diritto dell’Ucraina alla sua sovranità nazionale. Chi ha invaso non può vincere, e la pace non può essere una resa incondizionata”. Anche in considerazione dei conflitti in corso e delle nuove sfide dettate anche dalla guerra ibrida continua ad essere cruciale il tema della difesa europea: “Penso che nessuna nazione europea possa difendersi da sola. È necessario quindi disegnare una difesa comune che riguardi tutti i Domini, quelli tradizionali e quelli nuovi, e le sfide sempre più ibride e complesse”, precisa Rauti. “Un sistema di difesa europea che non rappresenti un doppione della Nato, ma che metta a fattor comune le forze amate di tutti i Paesi dell’Unione Europea rendendole interoperabili – spiega Rauti – Di fronte alla crescente instabilità, è necessario potenziare la difesa europea per favorire la sicurezza globale, così come è necessario attuare la ‘bussola strategica’ dell’Ue, definitivamente approvata il 22 marzo 2022, che fornisce un preciso piano d’azione per rafforzare la politica di sicurezza e di difesa europea entro il 2030”.
Intanto sul fronte interno la Difesa si adegua ai nuovi scenari puntando su una formazione sempre più moderna: “Lo scenario geopolitico mondiale è caratterizzato da minacce ibride e da sfide complesse, che hanno investito i domini convenzionali – come terra, mare, aria, cyber e spazio – ma anche ambiti nuovissimi come la dimensione cognitiva e il flusso delle informazioni – aggiunge Rauti – La capacità di comprendere tale complessità, unita a quella di elaborare e gestire risposte tempestive ed efficaci, richiede una maggiore integrazione tra le Forze Armate, interoperabilità tra i sistemi, e l’acquisizione di una cultura organizzativa interforze che integri, rispettandole, le specialità e le competenze di Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri”.
“La formazione del personale costituirà sempre di più una leva essenziale per conseguire l’integrazione delle capacità delle Forze Armate, in un’ottica di percorsi comuni, multidisciplinari e multidominio. A titolo di esempio cito il primo Modulo di formazione interforze, rivolto agli ufficiali delle Forze Armate e dell’Arma dei Carabinieri che nel grado di capitano frequentano il corso di Stato Maggiore – osserva Rauti – si tratta di un’offerta formativa specializzata che comprende materie anche innovative come il cognitive warfare; le ‘competizioni cognitive’, una delle nuove sfide per comprendere le minacce alla sicurezza nazionale ed alla stabilità geopolitica, basate sull’uso distorsivo dell’informazione o sulla disinformazione. Un’ulteriore frontiera su cui impegnarsi per arginare la manipolazione delle opinioni e quindi dei comportamenti umani”. “La Difesa continuerà ad investire in una formazione moderna in termini sempre più strategici, rispondenti alle rinnovate esigenze di sicurezza globale a fronte di scenari multidimensionali e multidominio”, conclude.
Infine il contributo della Difesa anche sul fronte anticrimine con l’aumento, nell’ultima legge di Bilancio, dei militari impiegati nell’operazione ‘Strade Sicure’. “Il governo e la Difesa apprezzano i risultati raggiunti in 15 anni da ‘Strade Sicure’. L’operazione, che viene svolta in concorso alle forze dell’ordine, rappresenta un impegno significativo della Difesa per garantire la sicurezza nazionale, nonché un esempio concreto di cooperazione sinergica interforze dedicata al mantenimento dell’ordine pubblico”, afferma la sottosegretaria ricordando che la manovra “prevede per il 2024 un incremento complessivo di 1800 unità di cui 1000 nell’ambito dell’operazione Strade Sicure ed 800 come rafforzamento del dispositivo ‘Stazioni Sicure’, per la vigilanza delle maggiori infrastrutture ferroviarie; portando così il totale dei militari impegnati a 6800 unità ed invertendo quindi il trend di riduzione intrapreso negli anni precedenti”.
“Già nell’ottobre scorso il governo aveva integrato il contingente di Strade Sicure con l’impiego di 400 unità proprio nelle stazioni ferroviarie, con scadenza 31 dicembre 2023. Con la finanziaria si è inteso prorogare e raddoppiare – con 800 unità – tale impiego per il monitoraggio delle principali stazioni ferroviarie italiane – conclude Rauti – Un altro segno tangibile dell’attenzione del governo verso i temi della sicurezza dei nostri cittadini e del controllo del territorio, nonché per la prevenzione e il contrasto della criminalità”.
[Fonte: www.adnkronos.com]