(9Colonne) Roma, 30 ott – “Domani ricorrono i 25 anni della risoluzione ‘madre’ 1325, che poi ne ha avute nove successive che ne hanno rafforzato tutti i contenuti. Questo avveniva nell’anno 2000, che è lo stesso anno dell’ingresso delle donne nelle forze armate: quindi una doppia rivoluzione, una rivoluzione parallela che però si intreccia per esempio nella presenza femminile nei contingenti italiani nei teatri operativi, dove le nostre donne in uniforme sono un valore aggiunto perché sono agenti di cambiamento e soprattutto agenti facilitatori di dialogo con la comunità femminile, sono in grado di percepirne bisogni, necessità e sono anche per questo inserite, penso alla figura del ‘gender advisor’, nella pianificazione dell’operazione militare” così Rauti. “La difesa – aggiunge il sottosegretario – attua l’agenda ‘Donna pace e sicurezza’ dal suo inizio, quindi dall’anno 2000, ma mi sentirei di dire che la rafforza nel momento in cui la applica, per esempio con i ‘Female engagement team’, cioè unità totalmente femminili addestrate e formate proprio con questo scopo specifico. E lo fa anche con l’impiego delle donne in patria, basti pensare al fatto che le donne dal momento di ingresso sono state inserite in totale parità rispetto ai colleghi uomini”. “Abbiamo raccontato il presente e senza dubbio anche il futuro, ricordando però che la memoria del passato è fondamentale” afferma invece Martina Semenzato, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio “Abbiamo voluto sottolineare la trasversalità dei temi legati alla pace — ha aggiunto — parlando non solo delle donne vittime di violenza o dello stupro usato come arma di guerra, ma anche del ruolo delle donne come facilitatrici e mediatrici nei processi di pace, e della loro presenza fondamentale nelle forze dell’ordine. È un percorso che riafferma il valore dell’empowerment femminile”. “Abbiamo esempi importanti anche a livello nazionale – ha concluso – a partire dalla nostra presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha avuto un ruolo rilevante nei processi di pace internazionali, ma soprattutto dalle tante donne che, nei conflitti, aiutano altre donne e uomini a rialzarsi, sostenendo le economie e le politiche dei Paesi coinvolti”. (PO / Roc / Sis)
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