Percorso:

“5 anni di differenza”, primo workshop per Roma – Roma, Tempio di Adriano, Piazza di Pietra

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Trascrizione non corretta dall’autore

Grazie. Io intanto saluto e ringrazio tutti coloro che hanno dedicato una intera mattinata, un sabato mattina a questo confronto di idee e lo fanno con serietà e con passione. E sulla base anche dei numerosissimi interventi, credo che, per un passaggio successivo, questo tavolo debba lavorare per gruppi in modo tale che per affinità, per vocazioni, nonché per, magari, attività professionale si possa contribuire in modo settoriale, ma specifico, alla stesura del programma.
Veniamo però ai canovacci di oggi. Noi abbiamo discusso intorno ai cosiddetti dieci pilastri che rappresentano, direi, la trama comunitaria, la piattaforma dei valori – Salvatore Santangelo li ha definiti segna via, quindi più o meno questo – e poi il manifesto fondamentale sulla questione morale e il taglio dei costi della politica – anche questo livello nazionale direi oltre che il romano cittadino – e poi infine le diciotto proposte e le venti scelte che vanno articolate, che sono la prima la base per costruire di programma, ma direi di più, quello che dobbiamo chiamare il progetto. Io penso che, e parto dai dieci pilastri che sono stati condivisi, sono una piattaforma identitaria e di valori. Cito soltanto alcune dei dieci, delle dieci parole chiave, che sono appunto “identità” ma anche “nuovo umanesimo” e ancora “solidarietà” insieme a “sussidiarietà” un termine che io, che io amo molto e che purtroppo rischia di essere travolto sotto la valanga degli scandali regionali, perdendo invece tutta la sua efficacia e il suo valore e quindi penso che noi si debba invece ricentrare questo principio. E poi ancora “partecipazione” e “merito” insieme ad altri. E direi anche che queste idee, queste idee forti si agganciano perfettamente con un altro livello, che però diventa forse più urgente in questo momento, che è quello della questione morale e del taglio dei costi della politica. Il manifesto che ci è stato dato, secondo me, indica alcuni interventi fondamentali e parte credo da un principio innegabile che è quello di una crisi, sia della politica che della democrazia, nei termini in cui politica e democrazia si misurano con due unità di misura: una è la rappresentanza, che è stata appunto svuotata del suo valore, e l’altro è il sociale. E noi dobbiamo assolutamente partire da questo, nonché dalla insofferenza che c’è per le burocrazie in genere, per stilare il nostro programma, che sia un programma concreto e puntuale. Credo che però la domanda di oggi sia: come costruire, su cosa costruire l’aggregazione. Sicuramente sui pilastri, sicuramente sulla questione morale e sicuramente sulle proposte. Però se noi partiamo da questo concetto di crisi di democrazia e di politica, dobbiamo anche arrivare alla consapevolezza che non esistono più ideologie forti in grado di trascinare masse, ma esistono per fortuna idee forti in grado di trascinare masse. Idee forti che trascinano le masse, perché quelle idee sono espressione individuale di chi compone quella massa. Le idee forti sono quelle che ognuno di noi ha, insieme ai bisogni, alle esigenze che ogni cittadino ha. Le esigenze sono: come migliorare la mia città, come migliorare il mio comune, come migliorare il mio quartiere, come migliorare la mia vita. Queste sono le idee forti che sono trascinanti, che sono quelle che possono essere condivise. Attraverso la partecipazione, mi richiamo a quanto ha detto in modo sicuramente migliore del mio Portoghesi, quando parlava anche del bisogno di spazi per incontrarsi. Oggi bisogna dare la risposta a quella, a quel vuoto che la sociologia urbana ha definito dei non luoghi, cioè tutti quei luoghi in cui ci si incontra, ma in realtà non ci si percepisce. Quello che invece si avverte è un bisogno di partecipazione, un bisogno di comunità, un bisogno di relazioni forti, umane e personale. Io credo che rispetto a tutto questo, a questa frammentazione e perdita di senso, le liste civiche siano non una risposta strumentale, ma una risposta d’amore a reali bisogni e a reali esigenze. E allora io penso che noi si debba lavorare per questo e l’ultimo intervento mi aiuta, perché la centralità della nostra discussione non può non essere come fare aggregazione civica. E allora, è stato detto, noi siamo quelli che respingono la cultura del no a tutto, quindi dobbiamo essere quelli che propongono una cultura “per”. Questo “per”, nell’associazione che io rappresento, è simboleggiato da un incrocio, da un incrocio che significa incrocio di forze, incrocio di sforzi, moltiplicazione di energia, ma soprattutto significa fare qualcosa per qualcuno e quindi per le persone, per i reali bisogni, per la città. Vedete, c’è adesso quasi una voglia tutti di fare liste civiche. Il problema non è fare una lista civica, oggi è una necessità concreta fare una lista civica, ma noi dobbiamo disegnare un movimento cittadino che veda la parentesi elettorale appunto come una delle sue esperienze. Un movimento cittadino che altrimenti, se non si radica, lascia lo spazio al populista di turno, a personaggi, come dire, bislacchi, che magari, attraverso i social network, strumentalizzano anche i sinceri bisogni delle persone. Noi dobbiamo invece creare un movimento cittadino di partecipazione attiva, concreta, che punti sull’esperienza del volontariato, anzi che renda il volontariato protagonista, che abbia una cifra identitaria e comunitaria molto forte, ma soprattutto io penso questo e concludo – i miei cinque minuti li ho usati quasi tutti – noi abbiamo davanti due obiettivi: uno quello di costruire l’idea della continuità amministrativa sulla base delle cose fatte e sulla base di un’agenda precisa di cose da fare. Ma noi dobbiamo assolutamente supportare questo concetto di continuità amministrativa sana, seria, giusta, rigorosa che si assume ulteriori responsabilità con un’idea di energia nuova. Quello che era di nuovo nella precedente tornata elettorale, perché comunque il sindaco rappresentava automaticamente il nuovo, oggi questo nuovo lo dobbiamo costruire noi in termini di energia nuova, che non può, a mio avviso, che passare anche non solo naturalmente attraverso una autentica lista civica. Una lista civica che dica che si vuole riprendere i pezzi di questa città, che viva questa città come una casa propria, che, quindi, la cura la ama e la difende, una, direi, un’energia che nasce proprio dall’attuazione, dall’individuazione – come dire – di punti concreti, minimi nel senso però minimi vuol dire vicini ai bisogni dei cittadini, tutti i cittadini, tutti i giorni. Questo è quello che interessa, questo è quello che mobilita, queste sono le risposte che noi dobbiamo dare. E se noi riusciamo a costruire questo come movimento, io penso che noi rappresenteremmo oggi a Roma e quindi nel cuore dell’Italia, la migliore risposta all’antipolitica, perché la risposta all’antipolitica – che è una sorta di epidemia a questo punto, che però bisogna guardare negli occhi e con senso di responsabilità – la migliore risposta all’antipolitica non può essere il qualunquismo, ma soltanto una politica buona, che nasce dalle reali esigenze, dai reali bisogni. Grazie.

La diretta su reteattivaxroma.it

10 pilastri per Roma e per l’Italia
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