Percorso:

173ª Seduta Pubblica – Comunicazione del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista del Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre 2019

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre 2019 e conseguente discussione (ore 15,36)

Approvazione della proposta di risoluzione n. 2. Reiezione delle proposte di risoluzione nn. 3 e 4. Ritiro della proposta di risoluzione n. 1

RAUTI (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor presidente Conte, lei torna in Aula oggi, dopo l’informativa urgente del 2 dicembre scorso, quando era stato incalzato a riferire sulla riforma del MES, poiché erano emerse criticità di merito e metodo, compreso un avallo italiano dato senza che il Parlamento ne venisse informato né esprimesse – come invece previsto – un suo atto d’indirizzo; in quei giorni – lo ricorderà – si rincorrevano dichiarazioni contraddittorie e smentite anche da parte di autorevoli della sua maggioranza, storia nota.

Oggi lei, signor Presidente, torna in Aula in vista dell’appuntamento del 12 e 13 dicembre, ma nel suo discorso non abbiamo sentito le risposte alle domande precise che andiamo ponendo sul fondo salva Stati. Continuiamo a ritenere che, così come appare confezionato, il MES comporti conseguenze negative e le sue rassicurazioni – mi scusi, signor Presidente – sono vaghe e quindi allarmanti. È il solito storytelling, il suo, per cui va sempre tutto bene nel Paese, nella maggioranza e nella manovra.

In realtà prevediamo conseguenze negative non solo per l’Italia e i singoli Paesi membri, ma anche per l’intera eurozona, almeno stando a quanto sostenuto da 32 economisti di 13 università italiane, che hanno firmato un documento in cui bocciano la riforma del MES chiedendo di non sottoscriverla. E non si tratta – lo voglio dire – di spaventosi e trinariciuti sovranisti: taluni di loro sono professori universitari anche di sinistra e hanno scelto «MicroMega» per lanciare il loro grido d’allarme.

Prima di entrare nel merito, voglio ricordare che il Fondo salva Stati non ci convince, direi quasi ontologicamente – lo sottolineo – perché otto Paesi su 19, ovvero il totale di quelli compresi dal MES, contribuirebbero a rimpolpare le casse del fondo senza trarne alcun vantaggio; per non parlare del meccanismo mangia soldi che il MES rappresenta e che piace solo ai tecnocrati di Bruxelles, ma non ai popoli europei.

Ricordo inoltre che i membri del MES ricevono stipendi d’oro: è gestito infatti da un consiglio di governatori formato da 19 Ministri finanziari dell’area euro e da un consiglio d’amministrazione nominato dallo stesso consiglio dei governatori, da un direttore generale, oltre che dal Commissario Ue agli affari economico-monetari e dal Presidente della BCE in veste di osservatori. Stipendi d’oro, dicevamo, ma anche immunità, ovvero due cose sempre comunque odiose. L’articolo 35 del MES prevede l’immunità penale, civile e amministrativa per tutti i componenti dell’organismo, mentre l’articolo 32 concede la medesima immunità addirittura al patrimonio e ai beni.

L’Italia finora non ha mai preso in prestito neanche un euro dal MES; in compenso ha già versato ben 14,3 miliardi di euro e sottoscritto un finanziamento di circa 125 miliardi di euro. L’Italia, infatti, è il terzo contributore dopo la Germania e la Francia, ma non ne beneficerebbe, perché ha un debito pubblico troppo alto. Quindi, oltre al rischio della ristrutturazione del debito, e dunque al danno, dobbiamo aggiungere la beffa di Bruxelles di contribuire a un fondo che non potremo mai utilizzare, perché le condizioni per accedervi sono tre e ci escludono automaticamente: non essere in procedura d’infrazione; avere un deficit inferiore al 3 per cento da almeno due anni; infine, avere un rapporto debito-PIL sotto il 60 per cento.

Va da sé, allora, che non ne potremo beneficiare: quindi, in poche parole, stiamo dicendo che con i nostri soldi salviamo le banche tedesche e quelle francesi, i cui derivati sono i più esposti. (Applausi dal Gruppo FdI). E, mentre le salviamo, non ci dimentichiamo, anche se è stata minimizzata, che sullo sfondo c’è la Brexit che fa da detonatore, con il suo effetto di turbolenza sui mercati.

È evidente – e per noi di Fratelli d’Italia è evidentissimo – che il MES ha rappresentato e rappresenta non solo una trappola, ma anche una grande frizione all’interno della vostra maggioranza.

Come è altrettanto vero che, invece di far coerentemente esplodere le contraddizioni che vi agitano, trovate un accordo al ribasso per salvare quello che si definisce, in modo elegante, lo status quo.

Quindi, alla faccia dei programmi elettorali contro il MES! Alla faccia anche delle recenti dichiarazioni per le quali non si firma al buio (invece, alla luce delle tenebre, a quanto pare, sì)! Si ricorre all’escamotage della logica del pacchetto, che richiama, poi, un po’ quella delle tre carte. Salvate voi stessi a discapito dell’interesse nazionale, quello che per noi è, invece, centrale.

Infatti, presidente Conte, uno Stato che accede al trattato accetta la ristrutturazione del debito ed espone, quindi, i nostri titoli di Stato, sui quali, tra l’altro, è facile prevedere che si possa innescare anche un spirale speculativa.

Oltre al rischio rappresentato dalla crisi del debito, c’è anche quello, sempre minimizzato, di andare in default. Il punto sul quale mi permetto di attirare l’attenzione non è solo la possibilità che un debito sovrano venga ristrutturato, ma il principio viziato che la ristrutturazione diventi una precondizione pressoché automatica per ottenere finanziamenti. In sostanza, è la trappola di cui parlavo prima.

Signor Presidente, cari colleghi, noi abbiamo presentato, con le forze di centrodestra, una articolata e importante risoluzione comune, che impegna il Governo in moltissimi punti strategici e chiede con forza che le Camere vengano informate sullo stato di avanzamento del negoziato. Infatti, siamo ridotti a rivendicare le prerogative del Parlamento, perché vi dimenticate troppo spesso di informarci.

Ma andiamo avanti. Nella nostra risoluzione si chiede di non procedere ad alcuna formale adesione prima che le tante criticità che stiamo esponendo in questi giorni siano davvero discusse e risolte; anzi, e lo sottolineo, subordinando l’eventuale adesione del nostro Paese alle necessarie modifiche che eliminino questa criticità. Chiediamo, inoltre, di cancellare l’immunità assoluta concessa al MES e ai suoi dirigenti: immunità! (Applausi dal Gruppo FdI).

Il MES, caro presidente Conte, come ha detto anche la presidente Meloni stamattina, per noi è un salva banche a spese degli italiani. Esso minaccia la nostra stabilità e i nostri risparmi. L’Italia, quindi, non ha ragioni di convenienza per sottoscrivere il trattato, che, ce lo lasci dire, è un omaggio alle consorterie europee e franco-tedesche, esattamente quelle consorterie che, dal primo giorno, hanno benedetto questo Governo, vi hanno dato indicazione e, credo, anche ordini.

Lasciamo a voi le vostre consorterie; a noi, interessa l’Italia sovrana. (Applausi dal Gruppo FdI. Congratulazioni).

[Fonte: www.senato.it]

Questa voce è stata pubblicata in Interventi in Aula Senato, Primo piano.