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8 MARZO – Repubblica.it – Stalking: boom di diffide e allontanamenti. Ma le violenze domestiche aumentano

Dagli ultimi dati del Viminale emerge un bilancio di luci e ombre della legge contro il femminicidio. Da un lato le misure di polizia contro autori di abusi sono quadruplicate, dall’altro sono cresciuti i casi di maltrattamenti tra le mura di casa, di sfruttamento della prostituzione e di pornografia infantile. Rauti: “Le norme da sole non bastano senza una rivoluzione culturale”

di Alberto Custodero

ROMA – Aumentano i maltrattamenti in famiglia, vittime donne e bambine. Aumenta anche il reato di sfruttamento di prostituzione e di pornografia minorile. Sono, questi, i dati che emergono, alla vigilia della “festa della Donna” dell’8 marzo, dalle statistiche del ministero dell’Interno. A un anno e mezzo dall’entrata in vigore della legge sul “femminicidio”, che inaspriva le misure contro la violenza di genere e lo stalking, il bilancio del Viminale è di luci e ombre. I reati di “maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli” sono passati da 11991 a 12125 e l’81 per cento delle vittime sono donne o bambine. Un dato che avrebbe dovuto drasticamente ridursi per effetto della stessa legge.  I reati di “sfruttamento della prostituzione” e “pornografia minorile” sono passati da 2927 nel 2013 a 3084 nel 2014, con un incremento del 5,4 per cento.

La legge sul “femminicidio”, dunque, non è stata efficace? Risponde Isabella Rauti, presidente della onluss internazionale Hands Off Women, acronimo How, da “come” risolvere la violenza sulle donne. “La legge 119 in vigore dall’ottobre del 2013 – spiega Isabella Rauti – ha dato alcuni frutti nell’aumento del numero degli ammonimenti e degli arresti in flagranza di reato che prima non c’erano. È anche aumentato il ricorso alle denunce, che noi consideriamo uno strumento positivo. ma naturalmente siamo tutti consapevoli, almeno io, che le leggi siano una condizione necessarissima, ma non sufficiente se non c’è un contesto costante di educazione al rispetto delle differenze, la cosiddetta educazione sentimentale”. Le leggi non bastano, continua Rauti, “se contestualmente non parte una rivoluzione culturale, perché la radice della violenza di genere, fenomeno secolare, è una radice malata legata al costume, alla mentalità e quindi alla cultura. E a quelle regole di diritto consuetudinario che scandiscono i rapporti interpersonali e di coppia”.

Tra i risultati della legge sul “femminicidio” vanno però annoverati gli importanti aumenti delle misure contro gli uomini violenti: quadruplicati sia gli ammonimenti (da 111 in tutto il 2013 a 408 nel 2014), sia gli allontanamenti, passati da 73 a 275. A fronte di questa attività “repressiva” si è registrato un conseguente calo di minacce alle donne (da 38832 a 35346), di atti persecutori (da 9688 a 8547), di percosse (da 7334 a 3573), di violenze sessuali (da 4084 a 3753). E di lesioni personali, passate da 26526 a 25033.

Si tratta di cali, ma non certo sufficienti a cantare vittoria. Che ci sia ancora molto da fare lo dice anche Lorena La Spina, segretario nazionale dei Funzionari di Polizia. “La percentuale di vittime di sesso femminile è sempre altissima – commenta – anche se gli ammonimenti del Questore sono in notevole aumento, come pure gli allontanamenti dalla casa familiare, segno che la nuova legge viene applicata. Tuttavia – dice ancora La Spina – il problema continua a mantenere proporzioni preoccupanti, a dimostrazione del fatto che la legge non è da sola sufficiente a fronteggiare un fenomeno che ha una profonda radice sociale e culturale. Molto c’è ancora da fare per garantire realmente pari opportunità alle donne all’interno della nostra società, del mondo politico, economico e sociale. Fino a quando non saremo capaci di superare una concezione e un linguaggio che ci relegano in una posizione sostanzialmente marginale, continueremo a costituire una minoranza che necessita ancora di specifiche forme di protezione ed ha bisogno di una festa con cui ricordare a tutti che la violenza contro le donne è un abominio, che deve essere fermato e che ci costringe a dubitare del livello di civiltà del nostro Paese”.

Sarà un caso, ma mentre si discute sul fenomeno del “femminicidio”, al ministero dell’Interno è vacante il ruolo di consigliere per le Politiche di contrasto alla violenza di genere.

[Fonte: www.repubblica.it]

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