Percorso:

La Notizia – Nessuno vuole le donne nei Cda. Le norme da sole non bastano

di Vittorio Pezzuto

Anche le quotate in Borsa sono quasi tutte fuorilegge. Le tanto decantate pari opportunità restano un sogno nel cassetto. Per Isabella Rauti le quote rosa danno fastidio. Diventa una fatica anche ottenere i decreti attuativi.

L’inchiesta – La Notizia di ieri ha denunciato le resistenze e i gravi ritardi nell’applicazione della Legge Golfo

La legge che impone le quote di genere nei Cda delle aziende quotate e partecipate è l’altra faccia della medaglia delle quote rosa in politica. Sono due risposte allo stesso problema, quello della sotto-rappresentazione del genere femminile laddove si decide».

Per Isabella Rauti, già capo Dipartimento delle Pari Opportunità e stretta collaboratrice del ministro Mara Carfagna, è necessario portare a compimento l’attuazione della legge Golfo così come introdurre strumenti normativi per un riequilibrio della rappresentanza di genere. «Questi ultimi sono una condizione necessaria ma non sufficiente se non si accompagna questo processo con un monitoraggio della realtà con la necessaria trasparenza ma soprattutto con una rivoluzione culturale di costume. Noi siamo degli esperti del “fatta la legge trovato l’inganno”. Dobbiamo pertanto far emergere un sommerso che ancora oggi certifica la sottorappresentanza femminile e, in alcuni casi, la totale egemonia maschile nei luoghi decisionali. Dopo un percorso faticoso che ha portato finalmente all’approvazione della legge, siamo state costrette – con appelli di diverse associazioni e ripetute insistenze – a sollecitare l’emanazione dei relativi decreti attuativi. Questo dimostra che nelle coscienze non è stato ancora interiorizzato un bisogno che non è delle donne ma semmai una necessità della democrazia». Eppure l’attuale Parlamento si distingue per una presenza significativa di donne. «Nel 1946 le italiane hanno votato per la prima volta e per la prima volta sono state elette in Parlamento con una percentuale trascurabile: appena il 6,7 per cento. Da allora a oggi abbiamo conosciuto record negativi di presenza femminile e qualche punta positiva, ma sempre ricorrendo a norme transitorie e vincolanti nella composizione delle liste. Per fortuna quest’ultima tornata elettorale ci ha restituito un Parlamento più rappresentativo sia per la presenza dei giovani che per un incremento del numero delle donne. Continua però a sfuggirci l’obiettivo del 50% di donne elette, garanzia di una democrazia compiuta e matura». Eppure non sono poche coloro, in primis Emma Bonino, che da sempre si schierano contro la logica delle quote rosa perché vissute come una riserva indiana di genere. «Mi sono rassegnata alla loro utilità dopo aver scritto una monografia sulla rappresentanza femminile nelle istituzioni. Le ritengo uno strumento triste ma necessario. Le invoco come un mezzo e non come un fine: niente altro che una norma transitoria per correggere un difetto che si chiama asimmetria nei sistemi democratici». Una paria più descrittiva che reale Alle ultime amministrative è stato praticato il meccanismo della doppia preferenza di genere, utilizzato per la prima volta tre anni or sono in occasione delle elezioni regionali in Campania. «Allora hanno sortito un effetto immediato e positivo nella composizione di quel consiglio. Riproposte lo scorso 26-27 maggio per il Consiglio comunale di Roma, hanno sofferto invece di una scarsa informazione. Ciononostante l’impegno delle candidate sul territorio ha prodotto un buon risultato, con un aumento delle elette. Questo significa che questa è la strada giusta da percorrere e che bisogna insistere». Per Rauti riconosce che la condizione generale delle donne italiane è migliorata dal punto di vista normativo di garanzia della parità, «ma si tratta di una parità più descrittiva che non reale, sostanziale e sociale. Confido in un buon lavoro del ministro Yosefa Idem. Nelle sue prime settimane al governo ha lanciato messaggi condivisibili e le premesse ci sono tutte. Adesso attendo con fiducia il passaggio dalle enunciazioni alle realizzazioni».

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