Percorso:

Mozione – Atto di sindacato ispettivo n. 1-00234 – misure per il contenimento dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 “fase due”

Atto n. 1-00234

Pubblicato il 19 maggio 2020, nella seduta n. 218

ZAFFINI , CIRIANI , BALBONI , BERTACCO , CALANDRINI , DE BERTOLDI , FAZZOLARI , GARNERO SANTANCHE’ , IANNONE , LA PIETRA , LA RUSSA , MAFFONI , NASTRI , PETRENGA , RAUTI , RUSPANDINI , TOTARO , URSO

Il Senato,

premesso che:

con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020 sono indicate le misure per il contenimento dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale nella cosiddetta “fase due”, che prevede il progressivo riavvio del sistema economico-produttivo;

si stima che, con la riapertura delle attività produttive, saranno oltre 4 milioni le persone che torneranno al lavoro, soprattutto uomini (più del 70 per cento) e con almeno 40-50 anni (il 70 per cento appartenente alla fascia di età tra i 50 e i 59 anni e il 60 per cento a quella over 60);

non bisogna sottovalutare che, tra coloro che ritorneranno in circolazione, numerosi sono i soggetti particolarmente fragili e vulnerabili (per patologie e fasce di età): solo a titolo di esempio si è calcolato che, nel nostro Paese, vi siano circa 11 milioni di persone affette a vario titolo da malattie oncologiche e cardiovascolari, vale a dire un cittadino su 6, che è dunque fortemente a rischio;

si dovrà, inoltre, tener conto del fatto che, in attesa del vaccino o di protocolli terapeutici risolutivi, allo stato non disponibili, il virus COVID-19 continuerà per lungo tempo a circolare, ed è evidente il pericolo di procedere alle riaperture senza una strategia di contenimento del virus e senza essere pronti a tracciarne il contagio, e di ripiombare in una nuova condizione emergenziale, con un’impennata della curva epidemiologica;

appare superfluo ricordare che, per essere più preparati, è necessario investire risorse mirate, acquisire competenze e conoscenze per il monitoraggio del virus ed il controllo del territorio, si dovrà prestare grande attenzione all’insorgere di eventuali nuovi focolai epidemici, contenendoli molto precocemente;

giova ricordare ancora che la comunità scientifica trasmette la certezza che il COVID-19 sia un virus dagli effetti poco o nulla prevedibili, in un certo senso “impreciso”: oltre la metà dei casi positivi è asintomatica, nel 30 per cento dei casi è caratterizzato da un decorso lieve o moderato; si è inoltre accertato che la maggior parte della trasmissione avviene per contatto, abbastanza ravvicinato, con soggetti asintomatici e inconsapevoli quindi della loro pericolosità e che la massima carica virale si ha quando una persona sta per sviluppare i sintomi, dopodiché la positività può restare anche a lungo, ma non è detto che sia contagiosa, perché il picco di contagiosità probabilmente c’è proprio all’inizio del contagio;

è importante, al riguardo, rafforzare la medicina e l’assistenza territoriale (dai medici di base ai dipartimenti di prevenzione e urgenza) e tutte quelle attività che dovrebbero servire ad identificare prontamente i focolai nascenti, diagnosticando e isolando i casi positivi, rintracciando e isolando i contatti a rischio, approntando le necessarie terapie domiciliari in attuazione degli ultimi protocolli, attuando cioè ogni misura idonea a realizzare le cosiddette “3 T” raccomandate dall’OMS, “Trace, Test & Treat”, per cui è indispensabile “tracciare” digitalmente la catena trasmissiva, “testare” con strumenti mirati e a risposta immediata la presenza del virus nella popolazione e “trattare” precocemente con soluzioni avanzate i soggetti positivi;

il sistema di tracciamento sociale (app “Immuni”) introdotto dal Governo, oltre che presentare molteplici criticità sia di metodo (con riferimento alla totale mancanza di trasparenza nella scelta del sistema oltre che nello svolgimento delle procedure di gara e di aggiudicazione) che di merito (in particolare sotto il profilo sia delle modalità tecnico-operative di funzionamento che della tutela della privacy, oltre che degli effettivi obblighi e adempimenti gravanti sui soggetti “monitorati”) è, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, del tutto inefficace quale misura per monitorare e contenere la diffusione del virus, per come è strutturato;

con riferimento alla necessita di testare in profondità la presenza del virus nella nostra popolazione, ad oggi la comunità scientifica riconosce affidabilità diagnostica, oltre al tampone molecolare con prelievo orofaringeo per l’individuazione dell’RNA virale, anche al test sierologico con prelievo venoso di quantificazione degli anticorpi specifici; mentre il test rapido con prelievo capillare (pungidito) per il rilevamento qualitativo di anticorpi (IgG e IgM) viene comunemente ritenuto migliore strumento quale mezzo di indagine epidemiologica e di screening dalle indubbie quanto indispensabili qualità di facilità di esecuzione, rapidità di risposta e ampia disponibilità di quantitativi utili allo scopo;

infatti l’impiego dei test rapidi è di più semplice esecuzione e di immediato riscontro, essenziale in situazioni di emergenza come quella attuale, alla vigilia di provvedimenti che rimetteranno in circolazione milioni di persone, in cui è fondamentale garantire il più ampio monitoraggio e screening epidemiologico della popolazione nel più breve tempo possibile, con mezzi di indagine preliminare che andranno, nei casi di positività, certamente avvalorati da diagnosi maggiormente accurate, come avviene in ogni procedura di screening (colon retto);

considerato che:

il Senato, in sede di esame del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante “Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19” (cosiddetto “Cura Italia”), ha accolto, con parere favorevole del Governo, un ordine del giorno presentato da Fratelli d’Italia, che impegnava il Governo “a valutare l’opportunità di adottare tempestivamente ogni iniziativa idonea a procedere al più ampio monitoraggio e screening epidemiologico della popolazione, a cominciare dalle categorie più esposte al rischio di contagio” (G/1766/214/5), autorizzando a tal fine “una spesa complessiva di euro 250 milioni, a valere sul livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato incrementandolo di pari importo” e specificando, altresì, che è indispensabile prevedere che tali risorse siano ripartite tra le regioni e assegnate per la realizzazione di interventi specifici finalizzati all’acquisto ed alla somministrazione di test rapidi, siano essi immunologici o sierologici, purché di pronta disponibilità, facilità di esecuzione e immediatezza di risposta;

pur, come detto, nella consapevolezza che non trattasi di strumenti diagnostici, bensì di strumenti di screening sia di ambienti critici che di popolazione nelle zone focolaio e tendenzialmente di tutta la popolazione, si ritiene tuttavia che la loro ripetizione periodica a cadenza regolare, ogni 7/10 giorni, possa offrire un quadro complessivamente attendibile e rispondente della reale diffusione del virus;

sarebbe pertanto auspicabile la loro messa a disposizione in libera vendita in farmacia come mezzo di autodiagnosi preliminare e preventiva al pari, solo a titolo di esempio, di un test di gravidanza;

preso atto che ormai molte Regioni stanno autorizzandone l’utilizzo presso i medici di medicina generale, i laboratori di riferimento regionali e nei laboratori privati convenzionati a pagamento e sarebbe auspicabile la loro messa a disposizione in libera vendita in farmacia come mezzo di autodiagnosi preliminare e preventiva (al pari, solo a titolo di esempio, di un test di gravidanza),

impegna il Governo:

1) a destinare le risorse necessarie per l’acquisto da parte delle Regioni di test rapidi per il rilevamento qualitativo degli anticorpi IgG e IgM con prelievo capillare (pungidito), in congruo numero, utile a garantire uno screening profondo, tendenzialmente totale, della popolazione;

2) a regolamentarne l’utilizzo, senza ulteriori indugi e ritardi di validazione, allo scopo, indefettibile, di procedere alle riaperture della cosiddetta “fase 2” con la cautela e la sicurezza che essa richiede;

3) ad autorizzare la libera vendita dei dispositivi validati in farmacia.

[Fonte: www.senato.it]

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