Percorso:

Interrogazione a risposta scritta – Atto n. 4-04252 – Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e delle politiche agricole alimentari e forestali

Atto n. 4-04252

Pubblicato il 15 ottobre 2020, nella seduta n. 266

URSO , CIRIANI , CALANDRINI , GARNERO SANTANCHE’ , IANNONE , LA PIETRA , NASTRI , PETRENGA , RAUTI , TOTARO – Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e delle politiche agricole alimentari e forestali. –

Premesso che:

resta insoluta la delicata e oltraggiosa vicenda che, da oltre un mese, vede coinvolti 18 pescatori dei due pescherecci di Mazara del Vallo, Antartide e Medinea, sequestrati la sera del primo settembre dai militari del generale Khalifa Haftar;

la vicenda, che è già stata oggetto di un precedente atto di sindacato ispettivo, rivolta all’indirizzo del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, co-firmato dal primo firmatario del presente atto (4-04111), presentato il 23 settembre 2020 e al quale non risulta pervenuta ad oggi risposta, richiede i dovuti approfondimenti in ordine alle responsabilità governative sulla vicenda;

la vicenda ha infatti evidenziato i contorni di una questione di definizione che già in passato, come riportato dai media, avrebbe determinato interventi intimidatori da parte dei militari libici proprio nei confronti di alcuni pescherecci di Mazara del Vallo, nell’ambito di quella che oramai viene definita «la Guerra del Pesce»;

il riferimento, in particolare, è ai fatti del settembre 2019, quando alcuni militari libici appartenenti all’area della Cirenaica avrebbero sferrato un attacco armato nei confronti dei pescherecci di Mazara del Vallo impegnati in una battuta di pesca del gambero rosso, in una zona rivendicata unilateralmente dalle autorità libiche;

la «Guerra del pesce» nel Mediterraneo andrebbe avanti da decenni senza una definitiva soluzione, e l’episodio non sarebbe che l’ultimo di una serie di sequestri o tentativi di sequestro di pescherecci mazzaresi sorpresi a pescare all’interno della cosiddetta «Zona economica esclusiva», che si estende per 62 miglia oltre il limite di 12 miglia delle acque territoriali ed istituita unilateralmente dal Governo di Tripoli nel 2005 e nella quale la pesca sarebbe interdetta;

la decisione della Libia, in particolare, sarebbe fondata sulla Convenzione di Montego Bay del 1982, la quale però è riferita agli areali oceanici e non risulta applicabile in un mare chiuso come il Mediterraneo;

la controversa situazione e la continua esposizione di nostri connazionali (e non soltanto) a situazioni di elevato rischio determina l’emergere della necessità di una chiara presa di posizione da parte del Governo in ordine a una situazione che, proprio per i profili di rischio emergenti in ordine alla sicurezza nazionale che risulta qui gravemente compromessa, deve essere necessariamente diradata;

oltre alla dovuta attenzione al caso di specie, tuttora irrisolto e rispetto al quale appare necessario prestare la massima attenzione al fine di riportare in patria i nostri connazionali e favorire la più celere liberazione di tutti gli equipaggi coinvolti, è doveroso fare una valutazione più ampia ed addivenire ad una decisione in ordine alle iniziative da intraprendere, anche in sede internazionale, per promuovere una definizione della questione rispetto alle rivendicazioni libiche e alle interdizioni unilateralmente imposte dal Governo di Tripoli sulla base di un’applicazione evidentemente illegittima e forzata dei principi stabiliti dal diritto internazionale e dunque di un lapalissiano abuso del diritto, che oggi non soltanto pregiudica gli interessi dell’economia nazionale ma, al contempo, mette in pericolo l’incolumità dei nostri concittadini,

si chiede di sapere:

quali iniziative i Ministri in indirizzo, ciascuno secondo le rispettive competenze, abbiano adottato al fine di informare adeguatamente gli operatori marittimi dei rischi connessi alla navigazione in tali aree e, in relazione alla circostanza che si tratta di un rischio noto alle autorità nazionali e marittime, quali protocolli di sicurezza abbiano eventualmente adottato per favorire condizioni di sicurezza in aree a rischio:

se il Ministro degli esteri e della cooperazione internazionale non ritenga necessario e urgente intervenire, anche promuovendo un’azione coordinata a livello internazionale, per chiarire in modo definitivo la legittimità delle operazioni di pesca e navigazione in un’area unilateralmente ed illegittimamente rivendicata dal Governo libico come zona economica esclusiva, in cui la navigazione è interdetta.

[Fonte: www.senato.it]

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