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Corriere della Sera – Comunali, la corsa a sindaco parla al maschile: solo 6 donne su 47 candidati

Il Pd nemmeno una. Zero la sinistra e pure Italia viva. Forza Italia idem. La Lega e FdI una, a malapena. Solo i grillini si salvano, con cinque aspiranti sindache in corsa. Prendendo in esame le 18 città capoluogo (su 21 totali) in cui sono state già definite le candidature, emerge che su 47 aspiranti sindaci ci sono appena 6 donne: 5 schierate dal Movimento Cinque Stelle (di cui una uscente, Virginia Raggi a Roma) e una dal centrodestra (da Lega e FdI, Rosetta De Stasio a Benevento). Analizzando lo scacchiere, e prendendo in esame le candidature dei partiti presenti in Parlamento, emerge una presenza femminile ancora limitatissima. In vista delle elezioni comunali del 3 e 4 ottobre prossimi, nelle città chiave il Pd correrà appoggiando solo uomini. A Roma i dem puntano infatti sull’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (contro Enrico Michetti per il centrodestra, Carlo Calenda di Azione. e appunto Raggi); a Milano su Beppe Sala (per il centrodestra c’è il pediatra Luca Bernardo). (Quasi) tutta al maschile anche la sfida a Napoli: Gaetano Manfredi (Pd-M5S) se la vedrà contro il magistrato Catello Maresca. Ma c’è anche Alessandra Clemente, candidata del sindaco uscente Luigi De Magistris, movimento però non presente in Parlamento. Mentre a Torino e Bologna, sempre per il Pd, ci sono: Stefano Lo Russo e Matteo Lepore, che se la giocheranno rispettivamente con Paolo Damilano e Fabio Battistini per il centrodestra. All’ombra della Mole, in assenza di un accordo con il Pd, una donna ci sarà: Valentina Sganga per il Movimento.
Per i grillini, oggi a trazione contiana, a Rimini è spuntata al fotofinish Gloria Lisi, una candidata esterna al Movimento, che se la vedrà con due uomini. Sfide tutte al maschile, tra le città al voto, anche Ravenna, Novara, Caserta e Grosseto. Nessuna donna in corsa neanche a Savona e Carbonia, dove le rispettive prime cittadine uscenti di centrodestra e Movimento, non tenteranno il secondo mandato. Intanto, a Benevento, è sceso in campo direttamente Giuseppe Conte per comunicare che i Cinque Stelle non parteciperanno alle amministrative e non sosterranno più Luigi Diego Perifano — indicato dal Pd — avvocato iscritto alla massoneria. L’assenza quasi totale di «quote rosa» è un nodo che torna costantemente al pettine: già dopo l’insediamento del governo Draghi, il dem Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, sbottò così: «Nemmeno una donna tra i ministri indicati dal mio partito. Forse le donne del Pd dovranno organizzarsi in una corrente se vorranno contare qualcosa».
Mentre oggi, sull’assenza di candidate sindaco Decaro aggiusta la mira: «Onestamente stavolta non posso dire altrettanto. Sei donne su quarantasette sono poche, ma sono frutto della volontà dei territori. Al Pd stavolta non posso rimproverare l’assenza di impegno, perché sono state fatte le primarie e quindi poi sono i cittadini che scelgono». Cecilia D’Elia, responsabile delle politiche per la parità nella segreteria di Letta, sottolinea che «per fortuna in Calabria, per la Regione, candidiamo una donna». E poi: «Se è cambiato qualcosa tra la gestione di Zingaretti e quella Letta? Enrico ha preso atto di una crisi, imponendo due donne capogruppo alla Camera e al Senato: ha vinto una battaglia affatto scontata». Sul fronte politico opposto c’è Isabella Rauti, responsabile delle politiche di parità di Fratelli d’Italia: «Siamo l’unico partito con una presidente donna: Giorgia Meloni, che è anche l’unica a presiedere il gruppo dei conservatori europei — annota la senatrice —. Meloni è diventata capo non perché donna ma perché brava. Ci sono partiti, come il Pd, che hanno speculato sulla questione femminile, ma arrivati al dunque non sono mai stati in grado di esprimere leadership femminile». E sulla bassissima partecipazione delle donne in politica interviene anche Laura Ravetto, responsabile Pari opportunità della Lega: «È palese che ci sia ancora molto da fare a qualsiasi latitudine. Ma su questo punto il centrodestra non può prendere lezioni da nessuno, visto che l’unica governatrice è Donatella Tesei in Umbria».

Claudio Bozza

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