Percorso:

Caro papà, oggi ricorrono nove anni dalla tua assenza.

Caro papà, oggi ricorrono nove anni dalla tua assenza.
C’è un tempo che vola e c’è un tempo fisso, quello del ricordo misto al dolore ed alla nostalgia. Sei con me in questo tempo che non passa, in ciò che resta e permane. Ci sei perché hai lasciato un’eredità intellettuale e politica sterminata, un giacimento inesauribile di idee ancora da esplorare.
E ci sei anche perché accade che, dovunque vada e chiunque incontri, c’è sempre qualcuno che ti ha conosciuto e ti ricorda, che ha letto i tuoi libri o c’è un giovane che li sta leggendo ora. Aneddoti e racconti, foto e frammenti di vita, ognuno ha il suo ricordo conservato in un angolo della mente o del cuore, anche chi non ha condiviso le tue , le nostre, idee.
Certo non mancano neppure – ma è il destino  dei grandi personaggi – i detrattori in servizio permanente effettivo; quest’anno, in particolare, si è molto parlato di te, del tuo Archivio privato – donato alla Biblioteca Nazionale di Stato – riconosciuto come “bene culturale di particolare interesse storico” e si è polemizzato strumentalmente sulle tue carte ed i tuoi libri e si è mistificato il tuo passato con ignoranza e fantasie negative. 

Fa sempre un certo effetto: proprio tu che non hai mai considerato gli avversari come nemici; che eri disponibile ad ogni confronto e ad ogni contraddittorio; tu che sei andato oltre ogni nostalgismo indicando una prospettiva politica ed una visione futura (forse troppo!). Tu papà, anche a distanza di anni dalla tua scomparsa, vieni rievocato, demonizzato e criminalizzato. In una parola, odiato! Ma anche questa negatività paradossalmente – e di contrappeso alla stima ed all’affetto che ancora susciti – ti rende più presente e vivo; proprio come quelle “radici profonde che non gelano mai”.
In questo nono anniversario della tua scomparsa, voglio ricordare e condividere il tema – poi pubblicato sul “Secolo d’Italia”- che scrissi nel 1972, ero in quarta elementare e tu eri  appena stato arrestato, davanti ai miei occhi di bambina. Il resto è storia e ne sei uscito a testa altissima (anche se molti lo ignorano o fanno finta); quello che oggi ti dedico, papà, è la parte finale del mio tema, quella della fierezza del  cognome che porto, perché valeva allora – nel mio cuore infantile ed ingenuo, e nel mio strazio di quei giorni – e vale ancor di più adesso, nel mio cuore consapevole di figlia e di donna matura, di militante politica da 45 anni.
Grazie papà!

Leggi il tema che scrissi nel 1972

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