Percorso:

397ª Seduta Pubblica – Intervento in discussione generale sulla Relazione sull’amministrazione della giustizia del Ministro della giuistizia, Marta Cartabia

Resoconto stenografico in corso di seduta

RAUTI (FdI). Signor Presidente, signor Ministro, rappresentanti del Governo, colleghi, ho ascoltato con molta attenzione la relazione e intervengo su un aspetto specifico al quale lei, signora Ministro, ha dedicato circa un minuto e mezzo, direi davvero troppo poco. Mi riferisco alla parte 5.4 su diritto di famiglia e dei minori. Nel testo scritto della sua relazione e nel suo intervento qui in Aula lei ha trattato dei tanti casi di violenza sulle donne e sui bambini, di un crescendo di contenzioso nell’ambito delle relazioni familiari. Invece intervenendo in Aula non ha citato – nel testo scritto sì – i femminicidi, che purtroppo nel 2021 sono stati 109; non sono numeri, ma sono donne uccise, spesso mamme. È un bollettino di guerra.

Torno al tema del diritto di famiglia e dei minori, a proposito del quale lei stessa ha sottolineato giustamente che l’insufficiente coordinamento tra le autorità procedenti riduce la possibilità di intuire e prevenire le conseguenze anche fatali, ed ha invocato una profonda riforma delle procedure e dell’organizzazione giudiziaria. Signora Ministro, lei ha fatto anche un cenno – e questo è l’oggetto principale del mio intervento – ad un disegno di legge approvato in Consiglio dei ministri nei primi giorni dicembre e che ha goduto giustamente, grazie ad una conferenza stampa con tutte le Ministre e il presidente Draghi seduto in prima fila in platea, di un’ampia rassegna stampa. Proprio quel disegno di legge è volto a rafforzare gli strumenti di prevenzione anche a completamente di quanto già previsto dal codice rosso, che anche noi abbiamo votato ma che nell’applicazione ha dimostrato di richiedere qualche aggiustamento, come del resto c’è anche un vulnus, un buco, nella riforma del processo penale, come denunciato nel mese di dicembre anche dalla procura di Tivoli, rispetto a quanto accade nel momento in cui si arresta colui che viola il divieto di avvicinamento ai luoghi di frequentazione della vittima. Magari il giorno dopo l’arresto viene processato per direttissima ma viene rimesso in libertà nella condizione vieppiù di nuocere alla vittima. Quel vostro disegno di legge, con undici articoli se non erro, andava a colmare anche quest’aspetto che non è né marginale né banale.

Allora, signor Ministro, ci chiediamo se questo importante impianto normativo, che avete approvato i primi di dicembre e che va anche a migliorare aspetti della riforma del processo penale, perché contiene misure stringenti per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica, è stato bollinato. Non siamo riusciti a saperlo. Dove si è fermato? A che punto siamo? Lei sa meglio di me che quel provvedimento contiene norme molto importanti e ne cito solo alcune: più ricorso al braccialetto elettronico, fermo immediato se c’è un grave rischio per la donna, rafforzamento dell’arresto obbligatorio in flagranza per chi viola il suddetto divieto di avvicinamento alla vittima, in modo da prevenire più efficacemente il rischio di condotte violente reiterate e, inoltre, al di fuori dell’arresto in flagranza di reato si potranno applicare le misure cautelari. Signor Ministro, intanto dov’è finito questo disegno di legge? Il nodo è – lei lo ha detto e lo sa, ma purtroppo lo sappiamo tutti, per i casi di cronaca – che bisogna rafforzare l’arresto obbligatorio in flagranza, per evitare quello che dicevamo, cioè il processo per direttissima e le scarcerazioni facili, con la remissione in libertà degli autori della violenza.

Le domande da porsi sono le seguenti: perché questo disegno di legge non è arrivato in Parlamento? Perché di fronte all’evidenza di questo fenomeno emergenziale e drammatico non si è proceduto? Perché il Governo non ha voluto emanare un decreto-legge, invece che un disegno di legge, che notoriamente rinvia nel tempo? Comunque, se lo avete fatto, lo dovete portare all’esame dell’Assemblea al più presto: lo vogliamo discutere, analizzare e approvare. Su queste materie non ci si divide, però bisogna evitare di fare conferenze stampa, a cui poi non conseguono fatti, perché non si può permettere nessun vuoto, né normativo, né temporale, quando sono quotidianamente in gioco le vite delle persone, come lei stessa ha ricordato. (Applausi). Non c’è tempo da perdere: non si perda tempo!

Lei ha ricordato Paolo Borsellino e mi permetto di ricordare, a nome del Gruppo Fratelli d’Italia, che oggi di Paolo Borsellino ricorre la data della nascita. È quindi una sorta di compleanno: onore a lui e alla sua memoria. Signor Ministro, la prego: ormai avete scelto la strada lunga del disegno di legge, invece che quella di un decreto-legge. Questa strada rendetela però più breve possibile, percorretela subito, prima di ogni altra cosa, perché serve alla vita quotidiana di molte donne, che sono in pericolo. Signor Ministro, i migliori non sono quelli che enunciano… (Il microfono si disattiva automaticamente). I migliori sono quelli che fanno quello che dicono. (Applausi).

[Fonte: www.senato.it]

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