Percorso:

290ª Seduta Pubblica – Intervento in dichiarazione di voto per il gruppo FDI – Ratifica ed esecuzione della Convenzione dell’Organizzazione internazionale del lavoro n. 190 sull’eliminazione della violenza e delle molestie sul luogo di lavoro, adottata a Ginevra il 21 giugno 2019 nel corso della 108ª sessione della Conferenza generale della medesima Organizzazione (approvato dalla Camera dei deputati)

Resoconto stenografico

RAUTI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAUTI (FdI). Signor Presidente, la Convenzione dell’Organizzazione internazionale del lavoro n. 190 sull’eliminazione della violenza e delle molestie sul luogo di lavoro, adottata a Ginevra il 21 giugno 2019 nel corso della 108ª sessione della Conferenza generale della medesima Organizzazione, è organizzata in 20 articoli e divisa in otto sezioni. Voglio però ricordare che sono trascorsi ben otto anni di dibattito prima che si arrivasse alla sua approvazione. Forse anche per questo tale approvazione è considerata, se non una data addirittura storica, sicuramente un importante spartiacque sul fronte dell’eliminazione delle violenze e delle molestie nel mondo e nei luoghi di lavoro e anche dell’opportunità di adottare nuove norme internazionali in materia.
Un altro elemento distintivo che desidero sottolineare è l’approccio. Si tratta infatti di un approccio più ampio, ovvero si arriva alla conclusione che le violenze e le molestie sul luogo di lavoro riguardano tutti, uomini e donne, purtroppo nella consapevolezza e nell’evidenza statistica che le donne sono colpite in modo maggiore e sproporzionato; i dati parlano addirittura di casi triplicati rispetto agli uomini. (Brusio). Scusi, Presidente, possiamo chiedere un po’ di silenzio?

PRESIDENTE. Colleghi, considerando anche l’importanza della ratifica che si sta discutendo, se non riuscite a rimanere in silenzio, vi chiedo la gentilezza di mantenere un tono di voce che consenta a chi interviene di farsi ascoltare da chi ha voglia di sentire. Prego, senatrice Rauti.

RAUTI (FdI). La ringrazio, Presidente, anche perché questo non riguarda solo le donne e, qualora fosse, tutti comunque dovremmo essere interessati. Stavo appunto dicendo che la Convenzione ha un approccio che guarda a tutti, uomini e donne, pur se nella nota evidenza statistica che le donne sono colpite in modo maggiore e sproporzionato.
La Convenzione e le sue norme internazionali sono anche il frutto di studi comparati delle leggi e delle pratiche nazionali in materia di violenza e molestie sul lavoro di ben 80 Paesi. Ci troviamo quindi di fronte a un quadro normativo internazionale estremamente articolato e complesso, con un’architettura molto salda.
È importante ricordare che la Convenzione è un trattato internazionale con forza vincolante naturalmente nei Paesi che decidono di ratificarla. Ricordo che ne bastano due per cominciare.
La raccomandazione n. 206, contestuale alla Convenzione, non ha evidentemente valore vincolante, ma è importante nella misura in cui contiene orientamenti su come applicare gli obblighi della suddetta Convenzione.
Un altro elemento di riflessione: la Convenzione chiama in causa violenze e molestie nei luoghi di lavoro, ma porta con sé e cerca di dipanare anche una matassa complessa di temi e risvolti, come è stato già ricordato. Mi riferisco al mobbing, allo stalking, alle violenze psicologiche, al tema della tutela dei lavoratori e a come prevenire e affrontare le violenze e le molestie.
E ancora un passo ulteriore: si intende un’interpretazione ampia proprio perché si guarda a un insieme di comportamenti, pratiche e atti destinati a causare o anche minacciare un danno fisico, psicologico ed economico, o che si configuri – è previsto – come reato sessuale o come violenza di genere.
Un altro elemento lungimirante della Convenzione è che essa si rivolge a tutte le tipologie di lavoratori, vale a dire non solo ai lavoratori dipendenti, e non riguarda soltanto i luoghi di lavoro – ci tengo a sottolinearlo – ma anche quelli che mi permetto di definire non luoghi, che tuttavia al mondo del lavoro sono collegati, ovvero, per esempio, i viaggi di lavoro, i corsi di formazione lavorativa lontani dal luogo abituale di lavoro, ma anche i mezzi di comunicazione e informazione come le chat, gli sms,le e-mail, i messaggi WhatsApp, cioè tutti quegli strumenti che, come sappiamo bene, possono essere usati in modo invasivo, pervasivo e direi anche distorsivo, divenendo aggressivi, offensivi e minacciosi attraverso la trasmissione di video, di immagini o anche di solo testo. Per questo motivo la Convenzione fa uno sforzo e li include.
Prima di concludere, voglio tornare all’evidenza statistica da cui ero partita, rifacendomi all’unica indagine che praticamente abbiamo, per quanto datata. Mi riferisco all’indagine dell’Istat sulla sicurezza dei cittadini del 2016, in cui si affronta anche il capitolo delle violenze e delle molestie sul lavoro e dei ricatti sessuali.
Richiamo solo un dato tra i tanti forniti dall’Istat: 1,404 milioni sono le donne che nel corso della loro vita hanno subito molestie fisiche e ricatti sessuali sul posto di lavoro, ovvero l’8,9 per cento della forza lavoro femminile. La suddetta indagine rileva anche che nel triennio 2013-2016 a subire questi episodi sono state oltre 425.000 donne, ovvero il 2,7 per cento. È evidente che ben altri sono i dati quando parliamo di violenze fuori dai luoghi di lavoro (quelli che ho richiamato sono circoscritti ai luoghi di lavoro). I casi riguardano contatti fisici subiti, richieste di prestazioni sessuali o disponibilità in cambio di promozioni o di concessione di un posto di lavoro oppure di un avanzamento, di una promozione o di fronte alla minaccia di licenziamento.
Lo stesso Istituto rileva che in oltre l’80 per cento dei casi le vittime non denunciano e non raccontano a nessuno che cosa gli è capitato: soltanto lo 0,7 per cento delle vittime arriva a denunciare. Sicuramente, però, tutte le vittime intervistate dall’Istat sottolineano che questi episodi hanno cambiato la loro vita, sia personale che lavorativa, perché molte di loro sono state licenziate o si sono licenziate, oppure non sono state assunte o sono state demansionate.
Il Gruppo Fratelli d’Italia, sia qui in Senato che alla Camera, voterà dunque convintamente a favore di questo provvedimento. Lo facciamo con convinzione – pur se, nelle pieghe di talune premesse, su qualcosa si potrebbe anche dissentire – perché questo è uno di quei casi in cui si deve prendere una posizione: o si sta da una parte o si sta dall’altra, senza mediazione alcuna. (Applausi). Non è possibile una mediazione. Fratelli d’Italia convintamente si schiera dunque contro le molestie sui luoghi di lavoro che colpiscono donne e uomini; contro, punto e basta.
Aggiungiamo solo un’ultima considerazione. Proprio perché tutto questo è importante, auspichiamo che non ci si limiti come Paese, come Nazione Italia a ratificare poi la Convenzione, ma a seguirla nella sua applicazione, accompagnandola con una serie di provvedimenti che consolidino l’applicazione di questo principio, perché contestualmente dobbiamo aggredire anche altre questioni, come per esempio la disparità salariale a parità di lavoro svolto; dobbiamo consentire parità di accesso ai lavori e alle carriere anche alle donne; dobbiamo far sì che la maternità sia una libera scelta e non una scelta condizionata e potrei continuare, perché la materia è complessa.
Termino con una considerazione: cerchiamo anche di approfittare di questa occasione per rovesciare un antico pregiudizio che, come è noto, è qualcosa che precede il giudizio, che si basa sull’esperienza e la conoscenza. I pregiudizi sono un vizio della mente e noi auspichiamo che con questa opportunità si rovesci anche quel pregiudizio abituato a dare sempre queste colpe delle molestie al datore di lavoro e all’imprenditore. Le statistiche, infatti, ci rivelano che non è così: le molestie avvengono anche tra colleghi; talvolta sono superiori e, talvolta, sono subalterni. Spogliamoci, pertanto, da questo pregiudizio e facciamo sempre giustizia di tutto e di tutti. (Applausi).

[Fonte: www.senato.it]

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