Percorso:

Tema svolto da Isabella Rauti – a nove anni, scolara di quarta elementare – e pubblicato su “Il Secolo d’Italia”, dell’11 marzo 1972, durante la detenzione del padre Pino Rauti, accusato e poi prosciolto per la Strage di Piazza Fontana

«Un avvenimento spiacevole in casa mia… ».

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«L’avvenimento spiacevole a casa mia è quello che hanno arrestato mio padre; ora vi dico come è successo.
Io tornavo da scuola e mia madre mi ha visto dalla finestra, e allora ha aperto il portone e la porta di casa. Nel frattempo questi della polizia sono entrati nel portone e sono saliti per le scale; poi sono entrati in casa senza chiedere il permesso; e hanno preso mia madre per il braccio senza spiccicare una parola».
E’ con queste semplici parole che Isabella, la bambina più piccola di Pino Rauti, ha ricostruito il momento dell’arresto del padre.
«Mia madre si sentiva sicura perché c’era mio padre, ed ha incominciato a chiamare: “Pino, Pino!” (ossia mio padre). Mio padre è accorso subito ma quei signori gli hanno fatto vedere il tesserino di poliziotti. Dopo poco, uno di essi disse a mia sorella: “Vedrai che papà te lo riportiamo presto”. E mia sorella gli ha risposto male; ma io invece gli ho detto: “Per me era meglio che non lo venivate a prendere”. Mio padre preparava qualche cosa; e uno sempre dietro; doveva andare al bagno e non ha potuto chiudere la porta. Io, piangente, lo guardavo ed all’uscita del portone col fazzoletto bianco lo salutavo. Mio padre – continua il tema di Isabella – è stato arrestato per motivi politici. A me è scocciato che la notizia l’hanno messa sul giornale e l’hanno detto pure alla radio. E poi nel quartiere si dicono cose che non sono vere; e la gente cretina crede alle bugie che racconta la gente. E se qualche persona mi chiede: “Che, per caso, ti chiami Rauti di cognome?” Io lo dirò fieramente perché mio padre non è colpevole».

Questa voce è stata pubblicata in Primo piano, Rassegna stampa.