Percorso:

Seduta n. 35 – Esame congiunto. Parere favorevole ddl n. 1387. Parere favorevole ddl n. 1388

Presidenza della Presidente
TESEI 

Intervengono i sottosegretari di Stato per la difesa Tofalo e Volpi.   

La seduta inizia alle ore 12,05.

IN SEDE CONSULTIVA

(1387) Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato per l’esercizio finanziario 2018  

(1388) Disposizioni per l’assestamento del bilancio dello Stato per l’anno finanziario 2019

(Parere alla 5ª Commissione. Esame congiunto con esiti distinti. Parere favorevole sul disegno di legge n. 1387. Parere favorevole sul disegno di legge n. 1388)

Introduce l’esame la relatrice DONNO (M5S), osservando preliminarmente che i risultati della gestione del bilancio dello Stato nell’esercizio finanziario chiuso al 31 dicembre 2018 sono esposti nel rendiconto generale dello Stato. Tale documento consente infatti di verificare le modalità e la misura in cui ciascuna Amministrazione ha dato attuazione alle previsioni del bilancio.La disciplina generale si rinviene nella legge n. 196 del 2009, secondo la quale il rendiconto va articolato in due distinte parti: il conto del bilancio (che espone l’entità effettiva delle entrate e delle uscite del bilancio dello Stato rispetto alle previsioni approvate dal Parlamento), e il conto del patrimonio (che espone le variazioni intervenute nella consistenza delle attività e passività che costituiscono il patrimonio dello Stato).

Osserva quindi che i primi tre articoli del disegno di legge n. 1387espongono i risultati complessivi relativi alle amministrazioni dello Stato per l’esercizio finanziario 2018 e sono riferiti rispettivamente alle entrate(con accertamenti per 840.677,1 milioni di euro), alle spese (con impegni per 816.701,5 milioni di euro) e alla gestione finanziaria di competenza, intesa come differenza tra il totale di tutte le entrate accertate e il totale di tutte le spese impegnate, che evidenzia un avanzo di 23.975,6 milioni di euro. L’articolo 4 espone la situazione finanziaria del conto del Tesoro, che evidenzia, al 31 dicembre 2018, un disavanzo di 185.154,4 milioni euro. L’articolo 5 reca l’approvazione dell’allegato 1, contenente l’elenco dei decreti con i quali sono stati effettuati prelevamenti dal “Fondo di riserva per le spese impreviste”, nonché l’approvazione dell’allegato 2 relativo alle eccedenze di impegni e di pagamenti risultate in sede di consuntivo, rispettivamente sul conto della competenza, sul conto dei residui e sul conto della cassa. L’articolo 6 espone quindi la situazione patrimoniale dello Stato al 31 dicembre 2018, mentre l’articolo 7 dispone l’approvazione del rendiconto generale delle amministrazioni dello Stato secondo le risultanze indicate negli articoli precedenti.

Relativamente al Ministero della difesa, osserva quindi che la Corte dei Conti, nella relazione che accompagna il giudizio di parificazione, ha precisato che, su base annua, gli stanziamenti definitivi del Ministero della difesa risultano incrementati nel 2018 di poco più di 1 miliardo di euro rispetto all’esercizio precedente, passando da 22,8 a 23,8 miliardi (da 23 a 24 miliardi se si considerano anche le categorie economiche di carattere meramente finanziario).

La maggiore variazione riguarda la missione n. 5 (Difesa e sicurezza del territorio), con un incremento di 927,4 milioni, seguita dalla missione 32 con un incremento di 85 milioni e la missione 18 (destinata alle esigenze della componente del Corpo forestale confluita nell’Arma dei carabinieri) aumentata per 61,8 milioni. Anche per il 2018, rileva sempre la Corte, sono gli oneri finanziari relativi al personale ad aver assorbito la maggior parte del miliardo di incremento degli stanziamenti (662 milioni, cioè circa il 61,6 per cento). I restanti 412 milioni sono poi distribuiti tra la categoria degli investimenti fissi lordi (255 milioni), quella dei consumi intermedi 65,3 milioni) e quella dei trasferimenti correnti ad Amministrazioni pubbliche (52,7 milioni), oltre che alle spese derivanti da accordi internazionali (26 milioni).

Sulla composizione della spesa, prosegue la relatrice, la Corte ha poi formulato delle osservazioni critiche. La spesa militare del 2018, ad avviso della Magistratura contabile, continua infatti ad essere sbilanciata a favore del personale. Le percentuali di ripartizione degli impegni assunti per la Funzione difesa sono pari al 71,7 per cento per il personale (in aumento rispetto al 66,8 del 2014), al 14,1 per l’esercizio (in diminuzione rispetto al 14,5 del 2014) e al 14,2 per l’investimento (in diminuzione rispetto al 18,6 del 2014). Tale quadro, quindi, delinea una tendenza opposta agli obiettivi sottesi alla legge n. 244 del 2012, che mirava ad un rapporto tendenziale nella combinazione percentuale 50-25-25, rispettivamente tra spese di personale, di esercizio ed investimento.

Con riferimento, quindi, alla Funzione sicurezza nel suo complesso, viene rilevato che, nell’ultimo quinquennio, si è assistito a un forte incremento degli impegni ad essa connessi (dai 5,5 miliardi del 2014 ai 7,5 del 2018, con una crescita del 35,7 per cento).

Un ulteriore profilo problematico viene poi individuato nel debito relativo alle utenze, che ammonta a circa 540 milioni di euro. Secondo la Corte sarebbe opportuno individuare sul punto una pronta soluzione, anche attraverso il ricorso a specifiche transazioni. Il ritardo nei pagamenti, che a volte supera i due anni, genera infatti costi ulteriori per interessi e spese legali per un importo pari a un terzo del debito accumulato.

La Corte ha altresì osservato che non risultano ancora registrate, nel Conto del patrimonio, alcune significative voci, quali, tra quelle attive, alcune opere permanenti destinate alla difesa nazionale (tra gli altri aeroporti, caserme, depositi di munizioni e di sistemi d’arma, poligoni e alloggi di servizio per il personale militare). Il dato da evidenziare è però che il Ministero della difesa ha assicurato che la definizione dell’elenco e del valore delle infrastrutture è quasi ultimato, anche alla luce dell’attività di dismissione del patrimonio immobiliare della Difesa determinato dal processo di revisione dello strumento militare nazionale. Per questo settore si sta infatti provvedendo ad alimentare un database (denominato Ge.Pa.D.D.), che consentirà un corretto censimento delle infrastrutture, uniformando criteri e modalità di definizione dei valori patrimoniali.

Con riferimento, poi, agli investimenti, la Corte dei conti ha rilevato che due terzi dei programmi di approvvigionamento dei sistemi d’arma gestiti dalla Difesa sono sostenuti dal Ministero dello sviluppo economico con il proprio bilancio. Il finanziamento complessivo è di 3,4 miliardi (in calo del 12,4 per cento rispetto al 2017), divisi tra Ministero dello sviluppo economico (2,1 miliardi) e Ministero della difesa (1,3 miliardi). Di questi fondi circa il 58 per cento (1,97 miliardi) è destinato al potenziamento della componente aeronautica e il 20 per cento al potenziamento di quella navale (1,07 miliardi).

Infine, a seguito dei controlli eseguiti, le irregolarità riscontrate sul rendiconto 2018 hanno riguardato una percentuale, calcolata in termini di rapporto tra l’importo del titolo e l’ammontare della spesa campionata, che non suscita allarme sul piano dell’affidabilità dei conti.

La relatrice procede quindi alla disamina del disegno di legge di assestamento, che aggiorna, a metà esercizio, gli stanziamenti del bilancio di previsione, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertata in sede di rendiconto dell’esercizio scaduto al 31 dicembre precedente.

A livello funzionale, pertanto, tale provvedimento è da intendersi connesso con il rendiconto, e l’entità dei residui, attivi e passivi (che al momento dell’elaborazione del bilancio di previsione è stimabile solo in misura approssimativa) viene definita sulla base delle effettive risultanze del rendiconto.

In particolare, la dotazione complessiva iniziale per il 2019, stabilita dalla legge n. 145 del 2018, prevedeva, per la Difesa circa 21 miliardi di euro in termini di competenza e 22 miliardi in termini di cassa, nonché circa 1 miliardo e 270 milioni di euro di residui presunti. Il disegno di legge di assestamento del bilancio interviene sulle citate previsioni iniziali, sia per l’incidenza di atti amministrativi intervenuti nel periodo tra gennaio e maggio del 2019, che hanno già prodotto i loro effetti sulle poste di bilancio, sia per le variazioni contenute nel disegno di legge in esame.

Le variazioni complessivamente apportate al bilancio per atti amministrativi hanno infatti determinato un aumento di 792,1 milioni di euro delle dotazioni di competenza e di cassa. Relativamente, invece, alle variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento, si prevede una diminuzione negli stanziamenti di 155,9 milioni in termini di competenza (4,7 di parte corrente; 151,2 in conto capitale) e di 156,3 milioni in termini di cassa (4,7 di parte corrente; 151,6 in conto capitale).

Le variazioni, in aumento, dei residui (per complessivi 1180,2 milioni, di cui 528,5 di parte corrente e 651,7 in conto capitale) trovano poi ragione nell’adeguare i residui presunti a quelli risultanti dal rendiconto del 2018, nonché di tener conto delle variazioni compensative nei residui passivi in seguito all’applicazione di specifiche disposizioni legislative. Nel dettaglio, laddove le variazioni di competenza traggono origine dalle esigenze emerse dall’effettivo andamento della gestione, le modifiche alle autorizzazioni di cassa sono dovute alla necessità di recepire sia la nuova consistenza dei residui sia le variazioni proposte per la competenza.

In sintesi, rispetto alle previsioni iniziali le spese previste registrano un aumento complessivo di 636 milioni di euro in termini di competenza, con le previsioni per il 2019 che risultano assestate a 22.068,4 milioni (nei medesimi termini). La dotazione di residui passivi (ossia le somme impegnate contabilmente negli esercizi finanziari precedenti, ma che non sono state ancora spese in termini di cassa) dello stato di previsione del Ministero della difesa risulta pari a 2.450 milioni di residui accertati. Nel complesso le proposte di assestamento del bilancio di competenza 2019, determinano quindi un miglioramento del saldo netto da finanziare pari a 1.919 milioni, derivante da una riduzione delle entrate finali per 1.022 milioni e da una variazione in diminuzione delle spese finali per 2.941 milioni. In termini netti, le proposte formulate determinano un miglioramento dell’indebitamento netto di 5,6 miliardi di euro.

Ulteriori risorse, per 0,5 miliardi netti, non comprese nel disegno di legge di assestamento, derivano poi da maggiori introiti (650 milioni) derivanti dalle aste di assegnazione delle quote di emissione e dalle maggiori entrate per flussi europei (250 milioni), in parte compensati da maggiori spese correnti rilevate nel comparto delle amministrazioni locali.

Complessivamente, quindi, il miglioramento dell’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, derivante dalle proposte del disegno di legge di assestamento e dalle ulteriori maggiori risorse ammonta a 6,1 miliardi di euro.

Conclude formulando una proposta di parere favorevole sul disegno di legge n. 1377 e una proposta di parere, del pari favorevole, sul disegno di legge n. 1388.

La presidente TESEI constata che non vi sono iscritti a parlare in sede di discussione generale. Si passa pertanto alle dichiarazioni di voto.

Il senatore FUSCO (L-SP-PSd’Az), preannuncia, a nome della propria parte politica, il voto favorevole.

Il senatore VATTUONE (PD) preannuncia invece, a nome del Gruppo di appartenenza, il voto di astensione.

Il senatore GASPARRI (FI-BP), dopo aver rimarcato le gravi problematiche che continuano ad affliggere il comparto difesa, che spaziano dalle scadenze contrattuali del personale alla difficile gestione dei rapporti con importanti realtà industriali, e dopo aver rilevato che l’impegno italiano appare ancora lontano dai parametri fissati in sede NATO, preannuncia, a nome del Gruppo di appartenenza, il voto di astensione.

La relatrice DONNO (M5S), dopo aver osservato che molte delle problematiche che affliggono il comparto, a cui l’attuale governo sta cercando di fare fronte, sono comunque frutto delle politiche poste in essere dagli esecutivi precedenti, preannuncia, a nome della propria parte politica, il voto favorevole.

Interviene da ultimo la senatrice RAUTI (FdI), preannunciando, a nome del Gruppo di appartenenza, il voto di astensione.

Poiché nessun altro chiede di intervenire, la presidente TESEI, previa verifica del numero legale, pone ai voti la proposta di parere favorevole sul disegno di legge n. 1387, che risulta approvata dalla Commissione.

Successivamente, previa analoga verifica del numero legale, pone in votazione la proposta di parere favorevole sul disegno di legge n. 1388, che risulta, del pari, approvata.

MATERIE DI COMPETENZA

(Doc. CCXXXIV, n. 2) Documento programmatico pluriennale per la Difesa per il triennio 2019-2021

(Esame e rinvio)

Introduce l’esame il relatore CANDURA (L-SP-PSd’Az), osservando preliminarmente che i riferimenti normativi del documento si rinvengono nell’articolo 536 del Codice dell’ordinamento militare (di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010 e successive modificazioni e integrazioni). I primi due commi dell’articolo citato prevedono infatti, con riferimento alla pianificazione dei programmi di ammodernamento e rinnovamento dei sistemi d’arma, delle opere, dei mezzi e dei beni direttamente destinati alla difesa nazionale, che entro la data del 30 aprile di ogni anno, il Ministro della difesa provveda a trasmettere al Parlamento i dovuti aggiornamenti, comprensivi del piano di impiego pluriennale che riassume sia il quadro generale delle esigenze operative delle Forze armate (comprensive degli indirizzi strategici e delle linee di sviluppo capacitive), sia l’elenco dei programmi d’armamento e di ricerca in corso ed il relativo piano di programmazione finanziaria (indicante le risorse assegnate a ciascuno dei programmi per un periodo non inferiore a tre anni, compresi i programmi di ricerca o di sviluppo finanziati nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, con contestuale indicazione delle condizioni contrattuali, con particolare riguardo alle eventuali clausole penali), sia, ancora, sotto forma di bilancio consolidato, tutte le spese relative alla funzione difesa, comprensive delle risorse assegnate da altri Ministeri.

Da un punto di vista generale, rileva quindi che il documento rappresenta un quadro geopolitico e geostrategico caratterizzato da diffusa instabilità e da un elevato grado di complessità e imprevedibilità, nonché gravato da una molteplicità di minacce in continua evoluzione. Tra i fattori alla base della situazione attuale vengono sottolineati la progressiva transizione da un modello unipolare ad uno multipolare, il crescente disimpegno degli Stati Uniti dal tradizionale ruolo di fornitore di sicurezza, il nuovo protagonismo di potenze “emergenti” ovvero “ri-emergenti”, nonché il persistere di attori non statuali, in grado di sviluppare e disporre di tecnologie e sistemi d’arma all’avanguardia, armi di distruzione di massa ovvero di sfruttare tecnologie facilmente reperibili nel settore civile per applicazioni militari. Sul deterioramento del quadro geostrategico pesano poi l’accresciuta rilevanza della minaccia cibernetica (soprattutto alle infrastrutture critiche e alla sicurezza energetica) la minaccia globale del terrorismo islamico ed il ritorno della competizione militare tra Stati (declinata sia nell’incremento degli investimenti per l’acquisizione di armamenti, sia nella rinnovata attualità della minaccia missilistica e nucleare). Infine, tra i fattori di rischio permanente a cui l’Italia risulta particolarmente esposta, sono segnalate anche le conseguenze dei disastri naturali e di origine antropica che hanno richiesto un impegno crescente da parte delle Forze Armate nel concorso con le forze di polizia alla salvaguardia delle libere istituzioni e allo svolgimento di compiti specifici in circostante di pubbliche calamità e in altri casi di straordinaria necessità ed urgenza.

Nel documento la Difesa, a fronte di un contesto geopolitico e geostrategico assai dinamico e complesso, ritiene quindi che Paese avverta un bisogno accresciuto di sicurezza, intesa nel senso più ampio del termine, e che essa possa svolgere un ruolo determinante al servizio del Paese, nell’ambito di una più ampia strategia generale nazionale di sicurezza che preveda il coinvolgimento sinergico di tutte le componenti dello Stato.

Procede quindi alla disamina del documento, composto da un’introduzione, tre parti e otto allegati (i quali ultimi riguardano: riferimenti normativi, lista degli acronimi utilizzati nel testo, schede delle missioni internazionali che vedono la partecipazione italiana, priorità politiche del 2019, dati sul personale (due allegati relativi alla funzione difesa e alla funzione sicurezza del territorio), condizioni contrattuali e progetti EDIDP supportati dall’Italia).

In particolare, la prima parte concerne l’impegno nazionale nel contesto di riferimento e delinea il quadro politico e militare in cui le Forze armate si trovano ad operare. Sotto tale aspetto il documento precisa che l’impiego dello strumento militare all’estero rappresenta uno strumento fondamentale per promuovere i valori, i principi e gli interessi del Paese nel delicato contesto strategico prima illustrato, ed in tale quadro anche nel 2019 l’Italia parteciperà alla difesa degli spazi euro-atlantici e mediterranei e agli interventi finalizzati al mantenimento della pace e al ripristino delle fondamentali condizioni di sicurezza e stabilità internazionali nelle principali aree di crisi (come delineate dalle deliberazioni poc’anzi esaminate dalla Commissione secondo le statuizioni della legge n. 145 del 2016, e riportate nell’allegato C). Il documento pone in particolare l’accento sulle aree di diretto interesse nazionale, ossia il mediterraneo allargato, dove permane una situazione di diffusa instabilità, il Sahel, il corno d’Africa, la regione medio orientale e l’area balcanica. Particolare rilevanza è data poi alla posizione nazionale in ambito NATO, orientata a dare la giusta enfasi ai tre cardini del Concetto strategico dell’Alleanza (difesa collettiva, gestione delle crisi e sicurezza cooperativa), con particolare attenzione alla direttrice meridionale, ai temi della minaccia ibrida e della sicurezza energetica e cibernetica. Nell’ambito dei cicli quadriennali di pianificazione capacitiva, la NATO Political Guidance 2019, ha poi recepito, su impulso italiano, il paradigma delle capacità multiscopo e multiruolo, (concepite e sviluppate per lo svolgimento di attività anche non prettamente militari), e l’opportunità di dare concreta attuazione ai piani per irrobustire le capacità dell’alleanza sul fronte Sud. Per quanto riguarda, invece, il rispetto dell’impegno a destinare il 2 per cento del PIL alle spese per la difesa, di cui il 20 per cento agli investimenti, l’Italia è impegnata a chiedere che vi siano ricomprese le spese che contribuiscono a potenziare la resilienza nazionale.

Infine, tra gli impegni nazionali della Difesa vengono poi elencate una serie di attività che vedono coinvolte le Forze armate e viene posta particolare attenzione sull’operazione “Mare sicuro” (avviata nel 2015 e volta a far fronte a straordinarie esigenze di prevenzione e contrasto del terrorismo nonché ad assicurare la tutela degli interessi nazionali, incrementando adeguatamente gli assetti aeronavali di sorveglianza), e sull’operazione “Strade sicure”.

La seconda parte del documento si sofferma invece sull’analisi dei principali compiti istituzionali assegnati alle Forze armate, sulle singole componenti che costituiscono lo strumento militare, sulle rispettive esigenze operative e sulle connesse future linee di sviluppo capacitivo. In questa sezione viene, inoltre, dato conto dei principali programmi d’investimento della Difesa. In particolare sono riportati i programmi di ammodernamento e rinnovamento dei sistemi d’arma, delle opere, dei mezzi e dei beni direttamente destinati alla difesa nazionale in corso di esecuzione, da avviare o in attesa della necessaria disponibilità di finanziamento

Nel dettaglio, le esigenze operative, delle Forze armate vengono suddivise in una serie di capacità operative fondamentali (preparazione delle forze, comando, controllo e consultazione, capacità informativa, protezione delle forze e capacità di ingaggio, proiezione delle forze e sostegno delle forze) in ordine alle quali vengono disposte delle linee di sviluppo capacitivo. Spiccano, in particolare, le attività per potenziare lo strumento militare nella quarta e nella quinta dimensione (dominio spaziale e dominio cibernetico).

In questa sezione viene poi dato conto dei principali programmi d’investimento della Difesa, attraverso i quali si esprime la piena operatività dello Strumento militare. In particolare sono riportati i programmi di ammodernamento e rinnovamento dei sistemi d’arma, delle opere, dei mezzi e dei beni direttamente destinati alla difesa nazionale da avviare nel 2019, da avviare nel biennio 2020 -2021, in attesa della necessaria disponibilità di finanziamento ed in corso di esecuzione, nonché dei programmi di ricerca scientifica e tecnologica.

Con particolare riferimento ai programmi ai quali sono assicurate le risorse finanziarie, l’oratore pone poi l’attenzione su due di essi in particolare, ai quali sono sottese delicate problematiche di natura strategica, politica, industriale e occupazionale.

Il primo concretizza gli indirizzi del Governo in relazione all’acquisizione di prodotti dalla Piaggio Aerospace, società di vitale importanza per il comparto industriale nazionale ma che versa in difficili condizioni materiali e finanziarie. In particolare, è previsto il finanziamento di un programma, per un valore di 700 milioni di euro distribuiti in 11 anni, volto a garantire il parziale rinnovamento della flotta di velivoli P 180 (con l’acquisizione di una nuova versione e l’aggiornamento della restante parte a versioni più evolute), acquisire la ricambistica e la manutenzione pluriennale di motori aeronautici per velivoli ed elicotteri in uso alle Forze armate e  completare il processo di certificazione del drone P1-HH (tramite l’acquisizione di un sistema operativo (composto da due apparecchi e una stazione di controllo a terra).

Il secondo programma è quindi quello relativo all’avvio della prima fase di sviluppo di un sistema volto a rinnovare e ad ammodernare la capacita di difesa aerea nazionale di corto e medio raggio, al fine di sostituire le attuali dotazioni, ormai prossime alla fine del loro ciclo di vita. Il costo è di 95 milioni di euro distribuiti in 5 anni.

Capitoli specifici, prosegue il relatore, sono poi dedicati all’approntamento e all’impiego dell’Arma dei Carabinieri per la difesa e la sicurezza del territorio. Viene in particolare posta attenzione all’evoluzione dei programmi relativi al potenziamento della rete di comunicazione e delle infrastrutture telematiche nel settore della sicurezza cibernetica, all’evoluzione della piattaforma di analisi investigativa del R.O.S., dei nuclei investigativi provinciali e dei nuclei operativi di comando compagnia più impegnati, e all’incremento della capacità tecniche e scientifiche dei reparti specializzati.

Relativamente alle infrastrutture, il documento, dopo aver sottolineato la particolare vetustà del parco infrastrutturale della Difesa (più del 50 per cento delle infrastrutture de delle aree addestrative in uso sono di realizzazione anteriore al 1915), sintetizza gli obiettivi principali del Dicastero in: ridimensionare ulteriormente il numero degli immobili, ottimizzando gli spazi disponibili con l’accorpamento presso un’unica sede di più Enti; dismettere ovvero valorizzare gli immobili non più utili; contenere gli oneri di gestione relativi al mantenimento delle infrastrutture; ammodernare tutte le infrastrutture che rimarranno in uso, sulla base delle priorità e delle esigenze dello strumento.

La terza parte del documento è quindi dedicata principalmente all’analisi delle principali voci di spesa del comparto difesa. Innanzitutto viene descritta la comparazione (nell’arco temporale compreso tra il 2008 e il 2019), tra il bilancio della Difesa, formalmente inteso, e la particolare categoria del “budget Difesa”, che prende in considerazione gli stanziamenti a bilancio ordinario, i finanziamenti delle missioni internazionali ed i contributi a valere di risorse del Ministero dello Sviluppo economico (Mi.S.E), per programmi ad alta valenza tecnologica della Difesa. I dati del citato budget non includono però gli stanziamenti relativi all’ex-Corpo Forestale dello Stato iscritti a Bilancio della Difesa a partire dal 2017. Sotto tale aspetto, se il bilancio ordinario presenta, a partire dal 2017 un andamento crescente (passando dai 19.777,1 milioni del 2017 ai 20.965,0 milioni del 2019), la categoria ampliata del budget vede invece un andamento più altalenante, con una flessione del 2019 rispetto al 2018 (rispettivamente 24.292,1 milioni e 24.159,2 milioni).

Un altro grafico che merita menzione risulta poi quello della spesa per la difesa in rapporto al prodotto interno lordo. Sotto tale aspetto, sempre nell’arco temporale 2008-2019, vengono presi in considerazione tre profili.

Il primo è quello del rapporto tra bilancio ordinario della difesa e PIL. Sotto tale aspetto, l’andamento dal 2017 risulta crescente, dal 1,15 per cento del 2017 all’ 1,18 per cento del 2019;

Il secondo concerne il rapporto tra bilancio della difesa, ad esclusione delle risorse destinate ai Carabinieri, e PIL. In questo caso, nell’ultimo triennio, l’andamento risulta stazionario: 0,80 per cento nel 2017, 0,82 per cento nel 2018 e nel 2019;

Il terzo, da ultimo, riguarda il rapporto tra budget difesae PIL, dove si nota una leggera flessione nel 2019 rispetto ai dati del 2017 e del 2018 (1,36 per cento contro 1,38).

Infine, merita attenzione il grafico che riporta gli stanziamenti del Mi.S.E per programmi ad alta valenza tecnologica della Difesa, che nel tempo ha consentito di compensare parzialmente il contestuale abbattimento degli stanziamenti ad un settore strategico quale quello degli investimenti della Difesa. Sotto questo aspetto, l’andamento dal 2008 è significativamente crescente. Tuttavia, nell’ultimo triennio si registra una flessione (2.446,2 milioni di euro nel 2019 verso i 2.838,8 del 2017).

L’oratore passa quindi alla disamina dell’articolazione del bilancio per funzioni. In particolare, nel 2019 la spesa totale risulta così ripartita: alla “funzione difesa” viene attribuita una dotazione di 13.982,5 milioni di euro, alla “funzione sicurezza del territorio” sono assegnati 6.898,3 milioni, e alle “funzioni esterne” sono attribuiti149,6 milioni. Ulteriori 401,9 milioni sono poi assegnati per le pensioni provvisorie del personale in ausiliaria. Particolare rilevanza assume la citata “funzione difesa”, che comprende tutte le spese necessarie all’assolvimento dei compiti istituzionali dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica, nonché dell’area interforze e della struttura amministrativa e tecnico-industriale del Dicastero. Tale spesa è poi tradizionalmente suddivisa in voci relative al personale, all’esercizio e all’investimento.

Nel dettaglio, le risorse globali assegnate alla Funzione difesa ammontano a 13.982,5 milioni di euro, suddivise in 10.366,2 milioni per il personale (rappresenta il 74,1 per cento del totale e vede un incremento del 2,83 per cento rispetto al 2018), 1.746,4 milioni per l’esercizio (rappresenta il 12,5 per cento del totale e vede un incremento del 18,76 per cento rispetto al 2018), e 1.869,9 per l’investimento (rappresenta il 13,4 per cento del totale e vede un rilevante decremento, del 23,30 per cento, rispetto al 2018).

Il relatore conclude la propria disamina soffermandosi sui dati del bilancio della Difesa in chiave NATO, quale rappresentazione del bilancio elaborato in base a parametri e criteri indicati dall’Alleanza, rilevando che gli Stati membri dell’Alleanza hanno sottoscritto l’impegno formale a tendere, entro il 2024, al 2 per cento delle spese per la difesa rispetto al PIL nazionale e al 20 per cento delle spese per l’investimento rispetto a quelle della difesa. Sotto tale aspetto, l’Italia ha presentato un rapporto spese Difesa/PIL pari all’1,15 per cento per il 2019 e all’1,17 per cento nel 2020. A maggio del 2019, il Defence Planning Capability Survey è stato poi aggiornato impiegando il deflatore riferito al PIL, a similitudine degli altri paesi della Nato. Il predetto rapporto spese si attesterebbe pertanto all’1,17 per cento per il 2019 e all’1,20 per cento per il 2020, connotando dei passi in avanti per il raggiungimento degli obiettivi definiti dall’Alleanza. Per quanto riguarda, invece, le spese militari destinate agli investimenti, si registra una percentuale pari al 20,03 per cento per il 2019 e al 21,89 per cento per il 2020, dati coerenti con l’obiettivo fissato in ambito NATO.

Si apre la discussione generale.

Interviene brevemente il sottosegretario TOFALO, ringraziando il relatore per l’accurata esposizione ed osservando che il documento all’esame della Commissione rappresenta, altresì, un importante elemento informativo per il cittadino in ordine alla vita e all’operato delle Forze armate.

Il seguito dell’esame è quindi rinviato.

[Fonte: senato.it]

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