Percorso:

Sabato 16 maggio, ore 9:00 – Intervento su “La stampa di destra dal dopoguerra”, web meeting organizzato dalla Fondazione Tatarella, in occasione dell’anniversario del Secolo d’Italia, storica testata della destra italiana


Alcuni stralci del video messaggio su “La stampa di destra dal dopoguerra” (16 maggio 2020)

Di Isabella Rauti – Centro Studi Pino Rauti per la “Fondazione Tatarella”

(…) un omaggio all’anniversario del Secolo d’Italia e un incontro a distanza per colmare un vuoto, quello di un Convegno ed una mostra che il Centro Studi Pino Rauti e la Fondazione Tatarella avevano in programma di realizzare insieme – presso la sede della Fondazione – sulla stampa e la propaganda della destra dal dopoguerra. L’idea nasceva da un evento promosso a Roma con successo. (…)

L’11 febbraio scorso – e per una settimana – la Biblioteca del Senato ha ospitato la Mostra dedicata all’editoria di destra: “Cinquant’anni di stampa e propaganda della Destra Italiana (1945-1995)”, realizzata con un percorso espositivo dal criterio cronologico, articolato in nove bacheche che ricostruivano i cinque decenni interessati, cui si aggiungevano quattro teche tematiche dedicate alla propaganda giovanile del “Fonte della Gioventù”, alla Satira, alle tematiche femminili ed alla pubblicistica elettorale. La Mostra, inaugurata con un partecipatissimo Convegno – di cui è possibile ascoltare la registrazione sul sito www.pinorauti.org – raccoglieva una selezione di quanto custodito nella Biblioteca del Senato e della Camera dei Deputati e nella Biblioteca nazionale di Stato di Roma; con l’integrazione di materiale provenienti dall’Archivio della Casa editrice “Eclettica” e dall’Archivio privato del “Centro Studi Pino Rauti”. Complessivamente, circa 90 esemplari ed alcune importanti Raccolte, con testate sia dell’editoria più nota della destra italiana che degli organi di informazione e di propaganda interna ed esterna del Movimento Sociale Italiano. Il percorso espositivo terminava proprio con la Prima pagina della copia de “Il Secolo d’Italia” che annunciava la conclusione del Congresso di Fiuggi e la nascita di Alleanza Nazionale, affidando idealmente ad un’altra rassegna – ad un seguito, quindi – il compito di raccontare quanto accadde dal 1995 fino all’attuale presente politico. Venticinque anni in cui la Destra italiana ha raggiunto posizioni governative, ha conosciuto la diaspora ed ha modificato la sua forma Partito e le sue sigle; contestualmente alla “fine delle ideologie” ed ai cambiamenti del panorama politico italiano.

(…) Il cinquantennio ricostruito dalla Mostra restituiva suggestioni ed emozioni forti e raccontava l’effervescente produzione editoriale, intellettuale e culturale, di un’area ghettizzata ai margini della scena politica in termini di consenso elettorale (almeno fino ad un certo punto della sua storia) e di riconoscimento persino della sua legittimità da una parte dell’opinione pubblica ; la destra, le destre, un mondo abitato da anime diverse ma tutte incredibilmente vivaci e capaci di disegnare scenari di prospettiva, di affrontare temi di avanguardia che in seguito sarebbero diventati sfide d’attualità. (…) Nel Primo dopoguerra infatti nascevano un complesso articolato di iniziative editoriali e divulgative di destra, fogli di propaganda politica, testate satiriche, riviste dissidenti ed il MSI all’inizio non ha suoi organi di stampa né una testata (il Secolo diventa giornale di Partito nel 1963) ma è circondato da una serie illustre di “contenitori” culturali e politici e laboratori di idee. (…) L’editoria e la propaganda esprimono posizioni anticomuniste, criticano la partitocrazia, il sistema democratico di rappresentanza proponendo la democrazia corporativa (…); il fermento culturale si esprime dentro e intorno al Partito, talvolta con distinguo ma complessivamente ciò che si afferma è una cultura di destra che si oppone all’egemonia culturale ed al pensiero progressista della sinistra. (…) Colpiscono nelle Riviste e nelle testate e persino nella produzione “grigia” e minore dei ciclostilati ufficiali l’assenza di nostalgismo e il respiro delle analisi lucidi (del contesto nazionale e anche degli scenari internazionali) nonchè i contributi di approfondimento nei settori dell’arte e della musica. Se un limite ci viene restituito da questa ricostruzione, è quello estrinseco di una cultura feconda che non è riuscita a scavalcare lo steccato e divenire informazione diffusa, in grado di raggiungere il grande pubblico. Un limite al quale si può porre un rimedio oggi, raccontando , promuovendo iniziative culturali ed editoriali e curando i nostri archivi, con le attività delle Fondazioni e dei Centri Studi. Quel limite estrinseco diventa un motivo ed un dovere in più per ricostruire e raccontare questa parte della cultura di destra, nella consapevolezza che si tratti di un giacimento da scoprire ed una storia da riscrivere. (…) E per spezzare il pregiudizio che ci ha perseguitati e continua a farlo dell’assenza di una cultura di destra; una cultura liquidata e marginalizzata come minoritaria e arretrata, dal linguaggio rozzo quando non addirittura portatrice di un messaggio malato! Una cultura che secondo i detrattori subiva i processi culturali ma era incapace di generarne (…); solo ricostruendo l’affascinante filone culturale e politico contenuto nell’editoria, nella stampa e nella propaganda, riusciremo a rovesciare il “mito negativo” ed a dimostrare l’esistenza di una cultura di destra vivace, creativa, dinamica, ideologica ma anche post ideologica e non nostalgica ed arretrata, in grado di elaborare posizioni di avanguardia, di confrontarsi con la modernità e sfidare nelle idee la contemporaneità. (…), di superare anche le categorie ottocentesche di “destra” e “sinistra” nello sforzo dialettico di ridefinirle nei contesti storici e nei momenti storici di riferimento (…) la destra come eterna forza simbolica e come visione politica della vita e del mondo, come idea metapolitica anche oltre le sigle ed i contenitori di dei partiti. C’è stata una galassia culturale di destra, delle destre: reazionaria, radicale, nazional rivoluzionaria, nazionalpopolare, sociale, liberale, liberista, non liberista, conservatrice … insomma una pluralità delle destre anzi una destra plurale ed è il suo pensiero lungo che arriva fino a noi che dobbiamo continuare a leggere ed a raccontare.

Stralci del videomessaggio per la Fondazione Tatarella – Stampa e propaganda della destra dal dopoguera
[File pdf – 73 Kb]

Questa voce è stata pubblicata in Eventi in agenda, Primo piano, Webinar e web meeting.