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Il Dispaccio.it – Isabella Rauti, la meloniana ex-Msi “candidata dello Stretto”: “Nostalgici, noi? Ma no. La ricostituzione del Partito fascista è vietata”

rautiisabella600di Mario Meliadò – Isabella Rauti è indiscutibilmente uno dei “volti” della battaglia politico-elettorale di Fratelli d’Italia in vista del 4 marzo.

La Rauti è stata per anni consigliera nazionale di parità (cosa che pochi sanno, siede peraltro nel Comitato scientifico della fondazione Nilde Iotti: non esattamente una donna della Destra storica…), da tre anni è maggiore dell’Esercito (maggiore della Riserva selezionata, Corpo di Commissariato). Politicamente, è stata consigliere regionale in Lazio, ma la Rauti è notissima e molto amata negli ambienti di Destra per essere stata per 25 anni moglie dell’ex ministro alle Politiche agricole ed ex sindaco della Capitale Gianni Alemanno, e soprattutto in quanto figlia di Pino Rauti, un emblema per la “vecchia guardia” della Destra che guardava indietro, se non proprio al Ventennio, quantomeno ai repubblichini di Salò (ammesso che oggi per i militanti di alcune formazioni dell’ “ala” destrorsa sia differente…).

Isabella Rauti, guardando alle origini di suo padre, per certi versi per lei è un ritorno…
«Un ritorno graditissimo. Del resto, sono stata in Calabria l’ultima volta solo nell’agosto scorso quando a Cardinale, il paese natio di mio padre in provincia di Catanzaro, il Comune gli ha dedicato una via in un quartiere riqualificato. Un’iniziativa bellissima. Oggi sono qui, insieme a tutti gli altri candidati, simpatizzanti ed elettori, per presentare qui in Calabria il programma che Fratelli d’Italia ha dedicato anche al Sud: in particolare, al punto programmatico numero 8 c’è una sezione specifica collegata alle questioni lavorative e al rilancio economico e agli aspetti infrastrutturali nel Mezzogiorno. Non è un vezzo: il Sud è nel cuore di Fdi, e non per niente il nostro slogan è “un voto che unisce l’Italia”».

Naturalmente chi porta un cognome così evocativo per la Destra calabrese e italiana avrà pure un’idea precisa della spirale di violenza che sta avvolgendo alcuni extracomunitari, estremisti che si dichiarano fascisti e porzioni di manifestanti antifascisti, no?
«Io dico che bisogna sempre stare molto attenti: qui si respira ormai da tempo aria di “caccia alle streghe” e in questi casi, si sa, poi le “streghe” arrivano davvero. E allora, meglio che ognuno di noi provi a fare la propria parte e a parlare di problemi reali: il presunto ritorno del fascismo oggi non lo è… Io sono nata nel ’62, mio padre era un repubblichino che insieme a Rutilio Sermonti scrisse un’enciclopedia in 6 volumi sulla storia del fascismo: penso d’avere un’adeguata conoscenza della materia. Penso tuttavia che il fenomeno vada circoscritto a quel periodo: occorre storicizzare. Noi non siamo dei nostalgici, abbiamo fatto i conti col nostro passato ed è inutile il tentativo di chiunque voglia infangarci con la riproposizione di una cosa che non c’è. Nella Repubblica italiana la ricostituzione del Partito fascista non è ammessa: noi non siamo qui per rimetterlo in piedi. Ognuno di noi conosce il suo passato e le sue origini, noi conosciamo la nostra storia… ma siamo qui con un programma per il futuro del Paese».

Dal Ministero del Lavoro al Viminale passando per l’incarico di consigliera nazionale di parità, lei ha un’esperienza ultradecennale nel segmento delle politiche paritarie. I relativi princìpi sono ben applicati, in seno al Rosatellum?
«Sono molto sensibile alla materia e penso d’aver le carte in regola per parlarne: le “quote rosa” le definisco un “male necessario”, nel senso che sono uno strumento che è stato indispensabile inserire per colmare un gap di Democrazia e di rappresentanza nelle istituzioni. Di per sé, non ci piacciono, non è uno strumento che ci veda entusiasta. La legge elettorale, poi, vincola eccessivamente con questo 40% minimo di candidati per il sesso meno rappresentato: in Fratelli d’Italia però le cose sono andate esattamente al contrario. Non è stata la legge a determinare la nostra estrema attenzione alle candidature femminili, l’avremmo fatto comunque e abbiamo fatto anche di più: e del resto, noi siamo tra i pochissimi partiti ad avere in Giorgia Meloni anche una leader donna».

Perché candidarsi anche in Calabria?
«Ho l’onore d’essere capolista perché amo questa terra, il Sud in genere e la regione di mio padre, molto mi lega a questa terra anche in termini di storia mia personale».

Molti ritengono che lei in realtà sarà eletta a Mantova, nel suo collegio uninominale. Però al proporzionale Isabella Rauti non “corre” solo in Calabria. E in caso di pluricandidature, la legge è chiara, si viene eletti nel collegio in cui si ottiene il minor consenso. Come già abbiamo chiesto ad altri: in caso, secondo lei quale sarà?
«Per carità!, previsioni non ne faccio… Sì, intanto il Rosatellum obbliga alla prelazione per il collegio uninominale in caso d’elezione anche lì. Per il resto, Lazio, Sicilia, Calabria e Lombardia 5 sono i collegi in cui guido il “listino” plurinominale: certo, la legge elettorale avrebbe potuto congegnare meglio anche questa specifica previsione normativa… addirittura c’è chi aveva ipotizzato si dovesse procedere alla scelta tirando a sorte, il che mi sembrava un po’ eccessivo… Beh, credo si potesse lasciare l’opzione ai diretti interessati, ecco».

…Detto questo?
«Potendo scegliere, avrei scelto di risultare eletta in Calabria: il mio legame a questa terra è forte, ve l’ho detto. Tuttavia, purtroppo, la legge non consente che sia io scegliere. Il mio pronostico? No… (ride), pronostici, no!».

[Fonte: ildispaccio.it]

Questa voce è stata pubblicata in Politiche 2018, Primo piano, Rassegna stampa.