Percorso:

94ª Seduta Pubblica – Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni

WelfareFDI

RESOCONTO STENOGRAFICO

RAUTI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAUTI (FdI). Signor Presidente, voglio attirare l’attenzione di questa Assemblea e del dibattito sull’emendamento 3.1, che propone di integrare il reddito di cittadinanza con un contributo per le famiglie povere pari a 300 euro per ogni figlio a carico di età inferiore ai sei anni. Voglio richiamare l’attenzione su questo emendamento che fa parte di un sistema che abbiamo predisposto; quello che voglio sottolineare è che Fratelli d’Italia nei suoi moltissimi emendamenti ha predisposto un pacchetto di misure alternative per disegnare un modello di welfare. Quindi non segmenti, ma un intervento e un modello di sistema, in considerazione del fatto che il reddito di cittadinanza è stato presentato come una misura di contrasto alla povertà, alle disuguaglianze e all’esclusione sociale e riteniamo questa vostra formula una risposta sbagliata a un bisogno giusto.

È per questo che abbiamo proposto l’emendamento in oggetto, insieme ad altri: abbiamo proposto il lavoro di cittadinanza e il reddito di cittadinanza solo per gli italiani; abbiamo proposto un insieme di misure di sostegno alle famiglie numerose e povere: il succitato reddito di infanzia. E ancora, lo voglio sottolineare, abbiamo predisposto e anche immaginato un fondo di un miliardo di euro per il quoziente familiare.

Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI (ore 12,07)

(Segue RAUTI). Vedete, in questo insieme di misure, compresa quella contenuta nell’emendamento 3.1, abbiamo disegnato un patto sociale, immaginando anche contributi a chi crea lavoro e a chi lavora in proprio e una riduzione delle tasse per le imprese, per chi assume, per gli autonomi e per i pensionati.

Dal nostro punto di vista, il reddito di cittadinanza è il frutto di una logica assistenzialistica, che non produce crescita e che incentiverà il lavoro nero, un inutile sperpero di risorse pubbliche e uno spot elettorale, anzi una pubblicità ingannevole, come l’abbiamo definita, visto che non è quello che era stato promesso in campagna elettorale. Non andrà ai veri bisognosi, ma andrà agli evasori, ai divanisti, a chi vive nell’illegalità e ai furbetti. Non è un reddito di cittadinanza e non è neanche un sussidio di povertà. Chi vi parla fa parte di quella destra sociale che per prima ha proposto il reddito minimo di inserimento sociale, il salario sociale; quindi non siamo insensibili alla questione, ma riteniamo questa proposta sbagliata.

Il nostro – e concludo – è un pacchetto di welfare con un quoziente sociale che immagina al centro di ogni intervento le famiglie, con le loro esigenze specifiche, in base al numero dei loro componenti, in base al numero dei figli a carico, della disabilità e degli anziani. Un meccanismo, anzi un sistema di equità, di giustizia sociale e di inclusione, per superare un modello di welfare state assistenzialistico e porre le basi – questo vorremmo dal Governo del cambiamento – di un modello sociale sussidiario, orizzontale e di concetto comunitario, con al centro le persone, le famiglie e i loro bisogni, non i singoli, quelli dei click della piattaforma “Rousseau”. Vedete, noi abbiamo disegnato un progetto di inclusione reale. Quello proposto non è un ampliamento dei diritti democratici materiali (in questo caso lo avremmo sostenuto), ma un intervento tampone; esso soprattutto sostituisce il sacrosanto diritto al lavoro e non eliminerà la povertà. Noi pensiamo che tutto questo impianto sia privo di un’anima e sia soltanto una mancetta elettorale. (Applausi dal Gruppo FdI).

Resoconto stenografico della seduta n 92 del 21 febbraio 2019
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