Percorso:

84ª Seduta Pubblica – Conversione in legge del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione (in discussione generale)

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RESOCONTO STENOGRAFICO

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Rauti. Ne ha facoltà.

RAUTI (FdI). Signor Presidente, non voglio ripetere quanto già detto in quest’Aula questa mattina e che ormai è di evidenza plastica.
Nel gran bazar del decreto-legge semplificazioni c’è una norma – mi permetto di definirla discriminatoria e illegittima – sulla quale voglio attirare l’attenzione dei superstiti di questa Assemblea che seguono la discussione generale. Soprattutto voglio attirare l’attenzione sia della maggioranza che dell’opposizione anche in considerazione di quanto detto questa mattina rispetto al dubbio da parte del Quirinale se firmare o meno un decreto-legge che prevede troppe norme, anche disomogenee, la qual cosa costringerà la maggioranza a tagliare alcune delle oltre 80 norme in eccesso. Caldamente, allora, voglio suggerire – a chi deve apportare i tagli e deve sfoltire per semplificare – di porre la forbice proprio sull’emendamento 11.17 ex testo 2, ora testo 3. Mi spiego per chi non ha seguito i lavori di Commissione.


Stiamo discutendo in Assemblea il decreto-legge semplificazioni, sul cui nome di battesimo abbiamo già ironizzato – perdonateci – che reca disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e la pubblica amministrazione.
Perché dico che è contenuto un elemento discriminatorio in questo decreto? Lo dico perché – e su questo attiro la vostra attenzione – c’è una vicenda relativa allo scorrimento delle graduatorie delle prove scritte del concorso per il reclutamento di 893 allievi agenti della Polizia di Stato (successivamente elevati al numero di 1.182), ossia la graduatoria dei cosiddetti civili.
Qual è il contesto? Il Governo sta valutando di assumere 1.851 nuovi agenti di Polizia. Benissimo, ma non è questo il punto. C’è un «ma»: a sorpresa viene presentato un emendamento in base al quale verranno chiamati a svolgere le successive prove del concorso solo coloro che non abbiano compiuto i ventisei anni di età e siano in possesso di un diploma di scuola superiore. Quali sono la discriminazione e l’illegittimità? Il bando di concorso e, quindi, quanto contenuto allora nel bando – prevedeva che potessero partecipare al concorso coloro che non avevano superato i trent’anni (non i ventisei anni) prima del termine delle iscrizioni, e avevano conseguito la licenza media come titolo di studio.
In forza dell’emendamento sul quale voglio attirare l’attenzione di tutti, migliaia di aspiranti poliziotti saranno – permettetemi il termine – buttati fuori dal concorso in virtù di una regola che viene creata e inserita successivamente al concorso. Gli aspiranti poliziotti in questione, che peraltro in questi giorni hanno cercato di denunciare anche attraverso le forme sindacali l’aberrante situazione, sono stati pregiudicati anche in passato – lo voglio dire – sempre a causa di un criterio, non previsto neanche questo dal bando, e non vennero convocati a sostenere le prove fisiche perché l’amministrazione ne chiamò soltanto una piccola parte.
Ma – come si dice – torniamo a bomba. Non si cambiano le regole del gioco in corso d’opera (Applausi dal Gruppo FdI), quando c’è stato un bando e si è svolto parzialmente un concorso. L’effetto discriminatorio che l’emendamento in questione produce è che si penalizzano i giovani e meritevoli candidati che hanno già acquisito l’idoneità. Il contesto è che noi abbiamo una graduatoria già approvata e un emendamento che la sovverte, rischiando – lo ripeto, perché sono non numeri, ma persone e famiglie – di lasciare per strada 14.000 persone, in un campo, come quello della sicurezza, che credo che sia cuore non soltanto a una parte della maggioranza e del Governo, ma all’intero Paese e sicuramente è molto a cuore di Fratelli d’Italia.
Questa è la storia assurda del bando di 148 allievi di Polizia, chiuso – lo voglio ribadire – a maggio 2018, con un elenco di idonei non vincitori che puntavano a questo scorrimento, ma che, in virtù di questo emendamento, non lo potranno godere a loro favore.
Intanto è una norma discriminatoria rispetto al bando, che va inoltre a incidere veramente in modo negativo su migliaia di idonei non vincitori rimasti in ballo, che puntavano allo scorrimento della graduatoria.
Questo emendamento introduce nuovi criteri che di fatto eliminano buona parte degli aspiranti, ovvero tutti coloro che hanno un’età non superiore a ventisei anni compiuti. Si tratta di persone che verranno scavalcate da altre persone che hanno ottenuto punteggi più bassi soltanto per una questione anagrafica.
Mi chiedo e vi chiedo se un emendamento respinto in Commissione affari costituzionali, poi ripresentato, ritirato e modificato (ma in realtà non modificato affatto), non sia un emendamento evidentemente della discordia con princìpi discriminatori e di illegittimità.
Avrei altre cose da aggiungere, ma credo di essere stata chiara nel principio. Visto che dovete sfoltire, vi invito a fare un’operazione di giustizia e tagliate questo emendamento. (Applausi dal Gruppo FdI e del senatore Berardi).

Resoconto stenografico della seduta 84 del 28 gennaio 2019
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