Percorso:

130ª Seduta Pubblica – Dichiarazioni di voto sulle missioni militari all’estero

RESOCONTO STENOGRAFICO

RAUTI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAUTI (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, credo di poter dire che, storicamente, Fratelli d’Italia ha sempre espresso il suo assenso e sostegno parlamentare e ideale alle missioni militari all’estero.

Oggi le missioni sono 38, in 27 Paesi, e impegnano oltre 7.000 militari. Ho usato il termine «storicamente» perché la nostra vocazione è quella di essere un partito di patrioti ed è per questo che siamo orgogliosi del nostro tricolore. Rispettiamo e apprezziamo tutte le nostre Forze armate e crediamo profondamente nei concetti operativi di peacekeeping, di ricostruzione post-conflit, di stabilizzazione e di resilienza, di cui le nostre missioni sono sempre state e restano espressione esemplare e che rendono gli italiani autorevoli agli occhi del mondo.

Allora, rispetto al provvedimento diciamo «sì, ma…», perché ci avete messo a dura prova, e non da oggi. Facciamo un passo indietro: era il 30 gennaio 2019 quando le Commissioni permanenti 3a e 4a approvavano l’atto di Governo n. 69, relativo al finanziamento delle missioni internazionali del periodo dal 1° ottobre al 31 dicembre 2018. Attenzione: non solo abbiamo approvato a posteriori ciò che si era appena concluso, ma abbiamo tenuto i nostri militari impegnati all’estero senza le necessarie tutele, in assenza appunto del decreto. Quindi c’è stato un ritardo e, nel pressing tipico degli atti tardivi, si è sorvolato sulle scelte strategiche e non si è entrati nel merito. Come non si è entrati nel merito – devo dirlo – neppure nelle sedute del 14 maggio, sempre delle Commissioni 3a e 4a riunite, e del 6 giugno; quest’ultima è quella che poi ha approvato la risoluzione che oggi andiamo a votare. Il 6 giugno deliberammo la proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali per il periodo dal 1° gennaio al 31 dicembre 2019. Al di là di questi ritardi, devo dire che la seduta del 31 maggio, con le comunicazioni dei Ministri competenti degli affari esteri e della difesa, non è stata illuminante e che in essa non si è entrati proprio nel merito.

Insomma, in sintesi, ritardi su ritardi, mentre sullo sfondo geopolitico internazionale succedevano talune cose importanti, che soprattutto andavano a riguardare molto da vicino anche la nostra presenza nei teatri operativi, non ultima la situazione di caos in cui precipitava la Libia. Questa serie di ritardi, cari colleghi, che il Governo si trascina, ci mette a dura prova, perché non si tratta soltanto di ritardi e di documenti che arrivano tardi alle Camere, senza rispettare i termini prescritti dalla legge n. 145 del 2016, ma si tratta sostanzialmente e drammaticamente di una lesione della dignità e delle prerogative del Parlamento. Soprattutto, a nostro avviso, ciò sta a dimostrare – ci tengo a dirlo – uno scarso interesse e poco rispetto per le nostre Forze armate, impegnate a rappresentare l’Italia nelle missioni internazionali. Come Fratelli d’Italia, abbiamo più volte invocato un confronto approfondito in Parlamento sul tema delle missioni internazionali (è agli atti dei verbali della Commissione); lo abbiamo fatto non solo per stigmatizzare questo ritardo, ma per alcuni limiti dell’azione di Governo e per la mancanza di risposte importanti a questioni importanti. Ne cito solo alcune: la crisi libica e la nostra missione bilaterale in corso (Miasit), le crescenti minacce ibride, la minaccia terroristica rappresentata da Daesh, che certamente va ben oltre la dissoluzione della cosiddetta realtà statuale realizzata tra la Siria e l’Iraq, nonché il pericolo rappresentato dal ritorno dei foreign fighter, la pressione nei Balcani dal lato orientale e, più in generale, la minaccia terroristica internazionale e quella legatissima alla radicalizzazione islamica.

Tra dichiarazioni e smentite sulla stampa, non ci siamo potuti confrontare sulla rimodulazione del contingente italiano operante in Afghanistan e neppure sulla neonata missione di cooperazione bilaterale con la Tunisia (qualora vi fosse sfuggita), né sulla vexata quaestio della proroga (prima no e poi sì, ma non sappiamo perché) della batteria dei missili SAMP/T in Turchia. E potremmo continuare con esempi specifici ed espliciti, come potremmo sottolineare l’importanza di un attento esame e confronto parlamentare, che non c’è stato neppure sul tema degli investimenti per l’equipaggiamento e la ricerca tecnologica militare e su altri aspetti della politica nazionale di difesa e i nostri rapporti di cooperazione europea ed extraeuropea. Lo ripeto allora: ci state mettendo a dura prova (quindi «sì, ma…»).

La cosa evidente è che questa maggioranza ha due anime diverse e sensibilità opposte e vive un conflitto politico interno sul tema delle missioni internazionali e più in generale sul ruolo della difesa. È evidente che, tra contraddizioni e incertezze, si sta divaricando la forbice tra difesa e sicurezza, come è altrettanto evidente che -nella contraddizione tra la retorica pacifista e la demagogia antimilitarista da un lato e il decisionismo vero o presunto dall’altro, con in mezzo i tagli – manca alle missioni internazionali una visione politica strategica di insieme. (Applausi dal Gruppo FdI). Questo è il punto che avremmo voluto affrontare in Parlamento: una visione politica strategica di insieme. Allo stesso modo mancano una lettura del nostro ruolo chiave all’interno dell’alleanza euro-atlantica e una lettura del nostro ruolo di stabilizzazione nello spazio sempre più nevralgico del Mediterraneo, che Braudel definiva il continente liquido.

Siamo convinti – e lo voglio dire con passione – che le missioni internazionali siano un investimento produttivo di cooperazione civile e militare ed un patto d’onore. È un patto d’onore, che difendiamo per amor di patria – che è il DNA di Fratelli d’Italia – e per il nostro rispetto per le Forze armate. Attenzione: è questo e solo questo che ci fa esprimere, oggi, un voto favorevole alla risoluzione in discussione, che proroga otto missioni in Europa, 11 in Asia, 17 in Africa, nonché cinque interventi di potenziamento dei dispositivi della NATO.

Lo ripeto: «sì, ma». Attenzione soprattutto ad un altro aspetto e mi avvio a concludere. La risoluzione che voteremo impegna il Governo anche in relazione alla missione Eunavfor Med Sophia e si chiede che vengano modificate le regole, perché l’Italia non sia l’unico Paese di sbarco dei migranti. Su tale questione abbiamo presentato un ordine del giorno, che sintetizzo e che contiene due concetti e due richieste fondamentali: l’implementazione di un blocco navale al largo delle coste libiche e una missione militare europea in accordo con le autorità libiche. Per noi vale quanto dichiarato dal presidente Giorgia Meloni anche nei giorni scorsi: «Le navi della Marina militare delle nazioni europee impegnate nel Mediterraneo non dovrebbero servire a trasportare clandestini, ma a fermare l’immigrazione di massa». È per questo che, come Fratelli d’Italia, continuiamo a chiedere un blocco navale al largo delle coste della Libia, per impedire ai barconi di partire.

Concludendo, abbiamo anche altre proposte, un manifesto di proposte per affrontare la questione. Mentre votiamo «Sì, ma», chiediamo una cosa con fierezza e con orgoglio, ovvero che il Governo e la maggioranza, al di là degli strumenti militari, esprimano finalmente una linea politica chiara e coraggiosa. (Applausi dal Gruppo FdI).

[Fonte: www.senato.it]

Resoconto stenografico della seduta n. 130 del 09 luglio 2019 (Bozze non corrette redatte in corso di seduta)
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